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Corriere: Dislessici, esercito di fantasmi

Un milione e mezzo, ogni anno 25 mila nuovi casi Non c'è una legge che li tuteli. «La scuola li emargina»

24/10/2008
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Corriere della sera

Le cifre I bambini in età scolare che hanno problemi di dislessia sono il 4-5% del totale. L'importanza della diagnosi precoce È in commissione Salute al Senato il primo testo normativo su questo disturbo. «Siamo gli ultimi in Europa»

Non sa leggere, la tabellina non gli sta in testa, scrive male e sbaglia la sequenza delle sillabe. Inverte le lettere, confonde la b con la p, non si accorge delle doppie, la poesia o la filastrocca sono un rompicapo, impossibile ricordarle a memoria per quanti sforzi si facciano. Un tempo di fronte ad un bambino così il verdetto era inappellabile: «È svogliato». «È pigro». «La scuola non fa per lui, mandatelo a imparare un mestiere». Oggi si sa che quel bambino potrebbe essere dislessico.

Fino a poco tempo fa in Italia il problema della dislessia non era abbastanza studiato e conosciuto. L'Associazione italiana dislessia è nata soltanto nel 1997, appena 11 anni fa. Oggi finalmente se ne parla di più e si moltiplicano studi e ricerche. Eppure certi pregiudizi sono difficili da scardinare, la scuola non è sempre preparata, le famiglie a volte non sanno a chi rivolgersi e come muoversi. In genere, ci vogliono almeno tre anni perché si arrivi alla diagnosi e si possa cominciare la terapia.

Una cosa deve dunque essere subito detta: il bambino dislessico non è pigro. E non è meno intelligente degli altri. Per lui, più semplicemente, scrivere o fare i calcoli non è facile e automatico come lo è per i compagni «normolettori».

La dislessia evolutiva è un disturbo specifico dell'apprendimento, spesso di origine genetica che riguarda la difficoltà di lettura. In Italia ne soffre almeno un milione e mezzo di persone, circa il 3 per cento della popolazione, ma sono stime prudenti. Gran parte dei dislessici ha avuto una carriera scolastica costellata di insuccessi, con abbandoni precoci e con conseguenze sociali a volte molto pesanti.

In età scolastica la percentuale sale al 4-5 per cento, su 7 milioni e 760 mila studenti, sono dislessici tra i 350 e i 400 mila (ma c'è chi pensa che siano cifre in difetto e che i bambini dislessici arrivino almeno a mezzo milione). In pratica un bambino o ragazzo per ogni classe (di 25 alunni). Ogni anno ci sono 25 mila nuovi casi e 6 volte su 10 alla dislessia si associa la difficoltà di scrittura (disgrafia e disortografia) e di calcolo (discalculia), anche se questi ultimi disturbi possono presentarsi da soli.

«La dislessia è un disturbo neurobiologico determinato da un insieme di fattori, che si manifesta nel bambino in età scolare — spiega Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile del Bambin Gesù, che da anni se ne occupa —. Un fattore di rischio è il ritardo o il disturbo del linguaggio in età prescolare. Quello è un primo campanello d'allarme ».

In uno studio specifico Vicari, con la sua équipe, ha messo in evidenza come «nell'indagare le aree del cervello del bambino dislessico che funzionano in maniera diversa da quelle dei normolettori, abbiamo studiato il ruolo svolto dal cervelletto nel determinare la mancata automazione della lettura». In sostanza si tratta di una «abilità diversa», che va curata attraverso una terapia riabilitativa che insegna al cervello ad acquisire nuove abilità. «La diagnosi — continua il primario — la fa il neuropsichiatra assieme allo psicologo e al logopedista perché è necessario poter escludere altre patologie, la sordità, un problema alla vista, un ritardo mentale ». Solo dal 2006, tuttavia, dopo una Consensus Conference ci si è accordati su linee guida condivise per la diagnosi di dislessia.

«Siamo ultimi in Europa — spiega il vicepresidente dell'Aid, Enrico Ghidoni, neurologo dell'Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia, che ha un figlio dislessico —. Soprattutto la scuola ha accumulato un ritardo enorme, gli insegnanti spesso non ne sanno nulla oppure pensano di sapere che cos'è ma hanno convinzioni sbagliate. Naturalmente il problema sta a monte, il ministero della Pubblica istruzione soltanto nel 2005 ha avviato un primo programma di informazione presso gli insegnanti provando a formarne uno per istituto».

Altro aspetto importantissimo: non esiste ancora in Italia una legge sulla dislessia. «Proprio in questi giorni, dopo sei anni di battaglie — continua il neurologo —, è in via di approvazione in commissione Salute al Senato il testo della prima legge sulla dislessia. Naturalmente dovrà poi passare alla Camera ma è stata votata la procedura d'urgenza ». La legge è indispensabile se si vuole evitare che un figlio dislessico sia «cancellato » dal sistema scolastico e abbia invece l'opportunità come tutti di studiare e di apprendere.

«Sembra banale ma per un dislessico può essere impossibile prendere la patente o partecipare ad un concorso pubblico — continua Ghidoni —. Una normativa può aiutarlo, permettendo nello studio l'uso di strumenti tecnologici, intendo il computer con il correttore automatico, la calcolatrice, l'audiolibro, il libro digitale con il sintetizzatore vocale, ma anche l'esenzione dallo studio della lingua straniera in forma scritta, la possibilità di fare i compiti scritti con tempi più lunghi o di sostenere colloqui orali». Aiutare un bambino dislessico subito, fin dalle prime classi delle elementari e anche prima, è molto utile. Anche perché l'insuccesso scolastico provoca scarsa stima di sé, insicurezza, senso di colpa, timidezza o bullismo, comportamenti sociali alterati fino ad arrivare a forme di devianza.

«Dalla dislessia non si guarisce mai completamente ma se trattata in tempo il disturbo si può compensare», aggiunge la dottoressa Alessandra Luci, psicologa e logopedista, che da dieci anni segue i bambini dislessici. E infatti, tra tutti i diagno-sticati, che purtroppo sono solo l'1 per cento, due bambini su dieci riescono a superare il disturbo quasi completamente, cinque su dieci ci riescono in parte, e solo tre non ce la fanno nel corso della vita. «La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza — chiarisce la Luci —. Al contrario, l'intelligenza di un bambino dislessico è nella media o, spesso, superiore alla media. E' fondamentale quindi che la scuola sappia riconoscere il disturbo e aiutare i genitori a capire se il proprio figlio è dislessico, pena un senso di frustrazione che non si cancella più».


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