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Corriere della sera - Il futuro della scuola? Con i genitori in classe

Il futuro della scuola? Con i genitori in classe Successo dei primi esperimenti per coinvolgere le famiglie. Ma in molti istituti i rapporti restano difficili ROMA - Il papà Fulvio Culo...

12/11/2001
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Corriere della sera

Il futuro della scuola? Con i genitori in classe

Successo dei primi esperimenti per coinvolgere le famiglie. Ma in molti istituti i rapporti restano difficili

ROMA - Il papà Fulvio Culotta , carabiniere di professione, "sbirro" agli occhi dei ragazzini di un quartiere degradato di Palermo, è entrato in aula magna carico di ansie. Docente improvvisato, ha tenuto la prima lezione sulla sua vita vincendo la diffidenza dei compagni di suo figlio. La derisione iniziale a poco a poco si è trasformata in attenzione. Alla fine 40 alunni hanno suggellato il successo dell'iniziativa chiedendo in coro: "Cosa bisogna fare per entrare nell'Arma?".

GENITORI IN CLASSE - Il genitore in classe è di casa non solo alla Gregorio Russo, media del capoluogo siciliano. Alla Majorana di Roma mamme e papà offrono le proprie competenze professionali per rinforzare la qualità dell'offerta didattica. L'ingegnere Gino Pelosi , tre figli, presidente del consiglio di istituto, riassume così: ogni anno una cinquantina di genitori su 700 "lavorano" in modo saltuario anche a scuola. La mamma ginecologa fa corsi di educazione sessuale, il giornalista sprona la confezione di un giornalino scolastico, il funzionario dell'Ibm supervisiona le prime lezioni di informatica.

DOCENTI SOTTO ACCUSA - Gli idilli appena descritti fioriscono in scuole d'eccellenza che trattano mamme e papà come "utenti" di un servizio: li coinvolgono con questionari di customer satisfaction sull'offerta didattica, spronano la nascita di club dei genitori per avvicinare le famiglie alla formazione dei figli. Sull'altra sponda, più affollata, l'incantesimo va in frantumi. Il genitore si fa inquirente, il docente diventa imputato: incapace di educare se l'alunno si comporta male, inadatto all'insegnamento se il bambino non rende, poco disponibile ad accettare i suggerimenti delle famiglie quando la scuola non funziona secondo orari e desideri dei genitori.

AMORE PER LO STUDIO - C'è chi si limita a protestare e chi si rimbocca le maniche e pretende di incidere. Daniela Zaccanti , impiegata a Prato, due figli a scuola, per una questione di comodità si è impuntata a tal punto da bloccare un consiglio di istituto: "Ho preteso e ottenuto il tempo pieno per entrambi i miei ragazzi". Un sogno da madre: "Che i miei figli possano avere degli insegnanti che li facciano innamorare della conoscenza, che trasmettano l'amore per lo studio. Ma non è facile trovare il docente brillante e illuminato". Clara Garello , casalinga, quattro figli, collabora con i docenti nella definizione del Pof (piano dell'offerta formativa), è fiera di essere riuscita a convincere la scuola dei figli ad installare un allarme: "Un successo dovuto all'iniziativa di un gruppo ristretto di genitori. Gli altri, la maggior parte, di solito si limitano a brontolare fuori dal portone della scuola. In pochissimi partecipano alla vita degli organi collegiali, ma per chi vuole contare qualcosa esistono tutti gli strumenti: bisogna solo avere tempo e voglia".

DIRITTI E DOVERI - Tempo e voglia, però, scarseggiano e casi come quello di Gianna Romeo , 47 anni, due figli a Latina, non sono frequenti: "Insieme ad altri genitori abbiamo studiato i nostri diritti e doveri, abbiamo cominciato a partecipare alla vita della scuola. Un papà ha riverniciato le aule, gli insegnanti hanno accolto un nostro appello reintroducendo lo studio a memoria delle poesie. Eppure rimaniamo mosche bianche: l'anno scorso soltanto in tre hanno votato per l'elezione del consiglio di classe di mia figlia, 3 su 30". Una scarsa partecipazione che ha convinto alcune scuole a rinnovarsi. Qualcuna, come la Majorana, ha trasformato il Pof in un libretto dal titolo suggestivo, Carta del genitore, altre stimolano la partecipazione varando club dei genitori dalle iniziative più fantasiose o invitando mamme e papà a dare i voti alla scuola: a Bologna, all'Irnerio Villanova, il preside Giovanni Schiavone ha distribuito alle famiglie 911 questionari di customer satisfaction . Più di 850 sono tornati indietro interamente compilati.

ANSIA - Marina Zagato ha un figlio di 15 anni, presiede il club dei genitori dell'Istituto professionale Boselli di Torino, introduce un'altra riflessione: "Organizziamo dibattiti, cene, discutiamo dei problemi degli alunni. Ma i ragazzi non sono contenti della nostra partecipazione alla vita scolastica. Mio figlio mi ha detto: "Ti devi sempre mettere in mezzo". Ci vedono come degli intrusi, non ci vogliono dentro la scuola". In certi casi con qualche ragione: l'altra faccia della partecipazione è in molti casi un'ansia eccessiva. Sino all'età di 11 anni, ha scoperto il Cnr, l'84% degli alunni viene accompagnato dai genitori fino all'uscio della scuola: una cura che rischia di compromettere l'attitudine dei bambini a cavarsela da soli.

AUTOSTIMA - Delicato quanto il mestiere di genitore, quello degli insegnanti è sempre a un passo dall'"incriminazione". Claudia Castellani Tarabini , un figlio di 9 anni in quinta elementare a Modena, racconta il suo tormento di madre: "Il mio bambino credo abbia un'intelligenza normale, ma in prima elementare aveva un rendimento inferiore alle sue capacità. Non lo gratificavano, mai un incoraggiamento. Aveva difficoltà a distinguere certi suoni, ho suggerito alla maestra di fare qualcosa, ma era troppo rigida. Ho cambiato scuola. Una suorina, con tanta pazienza, ha fatto il miracolo: mio figlio si è sbloccato semplicemente perché veniva gratificato se faceva qualcosa di buono. Ha recuperato autostima". Denuncia Federico Tampellini , agricoltore, due figli alle medie di Forlì: "I docenti sono tecnicamente preparati, ma spesso si rifiutano di educare i ragazzi. Nella classe dei miei figli, composta da ragazzi normalissimi, con un buon rendimento, i professori si lamentano perché gli alunni litigano, si dividono in bande, cominciano a deragliare. I docenti hanno stabilito che sono i ragazzi che hanno dei problemi e che dunque bisogna chiamare lo psicologo. La scuola aveva qualche milioncino da spendere ed è nato uno sportello di sostegno psicologico. In sostanza i docenti si sono dichiarati inabili all'educazione". Ogni genitore ha una storia, e come dar torto a Nino Sutera , una figlia alla scuola superiore a Brescia: " Il penultimo giorno di scuola l'insegnante di matematica ha spiegato 50 pagine di testo e ha concluso il programma. Ho domandato al preside chi avrebbe verificato, a scuola chiusa, l'apprendimento del programma" .

LE COLPE DEI GENITORI - Poi ci sono numeri che ribaltano le prospettive. Claudio Ledda , formatore Epa ( European parent association , un'associazione che riunisce anche le principali associazioni dei genitori italiane) , mette proprio i genitori sul banco degli imputati: "Tendono a delegare troppo dalle medie in poi. Partecipano molto alla vista scolastica quando i loro bambini frequentano le elementari e diventano una risorsa per la scuola perché collaborano a prevenire l'insuccesso dei ragazzi , ma poi smettono di condividere la responsabilità dell'educazione. Alle superiori i genitori "attenti", sulla base della mia esperienza, sono uno su 10, alle medie più del 50%, alle elementari quasi tutti. Ma proprio alle superiori il successo dei ragazzi è direttamente proporzionale alla presenza dei genitori".
Giulio Benedetti Marco Galluzzo (3 - continua Le precedenti puntate sono state pubblicate il 29 ottobre e il 5 novembre)


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