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Corriere del Mezzogiorno: Riforma dell'Università: i ricercatori non insegnano più, diaspora degli studenti

Disagi nella facoltà di Scienze Biologiche della Federico II, dove si prevedono accorpamenti e spostamenti di corsi

05/03/2010
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Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI - Il decreto di riforma dell’Università Tremonti - Gelmini, contro quale lo scorso anno si è opposto il movimento studentesco dell’«Onda», è stato di recente approvato in Parlamento. Le conseguenze, limitatamente alla Facoltà di Scienze Biologiche della Federico II di Napoli, si fanno sentire: i ricercatori hanno deciso di non insegnare più, e per gli studenti cominciano disagi (accorpamenti di più gruppi in una sola aula) e «diaspore» (spostamenti dalle sedi di Mezzocannone a quelle di Monte Sant'Angelo).

Il campanello d’allarme per i frequentatori dei corsi del secondo semestre dell’ateneo napoletano lo suona il professor Paolo Caputo, presidente del Consiglio di Corso di Studi in Scienze Biologiche, indirizzando una lettera aperta agli studenti pubblicata sul sito della facoltà. «È mio dovere informarvi del fatto che quest’anno il secondo semestre, che inizierà il giorno 8 marzo, presenterà vari problemi organizzativi che si rifletteranno inevitabilmente su di voi studenti - scrive Caputo -. La maggior parte del corpo docente, me incluso, pur comprendendo la necessità di una riforma organica dell’Università, trova molto insoddisfacente il Disegno di Legge Tremonti-Gelmini; in particolare, i Ricercatori lo reputano fortemente penalizzante nella parte che li riguarda».

Come conseguenza, «i Ricercatori della Facoltà hanno deciso, in larga maggioranza e con varie modalità, di non tenere più corsi di insegnamento, cosa che, tra l’altro, non è un loro compito istituzionale». Tutto questo comporterà per gli studenti che di solito seguono nella sede di via Mezzocannone «accorpamenti di corsi, fusioni di gruppi, mutuazioni da insegnamenti tenuti a Monte Sant’Angelo e “spegnimento” di insegnamenti a scelta».

«Seguire le lezioni in questo semestre per voi sarà più difficile - conclude il docente -. Quanto vedrete in termini di disservizi, tuttavia, è da interpretarsi come riflesso del fatto che senza il contributo dei Ricercatori, che impiegano parte del proprio lavoro per tenere volontariamente i corsi, non ci è possibile offrire servizi didattici se non a livello ridotto. Mi auguro che Governo e Parlamento recepiscano presto il forte e diffuso disagio del mondo universitario nei confronti del Disegno di Legge e che non solo i nostri colleghi Ricercatori possano recuperare sufficiente fiducia nel sistema da riprendere rapidamente la loro essenziale attività di didattica frontale, ma che tutti coloro che operano nelle Università possano guardare al futuro con serenità maggiore».


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