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Corriere: «Cultura generale», quesiti al bando negli Usa

Il modello americano Istituti indipendenti danno i voti al posto dei singoli atenei

04/09/2008
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Corriere della sera

I test di ammissione all'Università stanno diventando per molti studenti una specie di seconda «prova di maturità » in scala ridotta. Dopo gli imbrogli del passato in alcuni atenei del Sud, il fatto che quest'anno i test si stiano svolgendo in un clima di legalità va considerato come un risultato positivo. Ma siamo sicuri di aver imboccato la strada giusta per filtrare l'accesso all'istruzione superiore? Di aver adottato, cioè, lo strumento migliore per raggiungere il (desiderabile) obiettivo di selezionare gli studenti più capaci?

Molti pensano che il sistema dei test ricalchi le pratiche in uso da decenni nei sistemi anglosassoni, campioni di meritocrazia. In realtà non è così. Negli Usa non esistono prove di ammissione organizzate dalle singole università. Gli studenti che intendono proseguire gli studi dopo le secondarie sostengono prove attitudinali standardizzate (il Sat e o l'Act) che sono disegnate e gestite da agenzie non profit indipendenti. Gli attestati con i punteggi ottenuti sono poi allegati alla domanda di ammissione che si presenta ad una rosa di Atenei. I punteggi concorrono ad orientare il processo di selezione, che tiene però conto anche di altri aspetti del curriculum individuale.

Le prove Sat e Act riguardano specifiche discipline (storia, chimica, fisica e così via) ma sono anche volte ad accertare le «capacità di ragionamento », tramite quesiti di logica, matematica e comprensione verbale. Non esistono quelle prove di «cultura generale » che invece giocano un ruolo molto significativo e a volte determinante nei test italiani.

Prima di consolidare e codificare l'attuale sistema sarebbe utile riflettere a fondo sull'esperienza americana, comprendendone bene la logica ispiratrice e le modalità operative. Vari paesi europei stanno allineando i propri sistemi al modello americano. Alcune nostre università (come il Politecnico di Milano) già consentono alle aspiranti matricole di evitare il test di ingresso se si è in possesso di punteggi Sat (che si possono conseguire anche dall'Italia).

Quanto alle prove di «cultura generale» forse è auspicabile una pausa di riflessione. Siamo certi che i quesiti nozionistici e in alcuni casi un po' stravaganti dei test di ieri siano strumenti efficaci per identificare il potenziale dei nostri studenti? Forse sarebbe meglio puntare, come negli Usa, su un serio e approfondito accertamento delle capacità di ragionamento, affidando il disegno delle prove a istituti ed esperti che abbiano provate competenze in questo tipo di valutazione.


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