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Corriere: Confindustria: serve la concertazione anche per la ricerca

Mussi: «L'università italiana? Ho trovato un bordello»

20/09/2006
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Corriere della sera

«Non è sensato che un parlamentare come me guadagni come cinque dirigenti di istituti di ricerca». Poi: «È intollerabile che un giovane che si consuma le scarpe in qualche ufficio politico guadagni subito più di un ricercatore che ha studiato per anni». E ancora: «Entrando nell'università italiana, ho trovato solo un discreto bordello!». Sono le parole del ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi, intervenuto ieri alla IV Giornata della ricerca promossa da Confindustria. Ma dopo le accuse, sono arrivate le proposte. All'insegna della concertazione. Già invocata per la contrattazione collettiva sul lavoro, la concertazione è stata ieri rilanciata per il mondo dei camici bianchi. Tanto da Mussi («Non ho alcun problema ad avere un dialogo aperto e amichevole con Confindustria») quanto dal presidente degli industriali Luca Cordero di Montezemolo («In un Paese serio si fanno piani pluriennali in cui maggioranza e opposizione si mettono d'accordo»). Ma, al di là delle dichiarazioni di principio, non sono mancati anche i primi passi verso un'intesa su misure concrete. Perché Mussi ha accolto con favore il discorso del vicepresidente di Confindustria per l'Innovazione Pasquale Pistorio, quando ha proposto un credito d'imposta del 50% sulle ricerche commissionate dalle aziende agli enti pubblici. «Penso che la leva fiscale sia un buon meccanismo», ha commentato il ministro. Con la benedizione di Montezemolo, per cui tra Mussi e Pistorio ci sono «moltissimi punti di identità».
«Il problema è passare dai progetti alle decisioni operative». Un problema non da poco, visto che il ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani ha spiegato che tanto lui quanto Mussi hanno preso con Padoa-Schioppa «l'impegno di non prendere impegni». Questo non ha però impedito le richieste per la Finanziaria: solo Mussi punta a 700-900 milioni, mentre il tandem con Bersani vuole arrivare a 1,5 miliardi complessivi per i fondi a ricerca e sviluppo. E 1,5 miliardi è proprio lo sforzo chiesto da Pistorio. «Si tratta solo dello 0,1% del Pil — ha detto il vicepresidente —, ma in questo modo la ricerca industriale potrebbe recuperare terreno e raggiungere la media Ue nell'arco della legislatura». La media è quella degli investimenti in innovazione sul Pil, che per l'Italia viaggia intorno all'1% contro l'1,9% dell'Europa. Altrimenti, ha aggiunto Pistorio, «il Paese non ripartirà» e resterà «ingessato».
Un pericolo che incombe anche se i soldi arriveranno senza però essere «investiti in modo efficace», come ha chiesto ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


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