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Corriere: Carte in regola per la meritocrazia

Il rettore della Sapienza e l’ottima carriera di moglie, figlio e figlia

07/07/2010
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Corriere della sera

Gian Antonio Stella

«Fra’ Luigi», come gli studenti più discoli chiamano il rettore dell'Università La Sapienza di Roma Luigi Frati ironizzando sul suo spropositato accento romanesco, ha lanciato una nuova invettiva. E dopo avere sparato a zero tempo fa sulle ricerche dell’équipe («sono dei mediocri») del premio Nobel Rita Levi Montalcini ha detto che «qui in questo Ateneo c’è chi ruba lo stipendio: ci sono persone che lo prendono da anni e non fanno nulla. Ora faremo pulizia». Non bastasse, ha aggiunto: «Il 30 per cento dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10 per cento dei ricercatori non ha prodotto nulla negli ultimi 10 anni».

Che abbia delle buone ragioni, nonostante abbia preso le difese dei colleghi anche un ricercatore come Giovanni Amelino Camelia (cioè uno che secondo la rivista Discover Magazine sarebbe tra gli eredi di Albert Einstein), non vogliamo neppure metterlo in dubbio. D’altra parte, se le cose funzionassero bene la più grande università d’Italia non sarebbe nella classifica avulsa (rapporto tra studenti iscritti e parametri vari: troppo facile scalare la hit parade puntando su un esorbitante numero di professori e gli studenti) al 401?posto tra le università del mondo. Una posizione catastrofica. Quello che non torna è il pulpito da cui predica «Fra’ Luigi». Dio sa quanto l’università italiana abbia bisogno di un ripristino della meritocrazia per recuperare quella credibilità internazionale che, a parte poche e luminose eccezioni (la Normale e il Sant’Anna di Pisa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste...) appare compromessa. Ma parlare di meritocrazia, perfino in un Paese come il nostro, sarebbe più facile avendo le carte in regola. Sia chiaro: la professoressa Luciana Angeletti in Frati, il professor Giacomo Frati e la professoressa Paola Frati saranno sicuramente dei fuoriclasse nelle loro rispettive materie. E può darsi che sarebbero riusciti ad andare in cattedra, tutti e tre nella facoltà di medicina, anche se non fossero rispettivamente la moglie, il figlio, la figlia (che nell’aula magna di Patologia ha fatto pure la festa di nozze) del nostro rettore il quale, anche dopo l’elezione, si è tenuto stretta la poltrona di preside di medicina alla quale è imbullonato dal lontano 1990, quando il ministro per la Protezione civile era Vito Lattanzio, degli Esteri Gianni De Michelis e degli Interni Antonio Gava. Può darsi.

Ma è lecito avere il sospetto che la parentela abbia dato una mano ai congiunti del nostro moralizzatore? Non basta, com’è noto, che la moglie di Cesare sia onesta. Deve anche apparire tale. E sotto questo profilo, diciamo la verità, non è che il rettore della Sapienza sia al di sopra di ogni sospetto. O no?


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