Corriere-Cara scuola, ci lasci troppo soli
La Fondazione Iard interroga più di 2500 ragazzi di 78 istituti superiori. Una fotografia tra disagio e speranza "Cara scuola, ci lasci troppo soli" Indagine tra gli studenti lombardi. La maggi...
La Fondazione Iard interroga più di 2500 ragazzi di 78 istituti superiori. Una fotografia tra disagio e speranza
"Cara scuola, ci lasci troppo soli"
Indagine tra gli studenti lombardi. La maggioranza chiede più dialogo con i professori
Vogliono più dialogo con i loro insegnanti. Da loro si aspettano di essere più ascoltati sui problemi personali. Ma poi hanno poca fiducia in loro, tanto da scegliere di non confidarsi, quando ne hanno la possibilità. Credono in un rapporto di amicizia, lealtà e correttezza con i compagni di scuola. Ma poi raccontano di aver spesso assistito a comportamenti scorretti da quegli stessi amici, in alcuni casi sfociati in fenomeni di "bullismo". Gli studenti lombardi giudicano la scuola. In un'indagine della Fondazione Iard, commissionata dalla direzione regionale scolastica, su un campione di 2.566 studenti di 78 scuole superiori di tutta la regione, dal tema "Vivere la scuola, indagine sul disagio giovanile". Una fotografia che "mostra uno scarto tra quello che gli studenti si aspettano e quello che la scuola offre loro", spiega il direttore regionale scolastico Mario Giacomo Dutto.
Che aggiunge: "Ci sono aspettative diverse, ma la cosa più importante che emerge è il bisogno di un rapporto più profondo tra studenti e insegnanti". E infatti, secondo i dati dell'indagine, il 76,5 per cento dei ragazzi dice di essere "abbastanza soddisfatto" della scuola. Ma poi solo il 3,4 per cento si considera "molto soddisfatto".
È nella vita di classe di tutti i giorni, quella dei rapporti con professori e compagni, che emergono le difficoltà dei ragazzi. Se il 54,5 per cento di loro crede che i prof dovrebbero occuparsi anche dei problemi personali degli studenti, e il 54,2 pensa che i docenti possano dare un aiuto maggiore dopo aver conosciuto interessi e desideri di ogni ragazzo, lo stesso 54,2 non si rivolge agli insegnanti se ha un problema. Lo stesso avviene con i compagni di scuola. Idealmente "amici" per il 95 per cento degli intervistati, ma poi nel concreto potenziali "nemici": il 62 per cento dei ragazzi ammette di aver assistito a episodi di bullismo, da insulti e minacce, fino ad aggressioni fisiche. "Ma questo è quello che sentono i ragazzi - interviene Dutto - che spesso vivono come una prevaricazione determinati episodi, senza però che si tratti realmente di violenza". Da qui scaturisce il "disagio invisibile" che porta alla trasgressione delle norme. Vissute in maniera diversa a seconda che si tratti delle regole della società o di quelle della scuola. Meno trasgredite le prime, più ignorate le seconde, anche se il 93,7 per cento dei ragazzi è convinto della necessità di un regolamento scolastico interno.
Il 36,7 per cento degli studenti crede che insultare un compagno non sia grave, diventa grave invece farlo nei confronti di un insegnante per l'86,5. Lo è molto meno se si tratta di un bidello. Infine, per quasi la metà dei ragazzi intervistati, la scuola è il mezzo "per avere successo nella vita" e il 27 per cento la frequenta "per non restare ignorante". La scuola deve quindi stimolare sempre di più l'interesse degli studenti, spiega Dutto: "Questo è possibile solo formando gli insegnanti".
cvoltattorni@corriere.it
Claudia Voltattorni