Corriere: Bullismo, preside impone video di scuse online
Protagonisti ragazzi del liceo Berchet: «Internet veicolo di oscenità e razzismo». Il capo dell'istituto: «È ancora troppo poco»
Milano, due studenti avevano sbeffeggiato i passanti con un filmato messo su YouTube
MILANO — «Guarda quella, è proprio una...». Due studenti in strada, davanti alla loro scuola, il Berchet, liceo classico del centro di Milano. Insultano i passanti senza motivo, per divertirsi. Si riprendono col telefonino e lanciano il video su YouTube. La performance arriva all'orecchio del preside, i due si scusano. «Non basta — impone il capo d'istituto — dovete metterci la faccia». Il risultato è una piccola rivoluzione: nella galassia Internet popolata da insulti ai prof, compagni picchiati e umiliati, per la prima volta compare un video di scuse. «Ci siamo resi conto di come Internet possa essere veicolo di mancanza di rispetto, oscenità e perfino razzismo», dicono i due liceali nel secondo filmato. A loro modo, sono pionieri della Rete.
Fine anno con scuse. Via Internet. «Talvolta — sentenziano i due giovani nella clip, rivolgendosi ai loro coetanei — pur non volendo si crede di essere spiritosi». Forse lo pensavano anche loro quando hanno girato il primo video, quello degli insulti.
Via Commenda, la strada del Berchet, la scuola di don Giussani, di Luchino Visconti, di Andrea De Carlo. In una mattina di circa quindici giorni fa, due ragazzi si divertono a filmare i passanti. Alle riprese accompagnano commenti «volgari, irripetibili» (così riferisce il preside, Innocente Pessina).
Video choc di due studenti modello. Giovani brillanti, con la media dell'8 in un caso e del 9,6 nell'altro. Vincitori di concorsi e traduzioni dal greco e dal latino. «E attenti, educati, corretti, diligenti», dice il preside. Difficile capire cosa sia scattato in loro. «È come se Internet — commenta Pessina — tirasse fuori il peggio di questi ragazzi».
Il «video degli insulti» gira su YouTube, la voce si sparge per le classi, la notizia arriva ai piani alti del liceo. «Ho fatto in tempo a vederne una parte — racconta Pessina —: pura inciviltà». E anche se la registrazione viene immediatamente fatta sparire dal sito, ormai è troppo tardi: i due (maturandi) rischiano una severa punizione.
Pochi giorni alla fine della scuola, i «colpevoli» decidono di scrivere una lettera di scuse al preside. Nel testo parlano di desolazione «per quello che è successo», per aver infangato il buon nome del liceo. «Troppo poco», è il commento del dirigente. Che ai ragazzi spiega: «Da parte mia è tutto risolto. Ma qui il Berchet non c'entra: voi avete insultato persone che non hanno nulla a che fare con il nostro istituto. Per questo è necessario un gesto ben più visibile». E, dunque, un video di pubbliche scuse. Da inserire proprio su YouTube.
Ciak si gira. Il filmato «riparatore» si fa: 48 secondi dal titolo «dichiarazione ufficiale» per dire no alla volgarità via Rete. I due giovani sono seduti, tesissimi. Parlano a turno, uno di loro si strofina le mani nervosamente. Leggono un testo appoggiato sulla cattedra, i volti sono tirati. Dopo le presentazioni («Siamo due studenti del liceo Berchet di Milano») il primo attacca: «A volte si può cadere nella volgarità, questo può succedere a tutti». Aggiunge l'altro: «Sollecitiamo gli utenti e in particolare i giovani ad usare in modo coretto i mezzi mediatici, cercando di considerarli il più possibile come mezzo costruttivo e non puramente diseducativo, mascherando e proteggendo la propria inciviltà dietro a uno schermo». Sguardi atterriti. Il video — entrato in Rete giovedì sera — si conclude così.
«È ancora poco». Il preside non è soddisfatto. Guarda la registrazione e dice: «Mi aspettavo qualcosa di più. Non chiedono scusa per quello che hanno fatto. Si limitano a salire in cattedra e a condannare certi comportamenti. Certo, è già un passo, ma voglio un'aggiunta».
L'aggiunta sarà un nuovo video — «con le scuse vere» — che il preside ha chiesto ieri a ragazzi. L'ultimatum: «Lo voglio online entro lunedì mattina».