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Corriere: Atenei, l'Italia fuori dai primi 100 Il «Times» apre il caso Bologna

La classifica L'università migliore del Paese è al posto numero 192, dopo Bombay e la Corea

10/10/2008
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Corriere della sera

Pasquino: all'estero non pubblichiamo. Flamigni: esclusi da tutto

La Sapienza di Roma e la Bocconi di Milano sono fuori dalla classifica dei primi duecento

DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA — La Dotta o la Rotta? Mamma mia come invecchi male, Alma Mater. Sull'orlo della retrocessione, peggio dei rossoblù del pallone. Con quest'università che una volta pensare il mondo faceva e ora, dicono, fa pensare solo il peggio. Lontanissima da Harvard e da Oxford: si sapeva. Lontana dall'Europa della ricerca: da anni. Adesso, scivolata pure dopo Hong Kong, Mosca, Bombay, i cinesi... «Che cos'è successo all'università di Bologna?», titolava ieri il Times, editoriale di pagina 2, pubblicando l'annuale classifica delle 200 capitali del sapere, ignorando la Bocconi di Milano, depennando La Sapienza di Roma e annunciando con raccapriccio come il più antico ateneo del mondo, l'unico italiano rimasto in graduatoria, «un tempo rinomata sede di grandi umanisti e scienziati», stia ormai al posto 192 (al 78 in Europa) per qualità della ricerca, per tasso d'occupazione dei laureati e per profilo internazionale, insomma per tutto quel nutrimento che in mille anni la Grassa Mater ha sempre dato.

Mille e non più mille: che cos'è successo, bolognesi? «Che il

Times parla a nuora perché suocera intenda — risponde il rettore, Pier Ugo Calzolari —. Il problema non siamo noi, che nel 2010 avremo problemi a fare perfino il bilancio ma nella classifica, comunque, ci stiamo. Il problema è l'Italia che non investe abbastanza in ricerca ed è destinata a venire scavalcata dal-l'Asia ». Il politologo Gianfranco Pasquino, che insegna a Bologna dal 1969, riconosce che «qualcosa sta succedendo a quest'università, a questa città e a questo Paese che invecchiano», ma non prende per oro colato un Times

che da Londra boccia noi e intanto mette in classifica 29 inglesi: «Mi stupisce molto che fra i primi 200 non ci sia la Bocconi...». La decadenza è un fatto, però: «Molti docenti bolognesi sono autorevoli — dice Pasquino —, ma hanno una certa età, pubblicano poco all'estero, mentre in un mondo globalizzato vanno avanti i coreani o cinesi che studiano in America e poi tornano a casa, continuano a scambiare informazioni in comunità dove l'unica lingua è l'inglese».

Non è più aria di glossatori e pandettisti, basta campare sui busti di Copernico e Borromeo, Carducci e Pascoli: l'Alma Mater è in calo d'iscritti, ci sono facoltà (Veterinaria) che quest'anno perdono il 35% delle matricole. Nemmeno il celebre Dams di Umberto Eco attrae più. Dice Alessandro Bergonzoni, ex studente, oggi attore: «Le pagelle non contano. L'unica facoltà che m'interessa è quella mentale: prima che nelle istituzioni, la decadenza la vedo nelle persone. Bologna o Napoli, l'università o la monnezza, a mancare è l'anima, l'amore per il conoscere. Assenza d'immaginazione: a Bologna vivi bene, ma quest'assenza la vedi, e non solo in università». «Se ci consideriamo è un conto, se ci confrontiamo è un altro — dice il professor Carlo Flamigni, pioniere della fecondazione in vitro

—: Bologna è pur sempre eccellente, in Italia. Ma il punto è l'Italia. Quant'è stupido un Paese che non investe nella ricerca e si condanna a star fuori da tutto? Bologna, chiaro, soffre i mali nazionali. Prenda come seleziona i ricercatori: sarà anche bello che il figlio del primario voglia fare il primario, ma forse ci vorrebbe una regola che glielo vieti. E poi qual è il posto dove un ricercatore, prima di ricercare, deve chiedere il permesso al sacerdote o alla casa farmaceutica? E chi ha un Cnr come il nostro che fa la

Il rettore

politica degli accattoni, dà quattro soldi a chiunque per non scontentare nessuno, un clientelismo che non serve a niente? All'Università di Bologna comandano due grandi famiglie: i massoni e l'Opus Dei. Senza di loro non hai soldi, collaboratori, nulla: sono qui dal 1960 e non sono mai stato inserito in una commissione di Medicina, dove gestiscono il potere vero e danno le borse di studio. I giovani hanno capito e infatti, se vanno all'estero, non tornano. Fanno bene. Là, ragionano coi migliori cervelli. Qui, trovano i laboratori coi topi. E non resta loro che adagiarsi ».

Calma Mater, troppo calma. Racconta Pasquino d'avere due incarichi, sotto le Torri, e uno è al Bologna Center della John Hopkins University: «Fra i due istituti ci sono 200 metri. Due mondi. Gli americani, se non va il power point, in tre minuti mi mandano un tecnico a sistemare. Da noi, stamattina facevo lezione e non funzionava il microfono. Naturalmente non è venuto nessuno. Ho detto agli studenti: non tossite troppo, se no là in fondo non sentono niente...».

«Il giornale parla a nuora perché suocera intenda Il problema è nazionale»

Il genetista

«Qual è il posto dove un ricercatore deve chiedere il permesso al sacerdote?»

Francesco Battistini


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