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Corriere: Atenei, il sorpasso inglese spiazza gli Stati Uniti

Nella classifica 2006 di Qs gli istituti della vecchia Inghilterra superano la concorrenza americana. E si affermano India e Cina

03/11/2006
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Corriere della sera

Enzo Riboni

Nella classifica 2006 di Qs gli istituti della vecchia Inghilterra superano la concorrenza americana. E si affermano India e Cina

Meglio studiare negli Usa o in Europa? Fa sperare in una carriera migliore una laurea conquistata nel vecchio continente o la frequenza di un college d'Oltreoceano? Fino all'anno scorso la risposta era secca: Stati Uniti battono Europa su tutto lo scibile. Almeno è quanto risultava dai "World university rankings 2005", le graduatorie mondiali degli atenei stilate da una delle più prestigiose società specializzate del settore, Qs, che conta su un ampio network internazionale. Ora invece il «Times» di Londra ha pubblicato nel suo supplemento «Thes», dedicato all'educazione superiore, il "World university rankings 2006", sempre realizzato da Qs, che ribalta la situazione: almeno se si sceglie il corso di studi giusto la vecchia Europa raggiunge e sorpassa l'America del Nord. In particolare il Regno Unito che, nel Continente, emerge su tutti gli altri europei piazzando 29 atenei tra i "Top 200" del mondo.
E' vero che nella classifica generale è ancora una università Usa, la prestigiosa Harvard, ad occupare il primo posto, ma andando nel dettaglio l'Europa ribalta la situazione. Nelle facoltà umanistiche, infatti, quelle che l'indagine classifica come "Arts & Humanities", la graduatoria delle top ten è guidata da due università britanniche, Cambridge e Oxford. Con Harvard solo al terzo posto e altri tre atenei Usa, Berkeley, Yale e Princeton, al quarto, ottavo e nono posto rispettivamente. Ma tra le umanistiche c'è anche un'ottima performance dell'Australia, che piazza tre università tra le top ten, e della Cina che, con Pechino al decimo posto, sbaraglia tutti gli altri atenei storicamente più gallonati.
La stessa musica "pro Uk" si suona nelle graduatorie delle facoltà di scienze umane e biomediche ("Life sciences & Biomedicine"), di "Natural sciences" e di "Social sciences". Nelle prime due, ancora una volta, è Cambridge che domina le top ten, mentre nelle scienze sociali vince Oxford. E' solo nell'" Engineering & It" che gli americani continuano a stravincere con due atenei al comando: Mit e Berkeley (ma l'emergente India conquista un ottimo terzo posto con l'Indian institute of technology).
Se però il Regno Unito ha di che gioire, per noi le cose vanno malissimo. Nessuna università italiana, infatti, compare nelle cinque graduatorie specialistiche delle top ten, anche se ciò sarebbe grave solo relativamente, perché a parte il Regno Unito nessun altro ateneo europeo è compreso.
E' molto pesante invece il fatto che, anche nella classifica generale delle 200 migliori università del mondo, il nostro Paese sia praticamente assente, con la sola "Sapienza" di Roma che non va oltre il 197? posto. E ciò contro 10 piazzamenti della piccola Olanda, 9 della Germania, 7 a testa di Francia e Svizzera, 5 del Belgio e 3 ciascuno di Austria e Svezia.
Le graduatorie Qs-World university rankings, che sono del resto riconosciute internazionalmente come "molto attendibili", vengono realizzate seguendo una procedura complessa. Il 40% del peso del voto finale è dato dall'analisi fornita da un "peer review" (metodologia considerata, in ambito accademico e nella ricerca sociale, una delle più affidabili per valutare la qualità di un'istituzione) composto da 3.703 ricercatori accademici su scala mondiale. Pesano invece per il 20% le citazioni nelle riviste scientifiche di articoli prodotti dai membri delle università. Un altro 20% viene dal rapporto studenti/professori. Infine il 10% del peso deriva dalle opinioni di 736 aziende internazionali che assumono laureati, mentre un 5% a testa riflette il livello di internazionalità del corpo docente e degli studenti. Tutti parametri, quindi, che enfatizzano come oggi l'istruzione si giochi su uno scenario competitivo globalizzato. Essere presenti nei ranking, quindi, diventa sempre più vitale.


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