Corriere: Atenei, accolti gli emendamenti Ma il Pd voterà contro lo stesso
La riforma In commissione al Senato oggi il via libera al decreto Gelmini
Stop agli aumenti automatici per i docenti: scatti legati al merito |
Senza pubblicazioni i docenti guadagneranno meno e non parteciperanno alle commissioni dei concorsi
ROMA — Muro contro muro anche sul voto finale della riforma dell'Università. Nonostante gli appelli del presidente Napolitano e nonostante il decreto fosse stato discusso in un clima bipartisan. Il governo aveva recepito diversi emendamenti del Pd e del-l'Idv, tra cui alcuni sulla riforma meritocratica dell'Università. Ma oggi l'opposizione, al Senato, voterà contro il decreto 180. Uno dei punti salienti della nuova Università è quello che prevede il blocco degli aumenti di stipendio automatici (8 per cento della retribuzione) per i professori e i ricercatori. Ci sarà un'anagrafe ministeriale dei prof e delle loro pubblicazioni scientifiche. E chi non ha nulla al suo attivo subirà una decurtazione pari alla metà dell'importo del suo scatto biennale. Arrivano anche il blocco delle assunzioni per gli atenei con i conti in rosso e gli incentivi per quelli virtuosi, insieme a nuove regole per i concorsi.
Una decisione sofferta, quella dell'opposizione: si è manifestato il dissenso di alcuni autorevoli esponenti del Pd, come il senatore Nicola Rossi, ordinario di Economia a Tor Vergata, che è uscito dall'aula pensando che fosse imminente il voto finale. Non se la sentiva di esprimere lo stesso giudizio negativo del suo gruppo.
Il decreto Gelmini sull'università è stato varato dal Consiglio dei ministri il 6 novembre, all'indomani della visita al Quirinale del ministro Gelmini. Il presidente Napolitano aveva chiesto uno sforzo bipartisan. Uno sforzo che c'è stato e che ha dato dei frutti — diversi emendamenti dell'opposizione sono stati accolti, su alcuni proposti dal relatore Valditara di An c'è stata convergenza — ma non impedirà, nel voto finale di stamani, il muro contro muro. Su un provvedimento da cui dipenderà la formazione del futuro capitale umano del Paese. Sono stati accolti due ordini del giorno presentati da Pancho Pardi (Idv). E' stata accolta la riapertura dei concorsi universitari dopo il cambiamento delle regole per la nomina dei commissari. E' stato modificato, come chiedeva il concorso per gli associati. Ma alla fine il giudizio è stato netto: «per il Pd il provvedimento messo a punto dal ministro Gelmini è manchevole e minimale», ha dichiarato il senatore Antonio Rusconi, capogruppo in commissione Istruzione. L'astensione, che la maggioranza era certa di aver guadagnato, non ci sarà. Ma vediamo il decreto. Arrivano, per la prima volta, vere e proprie sanzioni contro i «baroni». Chi non produce lavori scientifici, oltre ad essere penalizzato sotto il profilo economico, non potrà partecipare alle commissioni dei concorsi universitari e sarà escluso dalla ripartizione dei finanziamenti per i progetti di rilevante interesse nazionale (fondi Prin). Incentivi e sanzioni anche per gli atenei. Premiati i virtuosi, penalizzati quelli in rosso. La Gelmini ha annunciato una revisione del «3+2», l'eliminazione di un 20-30 per cento di corsi non utili e il superamento, nei concorsi universitari, della doppia idoneità.
Nuove regole
Blocco delle assunzioni per gli atenei con i conti in rosso e incentivi per quelli virtuosi Istruzione Il decreto Gelmini sull'Università è stato varato dal Consiglio dei ministri il 6 novembre Giulio Benedetti |