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Corriere: «Aperta la scatola nera delle cellule embrionali Noi costretti a stare fermi»

Antonio Giordano, ricercatore negli Usa e a Siena «Quando torno qui devo dimenticare i miei studi»

09/10/2007
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Corriere della sera

MILANO — Gli studi che hanno portato al Nobel per la medicina 2007 sarebbero stati possibili in Italia?
«Trattandosi di topi probabilmente sì, anche se 20 anni fa manipolazioni di geni e studi sulle staminali embrionali di mammiferi mi risultano solo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. La ricaduta di questi studi, per quanto riguarda le staminali embrionali umane, da noi è vietata. Pochi centri lavorano su quelle di mammiferi, qualcuno sulle staminali adulte. Pochi perché o non ci sono fondi o mancano progetti originali da portare avanti. In Italia molti parlano di staminali, embrioni chimera, clonazione, ma ben pochi sanno di che cosa si sta parlando».
Antonio Giordano è uno dei «cervelli» emigrati che (quattro anni fa per l'esattezza) ha avuto la possibilità di un rientro. Direttore dell'Istituto Sbarro per la ricerca sul cancro di Philadelphia e docente di Anatomia e Istologia patologica all'università di Siena.
«All'estero mi chiamano ricercatore per sottolineare la mia importanza, in Italia professore». Un'affermazione che deve far riflettere...
Si sente un dottor Jekill e mister Hyde della medicina?
«In un certo senso è così. Negli Stati Uniti porto avanti ricerche anche su staminali embrionali animali e umane per studiare e trovare soluzioni a eventi degenerativi come il cancro, in Italia queste ricerche non posso farle».
Che significato ha questo premio Nobel?
«E' un riconoscimento a chi è riuscito ad aprire la scatola nera delle cellule staminali con potenti tecnologie messe a punto sui topi, ma che già si stanno sviluppando con gli embrioni chimera o la clonazione a fini terapeutici di staminali embrionali umane. Ovviamente i risultati non sono dietro l'angolo: dobbiamo prima conoscere i meccanismi molecolari a cui queste cellule obbediscono. Per questo vanno studiate quando sono realmente totipotenti: cioè quando l'embrione si trova allo stadio di blastocisti. Abbiamo a disposizione una tecnologia potentissima, ma non sappiamo come controllarla. Ed è questo che dobbiamo studiare. Insomma è come disporre di una Ferrari senza avere la patente. Si può tentare di guidarla ma con quali conseguenze?».
Allora, perché tante paure?
«Vi sono troppi interessi etico- politici. I dibattiti e le polemiche dilagano sulle ipotesi e non sui risultati scientifici. Vi sono annunci eclatanti che poi scoppiano come bolle di sapone o si dimostrano veri e propri falsi. Per questo le ricerche sulle staminali embrionali dovrebbero essere svincolate da interessi commerciali. Negli Stati Uniti lo hanno capito e, nonostante la posizione di Bush, si continua a investire massicciamente nella ricerca sulle staminali embrionali, anche umane: il 90% dei fondi. E numerosi sono i brevetti in questo campo».
E in Italia?
«Mentre negli Stati Uniti Bush vieta ma i fondi arrivano, in Italia i fondi non ci sono ma si fanno i referendum per vietare. Naturalmente, alcuni di questi argomenti coinvolgono la libertà di coscienza di ognuno di noi. Tuttavia dobbiamo essere in grado di evitare che remore etiche verso determinate procedure si traducano in una chiusura totale verso il progresso tecnico- scientifico in un determinato e promettente campo della ricerca biomedica».
Quanto incide la posizione della Chiesa cattolica sulla nostra ricerca?
«La Chiesa, come chiunque, ha il diritto di esprimere la propria opinione. Sarebbe auspicabile tuttavia un confronto più sereno tra parti che sostengono idee divergenti perché, se non altro, l'una conosca meglio le ragioni dell'altra».


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