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Corriere: «Altro che integrazione Così si punta all'espulsione»

Don Sciortino Il direttore di «Famiglia cristiana»

15/10/2008
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Corriere della sera

ROMA — «Al di là delle parole usate e magari delle buone intenzioni, mi sembra che la mozione sulle classi di inserimento sia un'iniziativa che prosegue sulla linea di altre proposte, allo scopo di rendere più difficile e complicata l'integrazione degli immigrati».

Questo il parere di don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana che già in altre occasioni non ha mancato con editoriali e inchieste di puntare l'indice contro le politiche della maggioranza in materia di immigrazione.

In che senso rendere più difficile?

«Che si mettono lacci e lacciuoli in modo tale da non facilitare la possibilità di integrazione, in modo da rendere difficile la presenza straniera in Italia: insomma, sono proposte che vanno nel senso della espulsione, non dell'integrazione. Mi sembra che questa mozione faccia il paio con quella del permesso a punti o della tassa di ingresso. E pensare...» Che cosa?

«Sul prossimo numero noi pubblicheremo un'inchiesta che fa vedere che cosa sarebbe l'Italia se gli immigrati sparissero dall'oggi al domani dal nostro territorio: un Paese al collasso. Dalle famiglie (per l'assistenza),alle industrie (per la manodopera), al sistema previdenziale (le nostre pensioni si pagano anche grazie ai contributi versati per il lavoro degli immigrati) alla stessa Chiesa...» La Chiesa?

«Per mancanza di preti, molte parrocchie italiane vanno avanti con i sacerdoti che vengono dall'Africa e dall'Asia. Del resto molti studenti sono immigrati di seconda generazione, spesso nati in Italia. Ma lo sanno che se non ci fossero alunni stranieri molte classi e molte scuole dovrebbero chiudere?».

Secondo lei, questo clima può favorire il razzismo?

«Certamente: è l'humus in cui nascono questi continui episodi di intolleranza, violenza, razzismo e xenofobia».

Lei vede una differenziazione all'interno della maggioranza tra Lega e An? « Gli esponenti di An stanno facendo delle dichiarazioni più accettabili che tengono conto del fenomeno. Naturalmente l'integrazione deve avvenire nella legalità e nel solco della nostra tradizione, ma non si possono considerare gli stranieri come dei paria senza diritti, come persone di serie B».


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