Corriere: Altolà Cgil: la riforma? Non si parte con la riduzione del 7% per gli assegni
«No» al ritocco dei coefficienti previdenziali e «no» ad una trattativa troppo lunga sulla riforma delle pensioni. Morena Piccinini, segretario confederale responsabile della previdenza della Cgil, risponde così ai messaggi inviati ieri dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano, in vista dell'apertura del confronto governo- sindacati, il 22marzo.
ROMA - «No» al ritocco dei coefficienti previdenziali e «no» ad una trattativa troppo lunga sulla riforma delle pensioni. Morena Piccinini, segretario confederale responsabile della previdenza della Cgil, risponde così ai messaggi inviati ieri dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano, in vista dell'apertura del confronto governo- sindacati, il 22marzo.
Perché la Cgil si oppone alla revisione dei coefficienti di calcolo delle pensioni, previsto dalla legge Dini?
«Perché produrrebbe l'insostenibilità sociale del sistema previdenziale. Le pensioni diventerebbero ancora più inadeguate e scenderebbero tutte al di sotto del 50% dell'ultima retribuzione creando nuova povertà».
Ma gli effetti di una revisione si produrrebbero tra circa 6-7 anni...
«La legge Dini sta già producendo effetti: le pensioni erogate, calcolate col meccanismo contributivo e misto sono più di 500 mila. La revisione dei coefficienti inciderebbe subito in un modo pesante che diventerebbe dirompente negli anni successivi».
Quanto peserebbe l'intervento?
«Provocherebbe un taglio del 5-6-7% sul livello delle pensioni già erogate, che pure sono basse. Le nuove saranno molto più basse, ai limiti della sostenibilità sociale».
Ma è la legge che prevede di adeguare i coefficienti all'aumento della vita media dopo dieci anni. Si vive due anni e mezzo in più rispetto al 1995, perché protestate?
«La legge Dini prevede l'obbligo di verifica, non di adeguamento dei coefficienti. Lo scorso anno la Finanziaria ha previsto per esempio il ritocco dei contributi. È una soluzione alternativa, anche se non ho capito perché il governo vuole creare il problema, visto che non c'è disavanzo previdenziale. Semmai sarebbe bene che cominciasse a fare riferimento al Pil per valutare il livello e la dinamica della spesa previdenziale. Come si fa per tutta la spesa pubblica».
Dell'eventualità di chiudere la trattativa entro l'estate, a ridosso della Finanziaria, richiamata dal ministro Damiano, che dice?
«L'importante è far partire il tavolo. In secondo luogo è necessario che il governo si presenti con una posizione chiara e comune per avviare un percorso di discussione serio, trasparente e costruttivo »
E i tempi?
«Nessuno chiede una trattativa lampo, di 3 o 7 giorni. Ma non si può certo pensare ad un confronto dai tempi biblici. Poiché l'intesa richiederà risorse, è importante che il tavolo si chiuda prima che siano tutte assegnate con le previsioni del Dpef e la Finanziaria».