Corriere-Alla Bocca della Verità, la strana alleanza tra prof e ragazzi
Alla Bocca della Verità, la strana alleanza tra prof e ragazzi Oltre le ragioni politiche - bersaglio principale è Letizia Moratti, il ministro dell'Istruzione, e la sua riforma - la m...
Alla Bocca della Verità, la strana alleanza tra prof e ragazzi
Oltre le ragioni politiche - bersaglio principale è Letizia Moratti, il ministro dell'Istruzione, e la sua riforma - la manifestazione che da Bocca della Verità raggiunge piazza Navona, mostra altro. Ciò che non c'è. Violenze, cori aggressivi, insulti. Certo, l'ironia contro il ministro è feroce. "Demorattizziamo la scuola". Qua e là, il volto del ministro è disegnato con le orecchie da asino. Niente di più. Anzi ci sono striscioni, gialli e blu, che sono a quadretti come i quaderni dei bambini. E poi non ci sono fumogeni, solo palloncini. E non ci sono vetrine spaccate, bancomat danneggiati, fast food chiusi per difesa preventiva. Anzi, i bar sfornano caffé e cornetti in quantità, i commessi partecipano, chiedono i motivi della protesta. La scuola, insomma, sembra, in fatto di pubbliche manifestazioni, in grado di fare scuola. Tensioni brevi ci sono, ma altrove. Tra agenti in divisa antisommossa e studenti in divisa da "sempre ribelli", proprio davanti al ministero per un "presidio non autorizzato", e ancora prima in piazza Venezia, con gli studenti eccitati all'idea di "forzare la zona rossa che ci era stata imposta". Spintoni, soprattutto. Che lasciano presto spazio all'ironia, quando gli studenti si disperdono per ritrovarsi poi davanti al ministero, in viale Trastevere, a lanciare fotocopie d'euro, "750 milioni, la cifra trasferita dalla formazione alle spese militari", con sopra il volto del ministro.
Ironia, dunque, anche se "motivi per farsi il sangue amaro non mancherebbero". Lo dice un signore che ha 76 ani, una pancia così, una nipote che fa le medie e una nuora, Maria Luisa Papini, con due lauree e un lavoro da precaria. "Se non gli diamo una mano noi, se in quella mano noi nonni non ci mettiamo qualche euro, mica ce la farebbe a mandare avanti la famiglia. E in più, con l'incertezza e l'angoscia di periodi senza lavoro, in attesa. Ma vi sembra giusto? Una famiglia non può andare avanti così...". Le famiglie, infatti, sono in corteo. Pietro Palazzi ha 54 anni e un figlio che studia in un professionale, "Telecomunicazioni", ma "per l'esercitazione pratica abbiamo dovuto comprare tutto noi, la scuola non aveva neanche un pezzo. E noi in casa...soldi...non è che ce ne siano tanti". Sono qui con le bandiere dei sindacati, sotto gli ombrelli, a coppie. Ragazze che si tengono per mano, a pance scoperte nonostante il freddo. Fidanzati d'ogni età. Professori, anche. Che magari nella scuola nella quale insegnano si danno del lei. E studenti, ragazzini che si baciano sotto la pioggia, seduti ai margini di piazza Navona, gli occhi chiusi. Neanche li vedono quelli che passano con lo stendardo che da lontano sembra tratto dall'iconografia cattolica, e invece da vicino il "martire" è laico, un professore. Si sente così anche Lucia Fisco, da Latina, "insegnante che dopo vent'anni di carriera, dei quali tredici da precaria", adesso si ritrova "con un tutor, uno come me che però mi dice ciò che devo o non devo fare, neanche fosse il preside". Ognuno, insomma, protesta per l'aspetto della riforma che lo colpisce di più. Elisabetta Semonti, ad esempio. Ha 37 anni e due figli, "e ogni anno aspetto un posto precario al provveditorato". Sfilano, arrivano in piazza Navona, vanno a prendere un caffé. Altri raccolgono firme, mentre un gruppo improvvisa un sit in vicino al Pantheon. Poi, tornano indietro. A piedi, anche. In gruppi che sembrano famiglie. "Mica è un caso che siamo partiti da lì". Da lì dove? "Dalla Bocca della verità". Detto sorridendo, però.