Corriere: Aiutiamoli a rialzarsi senza assecondare la voglia di scappare
Giriamola come ci pare, ma una bocciatura è una sconfitta, una brusca frenata nel percorso scolastico, tensioni in casa, voglia di abbandonare la scuola e chi più ne ha più ne metta
di FULVIO SCAPARRO
È quando le cose non vanno per il verso giusto che si vede di che pasta siamo fatti, non quando tutto fila liscio. Giriamola come ci pare, ma una bocciatura è una sconfitta, una brusca frenata nel percorso scolastico, tensioni in casa, voglia di abbandonare la scuola e chi più ne ha più ne metta. Minimizzare gli insuccessi serve soltanto a ingannare noi stessi ma peggio ancora è buttarla in tragedia. È vero che, come si legge nel bel libro di Ernesto Ferrero «Lezioni napoleoniche », la grandezza di Napoleone stava soprattutto nel dissimulare gli incidenti di percorso e di gestire gli insuccessi, ma qui stiamo parlando di ragazzi e ragazze in uscita dall’adolescenza, non dell’imperatore dei francesi. E i giovani hanno poco da guadagnare sia nel non prendere sul serio le sconfitte sia nell’abbattersi come se si trovassero al fine corsa. La loro età consente loro di poter trarre insegnamento da una bocciatura e di riprendere il cammino senza chissà quali sconvolgimenti. Ma per far questo occorrono coraggio, piedi per terra, sogni, concentrazione sui propri obiettivi e un ambiente adulto che non oscilli tra la minaccia di terrificanti punizioni e un pietismo e un’indulgenza non meno controproducenti.
La scarsa resistenza alle frustrazioni che notiamo in tanti ragazzi è senz’altro dovuta a un ambiente troppo protettivo e indulgente ma anche, e soprattutto, al fatto che molti di loro non si rendono conto del fatto che frequentare la scuola, studiare è un privilegio per il quale i nostri progenitori hanno lottato duramente, così come hanno lottato duramente per far valere tanti altri diritti che ancora oggi, in buona parte del mondo, sono negati. Il tiro al bersaglio sulla scuola e sul personale insegnante, lo stato di abbandono di molte strutture scolastiche, la disattenzione per contenuti, programmi e metodologie didattiche, non favoriscono certo la motivazione allo studio ma non devono costituire un alibi per non impegnarsi nel cambiamento.
Oggi si ha l’impressione che sia pratica diffusa il cullarsi nell’illusione che si possa crescere ope legis, sine lege o addirittura contra legem e che l’unico modo per non soffrire sia sfuggire ai legami, agli impegni, alle responsabilità, alla stabilità, all’empatia. Si tratta appunto di una pericolosa illusione perché noi cresciamo, progrediamo e diamo il meglio di noi non scappando, non rinunciando alla lotta, non piagnucolando, ma facendo i conti con i limiti del nostro corpo, della nostra mente e della nostra organizzazione sociale, aderendovi, contestandoli, superandoli, infrangendoli. I genitori, se condividono tutto questo, stiano vicini ai loro figli bocciati senza cercare giustificazioni improbabili ma analizzando insieme le cause e le responsabilità dell’insuccesso e individuando i rimedi. La loro disponibilità vuol dire presenza non intrusiva, vuol dire essere pronti a dare, consigliare, accogliere, raccontare le proprie esperienze, i propri sogni, dare esempio, dire ‘no’, ma anche sostenere, incoraggiare quando occorre, evitando di sostituirsi al giovane e di rafforzarne la dipendenza o la tendenza alla fuga, interrompendo il piagnucolio o l’aggressività del ragazzo o della ragazza che si lamenta per tutto ciò che non ha avuto e che non ha, perché l’autocommiserazione non è una via di liberazione.
Non c’è nulla di peggio di adulti e giovani lamentosi, rancorosi, perennemente in credito con il mondo. Disponibilità da parte di un insegnante o di un genitore, significa dare un tranquillo esempio di maturazione, quale può dare soltanto chi ha vissuto tanti distacchi e tante unioni, qualche successo e tante sconfitte, ma non ha perduto la voglia di vivere. Tutto questo servirebbe a creare le condizioni perché in un ambiente fertile crescano ragazzi fertili e capaci di rialzarsi dopo un insuccesso.