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Corriere: Aiuti agli alunni nei test delle medie Il ministero: ora i prof restino fuori

Scuola L’Invalsi interviene dopo le polemiche dell’anno scorso. «Al Sud favoritismi» Consiglio ai docenti di italiano e matematica per gli esami di giovedì

16/06/2009
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Corriere della sera

ROMA — «Il giorno della somministrazione si consi­glia che non siano presenti in aula insegnanti della discipli­na oggetto della prova per vi­gilare sugli studenti assicu­rando ordine e silenzio». La prova è quella predisposta dall’Invalsi per i ragazzi di ter­za media, la «mini maturità» fissata per giovedì, una prova di Stato a tutti gli effetti. Il consiglio alle scuole viene dall’Istituto di valutazione che ha il compito di prepara­re la prima ed unica prova og­gettiva della nostra scuola, ri­servata esclusivamente ai tre­dicenni: tanti quesiti di italia­no e matematica a scelta mul­tipla e a risposta aperta.

Fuori dalle aule i prof più coinvolti emotivamente dal­l’esito della prova oggettiva, suggerisce il protocollo Inval­si. Quelli, per dirla in soldoni, che potrebbero sentirsi indi­rettamente valutati come do­centi. Non è una disposizione ma una cortese richiesta. Chi vuole può restare a fianco dei suoi alunni. Anche se ne va della buona reputazione della prova che, nonostante l’impe­gno dell’Invalsi, è un po’ chiacchierata.

Lo scorso anno il «buoni­smo » di alcuni professori, che non hanno resistito alla tentazione dell’aiutino, ha creato qualche difficoltà al­l’istituto. «Senza infingimen­ti, il protocollo vuole evitare che si ripeta quello che è sem­pre successo nelle sommini­strazioni dei test Invalsi: nel Sud ci sono insegnanti che se vedono i propri ragazzi in dif­ficoltà intervengono», è il commento di Pasquale D’Avo­lio, fino allo scorso anno pre­side dell’istituto comprensi­vo di Paularo (Udine).

Nel giugno 2008 il test è stato sperimentale, senza con­seguenze sul voto. Giovedì si svolgerà una prova scritta na­zionale in piena regola, desti­nata a pesare sul risultato fi­nale dell’esame. Anche se i criteri non sono stati indicati e questo significa che ogni commissione si regolerà co­me crede. Quel «fuori i prof di italiano e matematica» non lascia dubbi sulla preoc­cupazione degli esperti del­l’Invalsi. Se gli «aiutini» do­vessero ripetersi la credibilità del test subirebbe un altro du­ro colpo.

«Non vogliamo giudicare l’efficacia dell’insegnamento — ripete da sempre il presi­dente dell’Istituto, Piero Ci­pollone —. Lavoriamo per mi­gliorare l’offerta formativa». Ma il problema è che le prove oggettive possono essere uti­lizzate anche per altri scopi. Questo devono aver pensato lo scorso anno i prof di alcu­ne scuole del Sud. Come han­no scoperto, dopo la correzio­ne degli elaborati, gli esperti dell’Istituto diretto dal profes­sor Cipollone, colpiti da alcu­ni dati contrastanti con quelli delle grandi indagini interna­zionali tipo Ocse-Pisa.

«La distribuzione geografi­ca dei risultati contraddice gran parte delle evidenze fino­ra disponibili — si legge nel­la relazione —. In particolare sorprende che gli alunni del­le regioni meridionali conse­guano risultati migliori di quelli dei colleghi del Cen­tro- Nord».


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