Coronavirus, migliaia di firme contro la chiusura di nidi e scuole dell'infanzia
La petizione online di Assonidi Confcommercio: "I serfvizi educativi per i più piccoli sono luoghi sicuri, non c'è futuro senza educazione"
Più di 36.500 firme, in meno di 72 ore dal lancio, contro la chiusura di nidi e scuole dell'infanzia. Più di diecimila al giorno dirette al presidente della Repubblica, al persidente del Consiglio e al ministro dell'Istruzione. A lanciare la petizione sulla piattaforma Change.org è stata Assonidi Confcommercio con lo slogan: "Non c'è futuro senza educazione".
"Perché l'educazione e la scolarizzazione - sostiene l'organizzazione nel testo della petizione - sono l'unico volano per un futuro di sviluppo; perché gli educatori e gli operatori dei centri educativi per la prima infanzia garantiscono cura e attività ludico didattiche ai bambini in totale sicurezza; perché i bambini hanno bisogno di stare tra pari in ambienti sicuri e protetti; perché senza asilo nido e scuola dell'infanzia il lavoro si ferma; perché la scuola di ogni ordine e grado deve essere considerata come un servizio essenziale".
Appena pochi giorni fa Assonidi Confcommercio aveva scritto a Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza e alla ministra della Famiglia Elena Bonetti una lettera. Oggetto: proseguimento delle attività in presenza nei servizi educativi 0-3 anni ubicati all’interno delle “zone rosse”
"Fiduciosi che la campagna vaccinale in corso possa presto aiutarci a sconfiggere questo infimo nemico e consentirci di tornare alla nostra quotidianità, desideriamo sottoporVi una questione che riteniamo di estrema importanza per moltissime famiglie italiane - si legge nella lettera - Come certamente sapete, dallo scorso settembre i servizi educativi 0-3 anni hanno svolto in presenza le loro attività, anche nelle cosiddette “zone rosse”, assicurando un indispensabile servizio di conciliazione vita-lavoro per tutte le mamme e i papà impegnati nella ripresa economica del nostro Paese. In questi mesi migliaia di imprenditrici, educatrici, pedagogiste e altre figure ausiliarie hanno lavorato duramente per far ripartire un settore rimasto fermo per otto mesi, investendo risorse economiche e umane per adeguare strutture e processi organizzativi, tra i quali l’adozione dei cosiddetti “gruppi bolla”, che in molti casi hanno evitato una diffusione incontrollata dei contagi".
A conferma di questa tesi l'organizzazione allega i dati di un monitoraggio, relativo al solo mese di febbraio e dunque per questo limitato nel tempo, condotto tra 276 aziende di servizi educativi lombardi della fascia 0-3 da cui emergono 29 casi di positività tra i bambini su un totale di 7708 iscritti, pari allo 0,38%. "Un riscontro che, ne siamo conviti, sarebbe confermato anche su base nazionale - conclude Assonidi Confcommercio, chiedendo di "rivedere quanto disposto dall'ultimo Dpcm relativamente ai servizi educativi dell’infanzia, in modo da consentirne il proseguimento in presenza anche in quelle zone che sono o che verranno identificate come “rosse”.