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Coronavirus e scuola: «Bocciate mia figlia. E’ disabile e non ha più visto un insegnante da marzo»

La testimonianza della madre di Beatrice, 10 anni: «La sua scuola l’ha abbandonata. Se viene promossa in quinta elementare non riuscirà a recuperare le lacune accumulate»

19/05/2020
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Corriere della sera

Francesc sOFIA

Mia figlia Beatrice, che ha 10 anni e frequenta la quarta C presso la Scuola Primaria Antonio Scarpa di Milano in via Clericetti 22, è affetta da una grave forma di epilessia farmacoresistente che ne ha compromesso anche le capacità cognitive. Per questo ha un Piano Educativo Individuale (PEI): alla sua classe è stata assegnata un’insegnante di sostegno e a lei un’educatrice per aiutarla nelle autonomie personali come stabilito dall’art.9 della legge 104/92. Dal momento della sospensione delle lezioni a tutt’oggi, ossia in due mesi e mezzo, Beatrice non ha mai avuto alcun contatto con i suoi insegnanti curriculari mentre in 9 occasioni ha incontrato via web l’insegnante di sostegno. La sua educatrice, invece, l’ha raggiunta via web con regolarità da fine marzo, ma la Scuola non mi ha mai contattata per informarmi se il piano didattico previsto per la bambina dovesse subire qualche modifica a causa dell’isolamento, né ha fatto pervenire la necessaria rimodulazione del PEI che il dirigente, nella sua ultima comunicazione, ha riferito essere stato cambiato (a nostra insaputa) e degli obiettivi per l’anno in corso sulla base dei quali Beatrice dovrebbe essere valutata. Ci sono state inviate dall’insegnante di sostegno delle schede che abbiamo cercato di far compilare a Beatrice, ma che non ci è mai stato chiesto di restituire sia per compensare la bambina dell’impegno che, nel contempo, per offrire ai suoi insegnanti un qualche elemento di valutazione. Anzi a mia esplicita richiesta, mi è stato detto che non era necessario restituirle.

Beatrice lo ha capito che quel lavoro non interessava ai suoi insegnanti e non ha più voluto farlo. A nulla sono valse le richieste che ho rivolto all’insegnante di sostegno per sollecitare un contatto tra Beatrice e i suoi insegnanti curriculari. E a nulla sono valsi i tentativi di affrontare la questione con il dirigente scolastico che ha sempre rifiutato di darmi le informazioni che mi sono dovute e, in particolare, sulla base di quali criteri e rispetto a quali obiettivi Beatrice avrebbe dovuto essere valutata. In sintesi, Beatrice è stata abbandonata. Del resto questo è il destino dei più deboli quando la strada si fa impervia. Un fatto è certo: quest’anno scolastico per Beatrice si è concluso il 21 febbraio. In questa situazione, volendo anche soprassedere su eventuali negligenze e responsabilità che spetta ad altri accertare, anche su indicazione della neuropsichiatra che ha in carico la riabilitazione cognitiva della bambina, ho proposto alla scuola di trattenerla in quarta per permetterle di ricevere l’istruzione che le spetta, secondo le modalità più consone alla sua capacità di apprendimento. Del resto, le bocciature programmate, concordate tra la famiglia e la scuola, sono note al sistema scolastico e largamente praticate proprio nei casi come quello di mia figlia, nei quali questa scelta va incontro all’interesse del bambino. Ed essere bocciata è quello che le serve perché, a causa della sua disabilità, Beatrice non ha una capacità di recupero paragonabile a quella degli altri bambini e, nelle sue condizioni, non avrebbe la possibilità di affrontare la quinta classe e coprire le distanze che la separano dal raggiungimento degli obiettivi del PEI.

Una promozione in questa situazione sarebbe un danno oltre che una beffa per una bambina che, priva delle competenze che avrebbe dovuto acquisire nel corrente anno, dovrebbe recuperare quelle e, contemporaneamente, affrontare l’acquisizione delle nuove senza possedere gli strumenti per fare né l’una cosa né l’altra. La nostra richiesta è stata seccamente respinta dal dirigente che ci ha comunicato che il decreto n. 22 dell’8 aprile stabilisce la promozione di tutti gli alunni, anche in presenza di insufficienze e che comunque la scuola Clericetti non ha mai preso in considerazione la bocciatura di un alunno disabile durante il percorso scolastico. Il dirigente ha fatto presente che lui ha un’interpretazione opposta alla nostra relativamente alla didattica a distanza. Ha scritto che Beatrice è stata raggiunta quotidianamente dall’insegnante o dall’educatrice che lavora a stretto contatto con il team docenti e che, in questo periodo, «riveste sicuramente anche un ruolo didattico». E che i docenti gli hanno detto che gli obiettivi previsti dal Pei «sono stati in grande misura raggiunti». Sulla nostra richiesta di incontrarlo per un confronto che ritenevamo e riteniamo necessario per capire quale sia il progetto della scuola per nostra figlia, ci ha risposto che per le ragioni esposte non riteneva costruttivo né necessario un colloquio. Che la scuola si sarebbe data da fare per rimuovere gli ostacoli derivanti «da un conflitto profondo assai pernicioso». Che sperava che noi, qualora decidessimo di continuare a dare fiducia alla scuola, mostrassimo uguale volontà di raggiungere un punto di incontro costruttivo.

Non so se sono io ad aver capito male, ma mi è sembrato che il messaggio fosse: o si fa così o, se non ti piace, porta altrove i tuoi problemi. Ebbene, se l’eventuale indicazione del Ministero è quella di promuovere i bambini, certamente essa è stata presa nel loro interesse. Mi chiedo, allora, se l’interesse di Beatrice è quello di non essere promossa, per quale motivo non può nemmeno essere considerato? E mi chiedo, inoltre, se la sostituzione degli insegnanti con una bravissima educatrice che non è un’insegnante, vale solo per Beatrice o se questo privilegio è toccato a lei perché tanto la bambina non capisce la differenza tra un’insegnante e un’educatrice. Mi chiedo, infine, come genitore e come cittadina di questa nazione se questo significa trattare tutti i bambini allo stesso modo, cosa che si realizzerebbe se a tutti venisse dato ciò di cui hanno bisogno per essere tra loro pari, o se il trattamento paritario, solo rispetto alla promozione e non rispetto all’insegnamento, non sia un modo crudele per sottolinearne la diversità. Beatrice, la cui unica colpa è quella di essere nata, merita molto di più e molto di meglio di questo trattamento ottuso e formalistico, totalmente indifferente ai suoi bisogni e al suo destino.


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