Coronavirus e didattica digitale, il maestro Limonta: «Professori, non date troppi compiti»
Il maestro elementare: «Attenzione al virus dell’ansia da prestazione». Sì ai computer, ma per vedersi attraverso lo schermo. E senza sovraccaricare i bambini, «parlategli, fateli leggere, fateli perdere nei loro sogni»
Antonella De Gregorio
«Compiti? Basta farne il 10 per cento». Una provocazione quella affidata alla sua pagina Facebook da Paolo Limonta, maestro elementare di Milano e assessore all’edilizia scolastica. Ex braccio destro di Giuliano Pisapia, ora nella giunta del sindaco Giuseppe Sala, ha un approccio «fisico» e giocoso all’insegnamento: «Se l’obiettivo della scuola è formare futuri cittadini, il mio è che siano felici nel luogo in cui vengono formati», sostiene. E adesso che è scoccata – e partita a marce diseguali nel Paese – l’ora della didattica a distanza, Limonta ha qualche perplessità. Docenti non tutti preparati alle nuove modalità e famiglie non tutte pronte a recepirle. In qualche caso, l’autonomia si è trasformata in confusione. Scatenando «il virus dell’ansia da prestazione» in molti insegnanti.
Ansia da prestazione
Davanti a genitori che non riescono a star dietro alle «quintalate» di pagine da studiare e di compiti da scaricare dal registro elettronico, il maestro in sneaker e amuleto al collo affida a Facebook, il suo appello. Scrive a «tutte le mamme e a tutti i papà di bambine e bambini che frequentano la scuola elementare». «Se avete maestre e maestri che stanno caricando i vostri figli di enormi quantità di lavori da fare e di pagine da studiare – avverte - siete in presenza del virus dell’ansia da prestazione. La regola per combattere questo virus è una sola ed è molto semplice. Fate svolgere ai vostri figli il dieci per cento di quello che vi sta arrivando da fare. Per il resto del tempo fategli leggere quello che vogliono, fategli guardare film, fategli costruire qualcosa, fateli perdere in uno strepitoso far nulla, fategli inseguire sogni, fateli sentirsi con gli amici, fateli restare tranquilli. E, soprattutto, fatevi guidare da loro. Quando non perdono stupidamente tempo seguendo indicazioni sbagliate, riescono sempre a essere geniali. E quando rientreranno a scuola saranno felici e avranno voglia di fare un sacco di cose».
La regola del 10 per cento
«La regola del 10% - precisa poi Limonta – vuole essere solo una provocazione. Fortunatamente si è vista una grande volontà di tanti insegnanti di mettersi in gioco fino in fondo e mantenere i contatti con i propri alunni. Però ci sono anche molti esempi di docenti che chiedono solo di svolgere esercizi, leggere, studiare capitoli di libri che non vengono spiegati. Dove possono intervengono i genitori, ma non è giusto delegare a loro: nessuno si può sostituire al maestro». «E poi – aggiunge - ci sono bambini che hanno alle spalle nuclei familiari preparati, che possono dare assistenza e accompagnare, e altri che non sono in grado di seguirle neppure i compiti assegnati nel weekend». In un momento straordinario come questo, l’insegnante – sostiene Limonta - deve rimanere il punto fermo, che tranquillizza e garantisce continuità. Bene, dunque, la didattica a distanza, ma se serve anche a far «incontrare» in rete maestri e compagni: «Cerchiamo di parlare con i bambini, di vederli attraverso questi schermi, di connetterci visivamente con tutta la classe. L’abbiamo sperimentato proprio l’altra sera, io e la mia collega, e si è immediatamente riprodotta la stessa vivacità che viviamo ogni giorno in aula. Sui volti dei bambini, mentre parlavano con noi e tra di loro, c’era l’immagine assoluta della felicità».
Didattica digitale
Che consigli dà, dunque, per questa prolungata chiusura? «Direi innanzitutto che utilizzare la didattica digitale, per le elementari dev’essere un consiglio e non un’imposizione. Abbiamo molti strumenti: la quasi totalità dei libri di testo ha anche il libro digitale, con contenuti e materiale per approfondire e ripassare, e suggerimenti per attività creative che intrattengono e catturano l’attenzione». Vanno dosati con intelligenza, senza farsi prendere, appunto, dal virus dell’ansia da prestazione, spiega. «Io penso che il bravo maestro non sia quello che costringe i suoi alunni a fare percorsi a ostacoli. Ma, come diceva il maestro Manzi, chi è appagato se il bambino o la bambina fa “quel che può fare”». Quindi? «Parliamo loro, spieghiamogli, facciamogli dire che sensazioni stanno provando in questa situazione un po’ strana. E diamogli da fare cose piacevoli e interessanti, senza sovraccaricarli di compiti». Un consiglio ai genitori? «State tranquilli: se pensate che i compiti siano troppi, fate fare quelli che riuscite. Se gli insegnanti capiranno, bene. Se no…pazienza. Fidatevi. Ve lo dice uno che se ne intende tanto».