Contrordine del ministro inglese. Non mandate i figli a scuola a 5 anni
Meglio non correre avanti ma valutare caso per caso. Le statistiche dimostrano che se il bimbo non è emotivamente pronto, il suo rendimento scolastico ne risentirà
Emanuela Di Pasqua
Per il momento il Ministro della Scuola e della Famiglia britannico, Nick Gibb, si appella al buon senso, ma presto potrebbe cambiare radicalmente la legge del suo Paese in merito all’età dell’esordio scolastico. Basta con l’accelerazione a tutti i costi e la smania di guadagnare tempo: la lettera aperta che il Ministro dell’Istruzione britannico scrive ai genitori, alle autorità locali e alle scuole fa riflettere e segna un cambiamento radicale di una mentalità che ha mostrato tutte le sue lacune.
Bambini nati d’estate
Si tratta di una lettera in cui il conservatore Nick Gibb parla appunto dei cosiddetti summer born babies, ovvero dei bambini nati d’estate, invitando mamme, papà e docenti a valutare caso per caso se sia opportuno inserirli nella scuola primaria seguendo alla lettera la legge o se invece non sia meglio in taluni casi aspettare ancora un anno. Insomma, secondo Nick Gibb lo School Admissions Code va interpretato con elasticità e non è escluso che vada cambiato, visto che in Gran Bretagna vengono ammessi al primo anno della scuola primaria tutti i bambini che abbiano compiuto i 5 anni entro il primo settembre. Inutile dire che un anno nella vita è poca cosa, ma a quell’età anche pochi mesi possono essere molto significativi.
Non sentitevi obbligati
La lettera di Gibb (già noto per aver invocato il pugno di ferro da parte dei docenti e per aver inserito la matematica finanziaria nella scuola secondaria) segna un’inversione di tendenza rispetto alla prassi ormai diffusa di anticipare la scuola. Gibb invita semplicemente a considerare l’eventualità di tardare l’inserimento a scuola se si vede che il bambino non è pronto e sottolinea l’importanza dello sviluppo adeguato del futuro scolaro, rispettando i tempi individuali. Si può (anzi si deve) rimandare l’inserimento di un anno se si capisce che il bimbo non è pronto, perché accelerare le tappe può interferire con uno sviluppo cognitivo ed emotivo sano.
Cosa è meglio?
Non c’è una sola verità e bisogna valutare caso per caso. Tra gli argomenti pro c’è il fatto che se un bimbo è pronto alla scuola rischia di annoiarsi all’asilo e c’è il pericolo di disperdere un potenziale d’apprendimento, rinunciando a stimolare l’intelligenza. Al tempo stesso il gioco è fondamentale e fa parte anch’esso della crescita e dell’apprendimento. Last but not least c’è lo sviluppo emotivo e affettivo, forse ancor più importante di quello cognitivo. Un bimbo di 5 anni può anche saper già leggere e scrivere, ma magari non essere ancora sufficientemente maturo emotivamente e affettivamente per la scuola. Gibb nella lettera ventila anche un cambiamento della normativa, partendo anche dal fatto che le performance dei summer born babies spesso risultano più basse rispetto ai bimbi più maturi. In tutti i casi Nick Gibb promette che ogni modifica verrà fatta nell’esclusivo interesse del bambino. Perché l’imprinting con i banchi di scuola ce lo trasciniamo poi dietro per tutta la vita. E allora meglio essere pronti