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Contratto e riforma, scuola in sciopero. Il ministero: «adesioni al 9%». Sindacati: «in piazza il 20%»

La protesta indetta per il contratto che manca da sette anni e per la riforma della scuola. Il ministero convoca il tavolo sugli Ata. Toccafondi: «Più sciopero ora che gli investimenti ci sono»

21/05/2016
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Che siano stati il 9%, come scrive il Dipartimento della Funzione Pubblica sul suo sito, il 20% come sostengono i sindacati, il 50% come rivendicano le sigle della scuola della Toscana, lo sciopero generale della scuola è stato tutt’altro che una protesta oceanica e compatta come quella del 5 maggio 2015, che vide un’adesione di quasi il 70 per cento con migliaia di prof e studenti in piazza contro l’approvazione della legge 107, la «Buona scuola»). A organizzare la manifestazione, Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals, che hanno proclamato lo sciopero per «il rinnovo del contratto, scaduto da più di sette anni; per una riforma “calata dall’alto”, che ha portato storture nelle scuole; per il problema irrisolto del precariato; per l’odiata valutazione; per far tornare visibile il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), sottoposto al blocco delle immissioni in ruolo, al divieto di sostituire assenze, a carichi di lavoro sempre più pesanti». Cortei e iniziative si sono tenute un po’ in tutta Italia: in piazza docenti e bidelli, ma anche presidi, schiacciati dalle nuove competenze e costretti a reggenze su più scuole. E i sindacati hanno sfilato anche per chiedere il ripristino di corrette relazioni sindacali con il ministero, per riaprire il confronto su temi essenziali, confronto senza il quale «non solo la scuola non migliora ma rischia di peggiorare notevolmente», ha sottolineato Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil. In piazza anche università, enti pubblici di ricerca, conservatori e accademie: anche loro chiedono più tutele per i lavoratori precari, una riforma del contratto e, soprattutto, maggiori investimenti.

Tavolo sugli Ata

Alla fine, qualche risultato i sindacati l’hanno portato a casa: la convocazione del tavolo sugli Ata, il 26 maggio Roma. «Abbiamo assunto 100mila insegnanti, stiamo facendo il concorso per altri 63.000, stiamo provvedendo anche per il personale Ata, abbiamo messo quattro miliardi di risorse fresche, più i soldi per l’edilizia. Francamente, penso che anche la Cgil debba prendere atto», ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. E dal sottosegretario Gabriele Toccafondi un richiamo: «Nel 2015 60 scioperi nel settore scuola, +300% rispetto al 2014 e nel 2016 prosegue la linea. Un dato sproporzionato rispetto ad un Governo che investe sulla scuola 3 miliardi proprio da quest’anno». Ma i sindacati fanno sapere che «la battaglia proseguirà fino al raggiungimento di risultati su tutti gli obiettivi prefissati».

Il contratto

Le sigle aderenti chiedono di rinnovare un «contratto fermo da anni, una situazione che la stessa Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima e che si e’ fatta assolutamente intollerabile. Un contratto che riconosca in modo adeguato il valore del lavoro in un settore di importanza strategica per il Paese, riavvicinando le retribuzioni del personale della scuola a quelle di altri comparti della Pubblica Amministrazione e a quelle degli altri Paesi europei».

Sui social e in piazza

«#Lascuolavera (è questo l’hashtag scelto dai sindacati per lo sciopero di oggi) si fa rinnovando i contratti e ridando dignità a chi ci lavora»: l’appoggio alla protesta del mondo della scuola è arrivato via Twitter (con il messaggio della segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, che chiede al governo di aprire nei prossimi giorni il confronto con i sindacati) e dalle piazze: «La scuola, l’università, la ricerca pubblica devono diventare motori» dello sviluppo del Paese, ha dichiarato il candidato sindaco di Roma per Sinistra Italiana, Stefano Fassina, tra i 200 in corteo a Roma.

Referendum

Nelle varie piazze sono anche state raccolte le firme in favore del referendum contro la Buona Scuola, promosso da associazioni, comitati e sindacati, tra cui la Cgil. La campagna chiudera’ a fine giugno, con l’obiettivo di superare le 500.000 sottoscrizioni (sarebbero circa 200.000 a livello nazionale) per presentare la proposta di referendum. Quattro i punti della legge che i promotori vogliono abrogare: le norme sui finanziamenti privati alle singole scuole; l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro; i super-poteri assegnati ai presidi sulla scelta e valutazione dei docenti

«Enorme sforzo»

Il rinnovo del contratto «è una richiesta legittima», ma non si deve ignorare quanto il Governo ha fatto per la scuola, ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, alla vigilia della protesta. «Il tema del contratto coinvolge tutto il pubblico impiego, non può riguardare un singolo comparto. Il ministro Madia ha in più occasioni espresso un’apertura su questa questione. Ripartire con il contratto per un settore come la scuola - ha ammesso il ministro - è una richiesta che ha fondamento, ma non si deve prescindere dall’enorme sforzo di fondi messi in campo e diretti all’incentivazione degli insegnanti». Quanto alle reiterate richieste di modifica alla legge 107 che arrivano dal fronte sindacale, il ministro ha ribadito: «la legge è quella. Cerchiamo di attuarla al meglio».


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