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Contratti pubblici congelati fino al 2020, sindacati sul piede di guerra

Nel Documento di economia e finanza non si prevedono spese per il rinnovo dei contratti, confermato anche il blocco del turn-over fino al 2017. I rappresentanti dei lavoratori chiedono certezze o annunciano la mobilitazone

11/04/2014
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la Repubblica

MILANO - In arrivo una nuova stretta per il pubblico impiego. I contratti degli statali, già bloccati dal 2010, rischiano di rimanere congelati fino al 2020 con un'ulteriore proroga rispetto al termine del 2017 deciso dal governo Letta. I sindacati sono già sul piede di guerra e si dicono pronti a opporsi "con tutti i mezzi" a un nuovo colpo per i dipendenti della pubblica amministrazione. Nel Documento di economia e finanza varato dal governo e pubblicato in versione definitiva non è prevista, infatti, alcuna erogazione di spesa per il rinnovo contrattuale. Al contrario, si legge nel Documento, "nel quadro a legislazione vigente la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche è stimata diminuire dello 0,7% circa per il 2014 per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3% nel 2018, per effetto dell'attribuzione dell'indennità di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018-2020". Nel Documento si prevede di pagare per il 2018 la nuova indennità di vacanza contrattuale relativa al triennio 2018-2020, finora congelata, perchè non si ha in programma un rinnovo. Confermato anche il blocco del turn-over fino al 2017.

"Il rinnovo dei contratti - spiega Michele Gentile, coordinatore

dei settori pubblici della Cgil - comporta un'uscita di spesa che nel Def non è prevista. Nulla si dice sul questo tema. Si va dunque verso un nuovo blocco. Se aggiungiamo a questo le voci sullo scioglimento dell'Aran, che è la sede del rinnovo dei contratti privatistici, quanto contenuto nel disegno di legge di riforma costituzionale in cui si parla di 'disciplina giuridica del rapporto di lavoro', la somma di tutte queste cose è che il governo vuole dare un ulteriore colpo al lavoro pubblico, dopo tutto quello che è successo dal 2008 in poi. Se questo è il quadro - conclude - una risposta del lavoro sarà assolutamente necessaria".

Per Antonio Foccillo, segretario confederale Uil "ancora una volta il settore del pubblico impiego sembra essere un vero e proprio bancomat da cui prelevare risorse. I tagli proposti dalla spending review, infatti, riducono una parte di spesa improduttiva, ma contemporaneamente eliminano funzioni e istituti importanti, così come la riduzione degli stipendi dei dirigenti che, se non verificata nelle scadenze, potrebbe generare enormi problemi. Inoltre, è inaccettabile che ancora una volta si blocchino i contratti dei dipendenti pubblici fino al 2020. In questo modo il contratto dei lavoratori pubblici sarebbe bloccato per dieci anni: era il 2010, infatti, quando sono stati bloccati i salari individuali e la contrattazione nazionale e decentrata. Non è più possibile continuare con questo andazzo e se non si corregge questa anomalia la risposta sarà molto ferma".

"E' fondamentale che il governo trovi le risorse per i contratti del pubblico impiego. Quale statista chiede aiuto ai lavoratori per rivedere la spesa e poi dimentica il giusto diritto a un rinnovo?", sottolineano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, in una nota congiunta in cui chiedono al Governo Renzi un chiarimento immediato.


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