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Contestare sì, ma con quali modalità?

di MAurizio Tiriticco

28/06/2015
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ScuolaOggi

Non mi è piaciuta affatto la contestazione di ieri a Corradino Mineo. E’ un senatore PD che indubbiamente avrà sofferto, e non poco, optando per l’astensione. Ovviamente, poteva anche votare contro, ma il suo VOTO, indubbiamente ONESTO, va rispettato e non può essere contestato nelle forme che ho viste. Lo stesso Piero Bernocchi, noto esponente dei Cobas e per nulla tenero verso le scelte del PD, ha avvertito la necessità di abbracciarlo e proteggerlo da una folla urlante e veramente minacciosa. Parolacce a non finire, apostrofi irriverenti al massimo! Comprendo la rabbia – che condivido – di migliaia di insegnanti, dirigenti e altro personale della scuola, che si sono sentiti maltrattati e offesi dalla sicumera e dalla arroganza di questo PD ormai fuori dalle righe, ma… NO!!! Il livello della nostra professionalità di uomini e donne di cultura e di scuola non ci consente manifestazioni del genere. Però – e mi dispiace dirlo – è nello stesso Parlamento che ormai NON SI PARLA più, SI URLA, si fanno interventi asfittici, a volte sgrammaticati, poveri nei contenuti, sempre connotati da espressioni che in volgo si chiamano parolacce! Per non dire dei tanti spettacolini (striscioni, magliette, carte al vento, lancio di oggetti, salto dai banchi, ecc.) che si ripetono tutti i giorni! NO! E’ una deriva che mi preoccupa! Il Parlamento non è un mercato! Non è una piazza! Non è uno stadio! E’ uno spazio in cui SI PARLA! E in cui si deve parlare bene, con correttezza grammaticale, di argomentazioni e di idee. E in cui, anche, SI ASCOLTA! Il nostro Parlamento ha conosciuto tempi indubbiamente migliori. Basta andare a rileggere gli atti dell’Assemblea Costituente! Discorsi ricchi di dottrina e di pensiero. Da quegli interventi è nata – e nel giro di un anno – una Carta costituzionale che tutti ci invidiano. Il che non significa che a volte la contestazione non possa e non debba toccare toni alti. Basta ricordare ciò che avvenne quando la maggioranza impose la cosiddetta Legge truffa (siamo nel 1953). E ancora: quando all’Assemblea costituente si doveva decidere che cosa “fare” dei Patti Lateranensi, che, per la loro stessa natura, avrebbero connotato un certo tipo di Repubblica, o del concetto di “proprietà privata”, o di scuola. Si trattava di gettare le fondamenta di uno Sato assolutamente nuovo, che usciva da un secolo o poco meno di monarchia e da un ventennio di dittatura… e da due guerre che avevano messo a dura prova un popolo intero e… nato da poco! Si trattava di costruire un Paese in cui compito primo della Repubblica fosse quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. La temperie era altissima, ma gli interventi, pur se vigorosi, sempre di alta levatura. Oggi sembra che con la Buona scuola questa prioritaria condizione – contenuti elevati e correttezza espressiva – sia stata accantonata, ma… torno alla mia riflessione. Quello che mi preoccupa, oggi, è la povertà di pensiero e di linguaggio dentro e fuori il Parlamento. E da questa povertà non possono che uscire cattive leggi e… cattivi cittadini, purtroppo. Il malaffare dilagante è un segno terribile di questa decadenza civica! E sarebbe peggio che ne uscisse un intero cattivo Paese, e proprio in un momento storico molto difficile. Basti pensare a problemi enormi, quali la globalizzazione galoppante e le immigrazioni che si faranno sempre più pesanti, un’Unione europea che giorno dopo giorno rischia di frantumarsi, incapace di affrontare i problemi tremendi dell’oggi, un’ONU pressoché inesistente! Per non dire di qull’Islamic State of Iraq and Syria, che diventa sempre più pericoloso. Sono problemi transnazionali che solo una classe dirigente di elevata statura può affrontare. E una classe dirigente che ha elaborato questa Buona scuola e ha varato questo decreto mi preoccupa non poco. In effetti, non ha avvertito che è la natura costituzionale stessa del nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione” che viene pericolosamente messa in discussione. Una maggioranza che non ha voluto ascoltare le opinioni e i suggerimenti – e ce ne sono stati tanti – di semplici iscritti ed esponenti del PD, oltre a Mineo, Walter Tocci e Felice Casson, di uomini di scuola e di cultura, veramente mi preoccupa! In politica, o se si vuole, in una Buona politica, l’autoreferenzialità è estremamente pericolosa. E non vorrei che la cosiddetta Buona scuola fosse solo una delle tante Buone politiche che seguiranno. 


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