Contagi, i conti non tornano
Impennata di casi negli ultimi 7 giorni. Azzolina rassicura, ma i dati regionali sono diversi
Emanuela Micucci
«I dati ci confermano che la scuole sono luoghi molto più sicuri di altri», ripete da settimane la ministra dell'istruzione Lucia Azzolina. Già, i dati. I conti non tornano proprio nei dati sui contagi a scuola forniti dalla ministra relativi alle prime 4 settimane di riapertura dell'anno scolastico con le lezioni in presenza. I contagi, infatti, sembrerebbero sottostimati, oltre che in costante aumento. Con una forte impennata nell'ultima settimana, la quarta: +145,2%, pari a +4.202 nuovi casi positivi a scuola. E un incremento di 66 focolai, secondo il report settimanale dell'Iss. A cui si sono aggiunti altri 45 focolai nell'ultima settimana analizzata dall'Iss, quella del 12-18 ottobre, quinta settimana di riapertura. Non solo. I dati sui contagi a scuola sono difficili da trovare. Di fatto, mancano. «Non esiste una campionatura fatta bene e non esiste osservatorio specifico e costante sulle scuole, nonostante i dati esistano perché confluiscono tutti al ministero della salute», spiega il biologo molecolare Franco Bucci, professore alle Temple University di Filadelfia, che ha appena pubblicato uno studio sui contagi nelle scuola in Italia con l'immunologa Antonella Viola per il Patto Trasversale per la Scienza.
«Se domani mattina dovesse partire un'epidemia nelle scuole non ce ne accorgeremmo neanche», osserva. «Non potremmo accorgercene con alcune scarne informazioni come il numero dei focolai, che significa poco: sono fatti da 1 caso o 15-20 persone, quante classi sono comprese?». Quello sui focolai è l'unico dato che l'Iss registra nel suo report settimanale sulla situazione italiana di covid-19. E è il suo fornito da Azzolina la scorsa settimana. Mentre fino a pochi giorni prima, la ministra aveva diffuso percentuali e numeri assoluti sui contagi, precisando che erano stati «raccolti attraverso monitoraggio realizzato con i dirigenti scolastici e confrontato con l'Istituto superiore di sanità» (Iss).
Tuttavia, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, non tutti i presidi e le scuole hanno risposto al monitoraggi settimanale del ministero dell'istruzione. Tanto che proprio venerdì una nota ministeriale del capo dipartimento Giovanna Boda ricordava ai presidi di aggiornare le informazioni del monitoraggio ogni settimana entro le ore 20 di ogni lunedì. Analizziamo gli ultimi ufficiali disponibili forniti da Azzolina e aggiornati al 10 ottobre, appunto il primo mese di scuola. Gli studenti positivi sono lo 0,080% del totale, cioè 5.793 casi, il personale docente positivo lo 0,133%, pari a 1.020 casi, mentre il personale non docente positivo è lo 0,139%, ossia 283 casi. È la stessa ministra su Facebook a fornire percentuali e numeri assoluti. Significa che, secondo il Mi, in 4 settimane di lezione si sono avuti 7.096 contagi a scuola, l'11,68% di tutti i 60.733 casi positivi registrati in Italia in quel periodo, tra il 14 settembre e il 10 ottobre. Con un aumento costante: +48% in una settimana, pari a +937 positivi a scuola, passando dai 1.957 del 26 settembre ai 2.894 del 2 ottobre.
Per arrivare a un vero boom nell'ultima settimana, quando i contagi sono stati 4.202. raggiungendo così alla fine della quarta settimana di lezione ben 7.096 contagi. Mentre secondo l'Iss i focolai erano 14 la seconda settimana di scuola, se ne sono aggiunti 29 la terza settimana, 66 la quarta settimana e ulteriori 45 la quinta settimana. In un mese di lezione, quindi, ci sono stati, 154 focolai «in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito scolastico», per dirla con le parole e il verbo al condizionale dell'Iss, che aggiunge che questi focolai intrascolastici sono in aumento. Sviluppando per le percentuali ministeriali in base ai principali dati nel Focus sull'avvio dell'anno scolastico, forniti dallo stresso Mi a settembre, si ottengono numeri diversi e soprattutto emergono mancanze che porterebbero a concludere che i dati forniti sono fortemente sottostimati. Mancherebbero, infatti, almeno tutto il settore degli asili nido e quello della scuola paritaria, oltre al personale non docente addetto alle mense scolastiche.
Secondo il Focus del ministero, infatti, in questo anno scolastico la scuola statale accoglie 7.507.484 studenti, di cui secondo lo stesso Mi lo 0,080% avrebbe contratto il covid-19, pari a 6.001 alunni, cioè 208 ragazzi in più di quelli stimati da Azzolina. Ma nello stesso Focus in appendice sono forniti anche i dati sulle scuole paritarie, riferiti però all'anno scolastico 2019/20. Gli studenti del sistema paritario sono 12.423. Se li sommiamo ai compagni delle statali abbiamo 7.519.907 alunni complessivi del sistema scolastico pubblico. Di questi quindi sarebbero contagiati 6.015 alunni, cioè 222 in più rispetto ai dati ufficiali. Stesso discorso per i docenti. Questo anno nella statale ci sono 683.975 docenti sui posti comuni e 152.521 sui posti di sostegno: in totale 836.496 insegnati, di cui lo 0,133% è positivo al coronavirus cioè 1.112 docenti. Rispetto ai dati del Mi mancherebbero 92 insegnati infettati dal virus. Bisognerebbe, inoltre, aggiungere i docenti delle paritarie. Considerando solo quelli delle cattoliche si avrebbero altri 52.629 insegnati, per un totale di 889.125. I docenti positivi salirebbero così a 1.182, cioè +162 rispetto ai dati Mi. Solo per studenti e docenti delle scuole pubbliche statali e non statali i contagi sarebbero sottostimati di 384 casi positivi. I dati del ministero, poi, sembrerebbero non comprendere i contagi negli asili nido e nell'infanzia.
A fare un censimento annuale dei sistema pubblico e privato 0-6 è l'Istat. Nell'ultimo rapporto, pubblicato a giungo ma relativo all'anno scolastico 2017/18, risultavano autorizzati 354.641 posti per i bambini fino a 3 anni, la fascia di età cioè esclusa dal focus del Mi sull'inizio dell'anno scolastico, che parte dalla scuola dell'infanzia. Gli alunni totali tra asili e scuole, aumenterebbero a 7.874.548 e tra essi i casi positivi salirebbero a 6.299, cioè 506 in più dei dati forniti da Azzolina per gli studenti. Si arriverebbe così 668 contagi mancanti solo tra alunni e docenti. Senza però considerare tutto personale educativo dei nidi nella fascia 0-3 anni, gli insegnati delle paritarie non cattoliche e il personale non docente sia dello 0-3 sia di tutto il sistema delle paritarie. E, nel personale scolastico, andrebbero considerati anche gli addetti alla ristorazione scolastica. Una situazione che ha portato anche esponenti del Movimento cinquestelle a chiedere trasparenza. Come Silvia Chimenti: «i numeri dei contagi nelle scuole sono realmente quelli che circolano o sono molti di più e sta diventando difficile anche per le Asl tracciarli?». A favorire la mancanza di chiarezza sui contagi a scuola, i dati che arrivano direttamente dalle regioni.
La regione Lazio, ad esempio, annunciava, il 2 ottobre, poco più di 290 studenti positivi, saliti il 15 ottobre a 848 alunni e 149 docenti e 47 collaboratori e presidi positivi. Per arrivare la settimana scorsa a 75 scuole focolaio, 1.993 casi positivi totali nelle scuole: «di cui 1.970 studenti, in prevalenza nelle scuole secondarie superiori, e 323 tra il personale scolastico» (nota unità crisi covid-19 regione). Come a dire, in base ai dati del Mi, che il 28% di tutti i contagi nelle scuole avviene negli istituti del Lazio.
Venerdì il presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, ha spiegato che nelle sole scuole del territorio della Asl Napoli 2 si sono effettuati 1.321 tamponi nel programma Scuola Sicura e sono risultati 160 positivi tra alunni da 0 a 18 anni e personale scolastico, che considerando anche i contagi correlativi in quell'ambito scolastico arrivano a 380 casi positivi. «Il dati del ministero della salute», spiega Bucci, «partono da quelli delle Ats/Asl, che li hanno direttamente dalle scuole e li trasmettono alla regione, che li dà al ministero. Se nel trasmettere i dati non tengono separati quelli delle scuole e li mettono nel calderone, li hanno solo aggregati e così si perde l'informazione». «Non si riesce a distinguere cosa viene dalla scuola e cosa viene dal sistema dei tamponi», aggiunge Viola citando ad esempio il Veneto: «la prima cosa su cui intervenire è avere un'organizzazione metodica dei dati, perché oggi sulla base dei dati raccolti dal tracciamento possiamo prendere decisioni razionali applicando un metodo scientifico».