Consigli di classe, la fuga dei genitori “Preferiscono dire la loro sui social”
La partecipazione è ai minimi storici: meno di uno su 10 vota nei licei, uno su 5 alle medie
Genitori in fuga dalla scuola ma sempre più presenti sui social. Ma solo quando c’è da votare per i loro stessi rappresentanti negli organismi collegiali: Consiglio d’istituto e Consigli di classe. Perché, quando c’è da mettere in discussione le decisioni di maestre e professori, i tribunali sono presi d’assalto dai ricorsi di mamme e papà che obiettano su tutto: rimandi e bocciature, valutazioni dei compiti e delle interrogazioni, fino al voto sulla condotta. Riguardo invece alla partecipazione negli ultimi 30 anni, l’atteggiamento dei genitori nei confronti della scuola è cambiato. Lo dicono i dati dell’affluenza alle urne per il rinnovo dei rappresentanti negli organismi scolastici. Gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Istruzione (quelli che compaiono nei Rav, Rapporti di autovalutazione degli istituti relativi al triennio 2019/2022) mostrano una partecipazione alla vita democratica delle scuole al minimo storico: meno di un genitore su dieci al voto nei licei, negli istituti tecnici e nei professionali; poco più di uno su 5 nel primo ciclo, scuole elementari e medie. Vent’anni fa, tra elementari e medie si recava al voto un genitore su tre, più di 13 su cento al superiore. E un decennio prima, nel 1989/1990, erano quasi 4 su dieci nel primo ciclo e 16 su cento alla secondaria. Quando madri e padri non avevano voce in capitolo, prima del 1974, gli alunni avevano sempre torto e gli insegnanti sempre ragione. Poi, arrivò la svolta. 45 anni fa, le porte delle scuole vennero aperte a genitori e studenti che poterono esprimere le proprie opinioni su quanto si decideva in un luogo che fino a quel momento era stato regno incontrastato degli insegnanti. Adesso la scarsa partecipazione dei genitori mette in crisi lo stesso concetto di rappresentatività. Per Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi, i dati denunciano il profondo stato di crisi degli organi collegiali della scuola. «Tuttavia – aggiunge – la contraddizione tra la scarsa partecipazione alle elezioni e l’elevata “pressione” comunicativa esercitata sulle scuole, con conseguente incremento di contenzioso e di comportamenti opportunistici, è solo apparente». Giannelli legge questa crisi come un aspetto «della più generale crisi degli organi intermedi di aggregazione e rappresentanza sociale». E un ruolo importantissimo è svolto «dai social media e dalla tendenza alla partecipazione immediata – a volte collaborativa ma più spesso oppositiva – tipica della società globalizzata». Una situazione, denuncia il rappresentante dei presidi, che «ha ormai assunto dimensioni patologiche ed alla quale bisogna porre rimedio al più presto ». E, questa è la cosa più paradossale. se la loro partecipazione è bassa i genitori non si sentono sufficientemente rappresentati a scuola. «I decreti delegati – spiega Angela Nava, del Coordinamento genitori democratici – risalgono al 1974. Da allora la scuola ha conosciuto l’autonomia, la dirigenza scolastica, una nuova organizzazione. Ma non è stata mai nemmeno calendarizzata una riforma degli organi collegiali. E mi chiedo: vogliamo una gestione democratica della scuola o quello dei genitori è solo un consenso utile al funzionamento d’istituto?».