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Concorso a preside, soluzioni fasulle. l'estate dei test farlocchi non è finita

Ci sono già cinque prove d'ammissione consegnate alla giurisdizione dei Tribunali amministrativi e questo infelice e atteso concorso (per dirigenti scolastici) è stato affidato alle mani investigative della polizia postale

28/09/2011
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la Repubblica

Corrado Zunino

Non va bene neppure lo storico concorso per presidi, che il prossimo 12 ottobre porterà sul mercato 2.386 nuovi dirigenti scolastici dopo sei anni d'attesa. L'estate dei test farlocchi non finisce mai. Ci sono già cinque prove d'ammissione consegnate alla giurisdizione dei Tribunali amministrativi e questo infelice e atteso concorso (per dirigenti scolastici) è stato affidato alle mani investigative della polizia postale: sulle domande di batteria, una preselezione per sfoltire i 42 mila che hanno chiesto di partecipare, nella notte del 31 agosto c'era stata una fuga di notizie.

In questa scuola gelminiana che va avanti con diciassette reggenze (presidi-houdini che presiedono, appunto, diciassette scuole contemporaneamente) si deve imparare a diventare dirigenti scolastici rispondendo a domande sbagliate. In queste ore, affannosamente, i tecnici del ministero dell'Istruzione stanno sottraendo al volumone da 5.750 domande (la pre-selezione) le 160 fin qui scoperte errate. Ma la ricerca non è finita, gli errori crescono a ogni controllo. Già. L'età media per entrare a scuola, in Europa, non è sei anni  -  come suggerisce la risposta ministeriale  -  ma tra i quattro (in Irlanda) e i sette (nelle nazioni scandinave). E la Romania non è entrata in Europa nel 2006, ma il primo gennaio 2007.

Il ministro Mariastella Gelmini con le sue risposte plastiche e plastificate quando sono emersi i problemi ha innestato la routine piccata: "Pochissimi e marginali refusi nelle domande". E ha spiegato come il metodo Formez, utilizzato per i quiz, sia il più economico (due euro a volume è il costo). Il problema è che il metodo Formez ha cambiato Lucilio in Lucillo e ha garantito risposte quadruple a un'unica domanda. "Quando può il dirigente esercitare il potere di delega?", si chiede. La risposta è disseminata quattro volte nel librone dei 5.750 quiz. Se nel volume esce il file numero 166 si deve scrivere "per specifiche e comprovate ragioni di servizio", se esce il numero 200 la risposta esatta è "per economizzare il tempo", se esce il numero 211 il preside deve "ottimizzare i tempi", se esce la numero 407, invece, deve "distribuire razionalmente i compiti tra i membri dello staff di direzione". Peccato che la risposta esatta possa essere una soltanto?

Ci sono dodici domande così lunghe da prendere un minuto per leggerle tutte: un minuto, però, è il tempo necessario per leggere e rispondere. Sentite questa chicca, poi: "Si parla di apprendimento attivo quando gli studenti apprendono...". È la domanda, puntini... La risposta ministeriale (quindi esatta) dice: "Muovendosi e facendo qualcosa piuttosto che stare seduti ai loro banchi a leggere, completare compiti o ascoltare l'insegnante". Straordinaria. Si confondono "ds" (dirigenti scolastici) con "dsa" (disturbi specifici di apprendimento") e dm (decreti ministeriali) con dpr (decreti del presidente della Repubblica).

Già, i test. Di ispirazione anglosassone, questo ministero ne sta facendo un uso formidabile. Il problema è che spesso non sono attendibili o sono anticipati da chi è raccomandato. L'ormai notorio test della grattachecca  -  "qual è il più famoso venditore di granite (appunto, grattachecche) a Roma?"  -  è finito in un tribunale amministrativo. La domanda è stata sottoposta agli studenti che volevano avviarsi verso il corso di laurea per le professioni sanitarie della Sapienza di Roma. La prova con il "Grattachecca test" è finita al Tar del Lazio  -  su ricorso dell'Unione degli universitari  -  non solo per la domanda rinfrescante, ma anche per la richiesta di completare una "frase che Vasco Rossi ha postato su Facebook". I due quesiti non erano stati oggetto di studio alle scuole superiori appena chiuse dai candidati e non contenevano in sé la possibile risposta giusta. A Brescia, e parliamo sempre di prova per l'ingresso alle Professioni sanitarie, sono stati annullati a test in corso quattro domande, tutte di cultura generale. C'era un errore di impaginazione. Qui il ricorso, e la possibilità di annullamento della prova, potrebbe avere successo. Ancora alla Sapienza: per il test d'ingresso in Medicina non sono state rispettate le norme per consentire  a un disabile di sostenere la prova senza essere disturbato. Sempre La Sapienza, l'università italiana più contestata sul fronte quiz: per la prova d'accesso in inglese (Facoltà di Medicina) non c'è stata contemporaneità con l'università inglese prescelta: a Roma si è partiti con venti minuti di ritardo, che nell'era internet possono valere una soffiata in tempo reale. E gli studenti hanno avuto venti minuti in meno per finire la prova. Si resta a Medicina, ci si sposta a Genova: lì, sostengono quelli dell'Udu, non sono stati assegnati i posti destinati agli studenti extracomunitari in quanto nessuno dei candidati aveva raggiunto il punteggio minimo di 20 (score difficile da raggiungere per ragazzi con problemi sulla lingua italiana, ed era il primo anno che si richiedeva una soglia minima). Altre segnalazioni sono arrivate da Psicologia a Parma, da Medicina a Ferrara e a Udine. Per queste prove d'accesso, superate in media da un candidato ogni sei, a Firenze gli studenti si erano messi in fila sotto il diluvio, a Perugia i familiari avevano persino accompagnato i loro ragazzi.
 


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