Concorsi, stop alla laurea specifica e al voto minimo per partecipare
Serviranno crediti formativi specifici acquisiti anche in altri percorsi universitari
Maglie larghe in fatto di requisiti universitari per l’accesso ai concorsi pubblici. Lo ha deciso la Camera tra giovedì e venerdì votando un emendamento e un ordine del giorno alla legge sulla Pubblica amministrazione, che è stata approvata da Montecitorio venerdì mattina e torna ora al Senato . La principale novità è che non sarà più necessario aver conseguito un voto minimo di laurea per potere prendere parte a selezioni pubbliche, grazie all’emendamento presentato in extremis dal deputato Pd Marco Meloni. «Una vittoria dei Cinque Stelle- rivendica Carlo Sibilia, del Movimento - In ogni caso siamo felici per il fatto che sia stato compiuto un atto di civiltà: è stata scritta la parola `fine´ a una procedura che aveva profili incostituzionali, perché discriminatoria».
Le novità in arrivo
Ma in prospettiva- e queste sono le novità contenute nell’ordine del giorno- per le selezioni per posti pubblici non sarà più necessaria una laurea specifica, tutte le discipline sono equiparate quando è richiesta la laura, salvo casi speciali che la legge dovrà espressamente regolare. Si potranno avere filosofi che diventano diplomatici. Non si tratta ovviamente di togliere qualsiasi specializzazione, ma di rendere più flessibile il sistema. Potranno essere infatti chieste «competenze eventualmente corrispondenti a uno specifico e congruo numero di crediti formativi universitari anche acquisibili in soprannumero rispetto al percorso ordinario» della laurea. Mentre non c’è più traccia nella norma del riferimento alla distinzione del voto di laurea in base all’ateneo di provenienza, che aveva scatenato tante polemiche.