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Concorsi, agenda digitale, licei sportivi. Profumo, il ministro degli annunci

Nove mesi e mezzo fa, la silenziosa assunzione dell'incarico. Poi la svolta. Ed è partito come un Frecciarossa

04/09/2012
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Corriere della sera

di SERGIO RIZZO

A pochi giorni dalla riapertura delle scuole una cosa non si può certo rimproverare a Francesco Profumo: che non abbia preso sul serio la sua nuova occupazione di ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Talmente sul serio, tecnico qual è, da superare nel profluvio incessante di parole perfino alcuni suoi predecessori politici. Sei interviste a giornali e radio nell'ultima settimana sul ritorno (sacrosanto, precisiamo) ai concorsi per gli insegnanti. Proclami di ogni tipo su riforme e innovazioni di ogni tipo: le nuove regole per l'abilitazione dei docenti, l'introduzione del liceo sportivo, la riforma dei compiti a casa... E convegni, convegni, convegni. Per non far torto a nessuno. Al convegno sull'istruzione a Urbino ha difeso i precari. Alla festa della pubblica amministrazione e innovazione di Terni ha garantito un concorsone trasparentissimo. Al convegno a Trento organizzato dal think tank Vedrò di Enrico Letta ha sfatato il luogo comune che gli studenti italiani siano asini nelle materie scientifiche. Alla festa del Pd ha ripetuto che gli universitari fuori corso devono pagare tasse più alte dei loro colleghi lavoratori: ci mancherebbe altro. A un convegno sulla scuola, a Ischia, ha detto che rivendicando competenza sugli istituti scolastici le Province vogliono solo mantenere alcune cose dello status quo. A un convegno a Milano ha assicurato che nonostante le minacce provinciali l'anno scolastico non è a rischio. A un convegno a Camerino ha rivelato che per l'Università il governo pensa a introdurre un criterio come quello del bastone e della carota per rendere le nostre università più competitive. Al convegno di Cagliari sulle città intelligenti ha lamentato che in Italia ci siano troppe sedi di centri di ricerca. A un convegno a Firenze ha ricordato che l'università e la scuola sono la priorità del Paese. A un convegno sulla sanità organizzato a Roma dall'Udc ha spiegato che nella ricerca serve un coordinamento unico. A un convegno sull'apprendimento permanente, sempre a Roma, ha rivelato che il suo ministero realizzerà per ogni studente la carta d'identità della formazione. A un convegno sull'Information technology a Torino ha promesso un'accelerazione dell'agenda digitale da parte del governo. A un convegno della Commissione cultura della Camera ha auspicato una strategia comune università-ricerca. Al convegno per i cinque anni del consiglio europeo della ricerca ha proposto una specie di moneta comune per i ricercatori europei. E tutto ciò soltanto da un paio di mesi a questa parte. Ieri il ministro Profumo ha esternato anche da Israele, dove ha incontrato il suo collega Gideon Saar dicendosi interessatissimo alla riforma degli insegnanti introdotta dallo Stato ebraico che prevede l'aumento delle ore, la formazione continua e soprattutto un notevole aumento degli stipendi. Un suo cavallo di battaglia: qualche mese fa aveva già avuto occasione di dire al Tgi che i docenti italiani hanno retribuzioni troppo modeste. Mentre il 19 giugno, in occasione della sua visita a Pechino, aveva sottolineato il valore degli scambi culturali internazionali tra studenti. E pensare che il decollo ministeriale, nove mesi e mezzo fa, era avvenuto con parecchi vuoti d'aria. Forse condizionato dalle polemiche sulla presidenza del Consiglio nazionale delle ricerche (ente vigilato dal suo ministero) che Profumo non aveva immediatamente lasciato, limitandosi a un'autosospensione in attesa del responso dell'Antitrust cui aveva chiesto un parere sulla compatibilità del doppio incarico. Ma una volta liberatosi da quella fastidiosa palla al piede, con le dimissioni e la nomina del successore, il parlamentare del Pd Luigi Nicolais, ex ministro della Funzione pubblica del governo di Romano Prodi, è partito come un Frecciarossa. Va detto che almeno non si è mai sognato di rivendicare la realizzazione di un tunnel lungo 730 chilometri fra Ginevra e il Gran Sasso per le gare di velocità fra neutrini, com'è capitato al ministro prima di lui. Ma una volta anche Profumo è uscito dal seminato, se è vero quanto attribuitogli dall'Agenzia Bloomberg il 9 agosto a proposito delle «lunghe discussioni» in seno al governo sull'eventualità di chiedere all'Europa l'attivazione dello scudo anti spread. Attribuzione subito seguita da una rettifica del ministro: «In consiglio dei ministri non c'è stata alcuna lunga discussione sull'argomento». Può succedere, quando si parla troppo. Adesso aspettiamo i fatti.


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