Cinque milioni e mezzo per le scuole per recuperare i danni della didattica a distanza
Nel decreto ristori prevista una cifra, da 1.000 a 3.000 euro a scuole, per attività formative di integrazione per gli alunni con un livello di abilità insufficiente
Salvo Intravaia
Poco più di 5 milioni e mezzo di euro per recuperare il gap formativo di mesi e mesi di didattica a distanza di un milione di alunni in difficoltà. È la misura prevista nel "decreto ristori", approvato dalla Camera la scorsa settimana. Una sorta di "ristoro" formativo per i tantissimi alunni delle scuole del primo ciclo che sono stati penalizzati dalle lezioni "dimezzate", offerte da remoto, nel corso del passato anno scolastico e nei primi mesi di quello in corso, che si aggiunge ai tantissimi sussidi previsti per le categorie economiche danneggiate dalla pandemia da Coronavirus.
Una cifra che si aggira attorno ai mille euro a scuola, se si ripartisse l'intero budget a tutti gli istituti, quasi 5mila e 400 del primo ciclo, distribuiti sull'intero territorio nazionale. Duemila o tremila euro se la cifra andrà agli istituti ubicati nelle tantissime periferie delle grandi città o nei territori più deprivati del meridione d'Italia. In ogni caso, una cifra poco più che simbolica, considerato l'altissimo numero di alunni delle classi nel belpaese, che stentano a raggiungere livelli adeguati di preparazione. Ma comunque un buon inizio.
Per farsi un'idea dei potenziali destinatari del ristoro previsto dal governo basta spulciare gli ultimi test Invalsi somministrati prima del lockdown dello scorso mese di marzo: quelli del 2019. Prima che il Covid-19 si impadronisse delle vite degli italiani, gli studenti delle scuole medie che non raggiungevano livelli adeguati di competenze in Italiano e matematica superavano abbondantemente un terzo del totale: il 34,4% nel primo caso e il 38,7% nel secondo caso. Qualcosa come 483mila ragazzini che attualmente frequentano la scuola secondaria di primo grado.
I bambini delle elementari che si trovavano nelle medesime condizioni dei compagni più grandi, stentando non poco ad arrivare ai livelli minimi di competenze nelle medesime aree, italiano e matematica, superavano anche in questo caso il 25% del totale. Un numero pari a 596mila bambini delle primarie.
In totale, gli alunni che già prima della didattica a distanza arrancavano nello studio superavano il milione di unità. Quanto basta per immaginare che gli alunni svantaggiati sono presenti in tutte le scuole, anche quelle ubicate nei quartieri bene delle città metropolitane e nelle cittadine di provincia. Una platea che con le lezioni attraverso il mezzo tecnologico si è probabilmente ingrossata, portando gli alunni bisognosi di interventi aggiuntivi al milione e 100mila o 200mila.
I 5milioni e mezzo che dovrebbero supportare quel milione di alunni più fragili con "attività didattiche extracurricolari finalizzate al recupero di gap formativi", si legge in una nota ministeriale, saranno distribuiti "tra le scuole del primo ciclo (primarie e secondarie di primo grado) con un maggiore svantaggio nei livelli di apprendimento". E sarà lo stesso ministero dell'Istruzione a curare la ripartizione, con un proprio decreto. Con mille euro si potranno erogare circa 30 ore di insegnamento aggiuntivo, circa cento ore con 3mila euro. Ma prima di affrontare questo aspetto, occorrerà vedere il trend dei contagi dal prossimo 7 gennaio, quando rientreranno in classe e in presenza tutti gli alunni delle scuole italiane, studenti delle superiori compresi.