«Ci manca il contatto umano Ma al passo col programma»
La studentessa
Valentina Santarpia
Un rientro precipitoso dal quarto anno di studio in Inghilterra, da dove è «scappata» il 6 aprile 2020 a causa dei contagi, e poi mesi di didattica a distanza intervallati da qualche sprazzo di rientro in classe, quando a settembre sembrava che le cose potessero tornare alla normalità. La scuola per Irene Carulli, 18 anni, studentessa del quinto anno del liceo scientifico Fermi di Minervino Murge (Bat), è stata come andare sulle montagne russe.
Cosa ti è mancato di più della scuola in presenza?
«Il contatto con i compagni, la quotidianità, la possibilità di chiedere più tempo per le spiegazioni agli insegnanti, che spesso invece sono presi da problemi tecnici».
Draghi ha parlato di tempo perso: tu cosa senti di dover recuperare?
«Con il programma sono al passo, ma ci sono alcune materie in cui sento che vorrei più spiegazioni: matematica, fisica». Come si potrebbe fare?
«Prima di tutto penso che bisogna accettare la situazione per quella che è. Allungare il calendario per noi che abbiamo gli esami è impossibile, ma forse si potrebbe fare una specie di palestra di allenamento alle prove, in modo da aiutarci a prepararci, ma solo con corsi pomeridiani e non obbligatori. E magari simulazioni delle prove d’esame».
Ci vorrebbe anche un recupero emotivo?
«Forse sì. La solitudine l’abbiamo sentita molto: mi manca il contatto con gli amici, lo svago, la risata o lo sguardo d’intesa, anche solo un sorriso. E poi dovrò affrontare da sola tante cose: i test d’ingresso all’università, l’esame della patente europea per l’uso del computer». Sei riuscita a trovare degli spazi di svago?
«Sì, occuparmi di me stessa, dell’alimentazione, dell’attività fisica, mi hanno aiutato a sentirmi meglio, sono stati la mia valvola di sfogo. Sicuramente è solo uno sfogo temporaneo, perché la situazione non si può risolvere così facilmente. Con la Dad forse abbiamo avuto tempi più distesi, ma un forte senso di isolamento».