Chiamata, un anno di prova
Sindacati e ministero alle prese con la stesura dell'articolato, nel 2017 nuova intesa
Alessandra Ricciardi
Sarà il banco di prova per il ministero e per i sindacati. L'articolato che trasforma in contratto l'intesa politica sottoscritta giovedì scorso sull'applicazione della chiamata diretta dovrà tenere insieme l'esigenza di innovazione del reclutamento e di maggiore autonomia delle scuole, di cui è portatrice la riforma della legge 107, e l'istanza di garantire la trasparenza e l'imparzialità delle procedure di selezione, di cui sono promotori i sindacati. I docenti che, diventati di ruolo, dovranno fare i conti con il nuovo sistema di assegnazione alla sede, in cui dovranno candidarsi presso più istituti dell'ambito facendo valere il proprio curriculum, e in cui il punteggio di graduatoria, essenzialmente legato all'anzianità di servizio, varrà solo a parità di requisiti rispetto agli altri candidati, per quest'anno sono circa 100 mila su 600 mila.
La procedura di massima indicata nell'intesa, che ItaliaOggi ha letto, prevede che il dirigente pubblichi un avviso nel quale indica, alla luce delle proprie necessità formative rilevate con il Piano dell'offerta formativa, per ciascun posto disponibile quattro requisiti scelti tra i 30 di un elenco nazionale, parte integrante del contratto. Il dirigente fa la proposta di assegnazione triennale al docente che soddisfa il maggior numero di indicatori. In caso di parità nel numero dei requisiti posseduti si utilizza il punteggio della mobilità per i docenti assunti entro lo scorso anno scolastico o quello della graduatoria di appartenenza, a esaurimento o di merito, per i docenti assunti nell'a.s. 2016/17. Qualora il docente destinatario della proposta opti per altra scuola, il dirigente fa la proposta al secondo e poi al successivo, se necessario, fino ad esaurire la lista dei candidati. Alla fine delle procedure la sede dei docenti rimasti senza assegnazione sarà individuata dall'Ufficio scolastico regionale, sempre in base al punteggio di graduatoria.
Avversato dai sindacati, nell'intesa non si fa menzione del colloquio, che la legge n. 107/2015 prevedeva come facoltativo. Visto che il contratto però non può derogare la legge, il colloquio resta sempre possibile ma affidato alla libera scelta del dirigente sul se e come svolgerlo.
Le competenze dei docenti dovranno essere dichiarate on line, e si tratta in larga misura dei profili professionali del curriculum, entro fine luglio.
Non è prevista una gradazione in base all'anzianità: se la scuola richiede esperienze in aree a rischio, non farà differenza aver maturato l'esperienza per più o meno tempo. Si concorre, soddisfatto il requisito, alla pari con gli altri candidati.
Se da un lato il ministero guidato da Stefania Giannini non vuol sentir parlare di punteggi per l'anzianità, dall'altro il sindacato chiede che la procedura sia il più oggettiva e trasparente possibile, limtitando al massimo dunque la discrezionalità del dirigente.
Una procedura che dovrà garantire che entro il 15 di settembre tutti i docenti neoassunti siano assegnati alla loro sede vendo già scontato le assegnazioni per la mobilità annuale. Alla fine, il tempo per gli avvisi e la valutazione dei curriculum sarà molto stretto. È la stessa intesa a chiarire che quello che si firmerà è un contratto per la «prima applicazione» della chiamata diretta. Nel 2017, nuovo giro, nuovo contratto.
«Devo dare atto ai sindacati di aver avuto uno spirito costruttivo. Con l'accordo siglato abbiamo dimostrato che è possibile trovare un'intesa mantenendo da un lato la necessità degli istituti di scegliere gli insegnanti di cui hanno bisogno, dall'altro di evitare una deregulation selvaggia», ha dichiarato il sottosegretario all'istruzione Davide Faraone che ha seguito la sigla dell'intesa.