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Chiamata diretta già al restyling

Viale Trastevere non vuole farsi imporre soluzioni dal parlamento. Simulazioni sul nuovo organico. Circolare o regolamento per chiarire i poteri dei presidi

31/03/2015
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Che il disegno di legge slitti di fatto di un anno e che nell'immediato si facciano solo le 50 mila assunzioni possibili a legislazione vigente, sulle 100 mila previste, è un'ipotesi che a viale Trastevere non vogliono neanche prendere in considerazione. L'input ricevuto da palazzo Chigi è di portarsi avanti con il lavoro per essere pronti con la fase attuativa di tutto il pacchetto sin dal primo giorno utile. Obiettivo: decollo della riforma a settembre, come annunciato. La tabella di marcia prevede che il ddl di sulla Buona scuola, da oggi incardinato in commissione cultura della camera, probabile relatrice la pd Maria Coscia, sia licenziato dall'aula per fine aprile. Entro la seconda metà di maggio l'ok del senato (in questo caso il ruolo di relatrice dovrebbe toccare alla renziana Francesca Puglisi) che però dovrebbe modificare poche cose avendo concordato gli interventi più importanti con i gruppi dell'altro ramo del parlamento Per gli inizi di giugno l'ok definitivo di Montecitorio. La tabella ha un'elasticità al massimo di 15 giorni. Se così dovesse essere, ministero dell'istruzione prima e uffici territoriali dopo saranno chiamati ai lavori forzati per attuare la riforma nel periodo di chiusura delle scuole.

La parte più cospicua è rappresentata dalle 100mila immissioni in ruolo e dalla chiamata diretta dei nuovi docenti da parte dei presidi. Al dicastero guidato da Stefania Giannini fervono le simulazioni sul nuovo organico che si verrebbe a costituire con le assunzioni: l'assegnazione dei posti alle regioni in base al fabbisogno e come questi potranno essere articolati nell'ambito territoriale per la costituzione degli albi. E poi c'è il dossier della chiamata diretta. Al momento la norma del ddl prevede solo che il dirigente scolastico propone gli incarichi di docenza agli iscritti nell'albo territoriale e che la relativa assegnazione ha durata triennale. Nulla si dice sul cosa fare nel caso per esempio di un docente che sia contattato da più scuole oppure di un docente che non sia chiamato da nessuno e che pure, essendo comunque già di ruolo, ha diritto ad avere un incarico. Alcune ipotesi in campo parlano dell'opportunità di trascinare negli albi i candidati con il punteggio della graduatoria di provenienza. In base al punteggio e alla posizione in lista, ogni prof sceglierebbe la scuola. Una piramide, insomma, che funzionerebbe anche se capovolta.

In assenza di un rinvio diretto della norma a provvedimenti attuativi, al dicastero dell'istruzione non si esclude di poter delineare meglio i poteri dei presidi nella scelta dei prof con regolamento o addirittura con circolare. Ma ai più pare poco probabile che si possa arrivare all'ok definitivo del provvedimento senza che il parlamento non sia intervenuto sul punto, che è tra i più controversi. Ecco perché le soluzioni per definire la chiamata diretta devono essere pronte da quasi subito, se il Miur non vuole farsi imporre dal parlamento nuovi modelli. Al ministero hanno già concordato che oltre alla presenza dei tecnici, nei lavori di commissione e aula sul ddl dovrà essere sempre garantita anche la presenza politica, del sottosegretario Davide Faraone o dello stesso ministro.


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