Chiamata diretta, decide il preside
Da 3 a 6 i requisiti per i candidati, possibile il colloquio
Alessandra Ricciardi
Presidi protagonisti della chiamata diretta dei docenti. Dopo il fallimento della trattativa per un accordo con i sindacati sui criteri di scelta dei docenti dagli ambiti, il ministero dell'istruzione ha deciso di recuperare gli spazi di flessibilità previsti dalla Buona scuola. Flessibilità che si traduce in una maggiore discrezionalità dei dirigenti scolastici nella selezione dei docenti rispetto ai paletti che la sequenza contrattuale, arrivata a un passo dalla firma, fissava. Il ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, firmerà in queste ore le Linee guida con le quali saranno impartite le indicazioni ai presidi e ai docenti, circa 100mila i prof di ruolo interessati, con la tempistica di una procedura che si presenta complessa anche dal punto di vista dei flussi informatici.
Il preside nei bandi di prossima pubblicazione per la chiamata dei docenti potrà prevedere dai tre ai sei requisiti scelti nel calderone di un elenco nazionale diviso per esperienza, titoli e attività formative: erano quattro secondo la bozza di accordo. Restano tra i titoli valutabili, una trentina, anche i ruoli di coordinamento di attività e dipartimento, che avevano fatto infuriare i sindacati. Il dirigente potrà anche graduare i vari requisiti, stabilendo delle priorità che invece l'accordo evitava. Così come, a parità di situazione tra due o più candidati, potrà fare ricorso al colloquio, che l'intesa non prevedeva a favore della prevalenza del punteggio in graduatoria.
Fino a ieri sera era anche in ballo la possibilità per i presidi di chiamare docenti che non avessero presentato espressa candidatura all'istituto. Una facoltà che era stata eliminata al tavolo con i sindacati e che potrebbe alla fine essere sacrificata solo per le difficoltà tecniche: il dirigente dovrebbe avere accesso al database di tutti i curriculum degli insegnanti dell'ambito di appartenenza. Ed è proprio la capacità del sistema di reggere al flusso dei dati una delle preoccupazioni che serpeggia al dicastero di viale Trastevere.
Stretti i tempi dell'intera procedura: i docenti che hanno ottenuto la titolarità su ambito territoriale in seguito alle procedure di mobilità dovranno vedersi assegnata la scuola entro il 31 di agosto, vale invece la scadenza del 15 settembre per i neo immessi in ruolo dall'ultimo concorso e dalle graduatorie.
Gli interessati dovranno caricare il proprio curriculum, secondo un nuovo modello che sarà diffuso dall'amministrazione (anche se non è da escludere la possibilità di utilizzare i profili professionali già a disposizione degli uffici) sul sito Sidi. La pubblicazione degli avvisi sui siti delle singole scuole dovrebbe essere possibile già dalla prossima settimana.
Entro il 27 luglio dovranno essere inviate le candidature per la scuola dell'infanzia e la primaria, entro il 2 agosto per la superiore di primo grado e il 12 agosto per il II grado. Poi scatteranno le selezioni.
Per i sindacati resta netta la contrarietà all'impianto. «Il Miur aveva presentato ai sindacati una pletora di requisiti nazionali molti dei quali non avevano alcun riferimento alla concreta attività didattica, culturale e pedagogica dei docenti», dice Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, in merito alla rottura delle trattative. «Impossibile accettare che la scuola diventi un mercato dei titoli, ci hanno presentato un album di figurine», rincara la dose Pino Turi, numero uno della Uil scuola, «di questa scelta il ministro porta per intero la responsabilità». Rimarca Lena Gissi, segretario Cisl scuola: «È necessario garantire trasparenza ed oggettività della scelta, se le indiscrezioni sulle linee guida saranno confermate invece si inasprirà il contenzioso a livello locale e individuale