Chi vuole rottamare lo sciopero?
di Pippo Frisone
Dopo lo sciopero dei lavoratori del pubblico impiego del 28 settembre, adesso tocca alla scuola.
A proclamarlo questa volta è la sola Flc-Cgil nel giorno di più alto gradimento, vale a dire Venerdi 12 ottobre e per l’intera giornata. L’ultimo sciopero della scuola, risale giustappunto a un anno fa ed esattamente al 6 settembre del 2011. Scioperi, dicono i detrattori della CGIL, di pura testimonianza che hanno inciso poco o niente nell’iter dei provvedimenti che si sono abbattuti dal 2008 in avanti come uno tsunami sul pubblico impiego ed in particolare sui lavoratori docenti e ata della scuola. Col governo Monti sembrava che la scuola venisse risparmiata da ulteriori sacrifici.
Poi la spending review che taglia e toglie nuove risorse alla scuola mentre con la nuova legge di stabilità è in arrivo una nuova stangata di 10miliardi con sanità e statali ancora sotto torchio.
I pochi incontri delle parti sociali col Governo si sono ridotti ad una presa d’atto delle comunicazioni e delle decisioni unilaterali dell’esecutivo.
La concertazione è stata completamente svuotata di significato e della valenza originaria.
Gli unici tavoli di confronto vero restano 150 tavoli di crisi al Ministero delle attività produttive.
Cosa deve fare il sindacato quando sulle pensioni si eliminano i requisiti precedenti, innalzando l’età pensionabile con 360mila esodati ? Quando da tre anni si bloccano contratti e scatti di anzianità, non si procede alla stabilizzazione dei precari e ci si inventa un concorso a quiz inutile e costoso ? Quando si modifica l’art.18 dello statuto?
Quando si costringono 3500 docenti inidonei a transitare nelle segreterie delle scuole ?
Quando a 8500 esuberi non si dà alcuna prospettiva se non quello di un futuro incerto e precario?
Per molto meno in passato di fronte all’irremovibilità e ottusità dei governanti , i sindacati rispondevano unitariamente con lo sciopero generale.
Il 12 ottobre a contrastare la politica del governo Monti ci prova ancora una volta la CGIL.
Il più grande sciopero della scuola , contro le riforme Tremonti-Gelmini , risale oramai a quattro anni fa. In quella occasione che vide tutto il fronte sindacale unito ci fu una massiccia adesione dei lavoratori della scuola allo sciopero che sfiorò il 65%.
Poi i sindacati presero strade diverse tra filo-governativi e non, tra moderati e antagonisti.
Da quel momento il potere contrattuale dei sindacati si è indebolìto fino alla quasi irrilevanza di oggi.
I sindacati appaiono sempre più come dei giganti dai piedi d’argilla e ogni volta che marciano separati e divisi mostrano tutte le loro contraddizioni vecchie e nuove.
Lo sciopero viene fatto passare come un’arma vecchia e spuntata , destinata prima o poi alla rottamazione.
Ai sindacati vengono chiesti sempre più certificati di fedeltà e di moderazione, emarginando fino alla esclusione quanti non si adeguano o hanno una visione diversa .
C’è riuscito in modo deciso e convinto il governo Berlusconi prima. C’è riuscito benissimo Marchionne alla Fiat.
Ci sta riuscendo con minor clamore anche il governo dei professori .
Da rottamare oggi non è tanto il diritto di sciopero ma quelle politiche che inseguendo i favori di questo o quel governo, di questo o quel partito perdono di vista la difesa del lavoro e dei lavoratori, i diritti dei precari e la tutela dei più deboli.
Da rottamare oggi è la cattiva politica e quella che vuole gettare alle ortiche l’unità sindacale.
Chi vuole oggi rottamare lo sciopero, disprezzando ogni azione collettiva e inseguendo le scorciatoie individuali si prepara a rottamare domani i sindacati e coi sindacati la democrazia del nostro Paese.
Per tutti questi motivi il 12 ottobre bisogna scendere in piazza e scioperare . Uniti e mai più divisi.