FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3884454
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Chi ha il sistema retributivo perderebbe sia anni che soldi

Chi ha il sistema retributivo perderebbe sia anni che soldi

Il calcolo è sull’80% dell’ultimo stipendio I contributi versati non incidono

31/08/2011
Decrease text size Increase text size
La Stampa

R.Mas.

La norma sul riscatto degli anni universitari e del militare a fini previdenziali è ancora una proposta non formalizzata, quindi è difficile stabilirne con esattezza gli effetti. Anzi, potrebbe addirittura saltare o essere fortemente modificata. Tuttavia, per come è stata presentata, pone alcune questioni e altrettanti problemi. Proviamo a vederli.

Chi riguarda Il provvedimento, secondo cui non andrebbero conteggiati gli anni di militare e quelli di riscatto della laurea, riguarda esclusivamente chi vuole andare in pensione «di anzianità» con 40 anni di contributi senza avere l’età anagrafica. Per esempio, chi ha 57 o 58 anni di età e 40 di contributi, potrà andare in pensione se i 40 anni sono effettivi e pagati, non ci potrà andare più - invece se di questi 40 uno è di militare e 4 di riscatto dell’università. In quel caso dovrà attendere l’età anagrafica oppure integrare la contribuzione di altri 5 anni.

L’importo degli assegni

La persona di cui al punto precedente, quando potrà andare in pensione, potrà almeno prendere una pensione più ricca dato che ha versato anche gli anni dell’università? La risposta è no. Andrà in pensione, infatti, con il sistema retributivo (che vale per tutti coloro che nel ‘95 avevano almeno 18 anni di contributi) che prevede una pensione pari all’80% dell’ultimo stipendio, senza ulteriori aggiunte. Non solo: quando maturerà il diritto di andare in pensione dovrà attendere un altro anno a motivo della «finestra mobile» che sposta di 12 mesi l’effettivo godimento della pensione. In quell’anno di «finestra» si dovranno pagare regolarmente i contributi previdenziali, i quali però non saranno conteggiati ai fini della pensione. Risultato: perde tutto.

Chi si salva Non viene toccato da questa norma chi andrà in pensione di vecchiaia (cioè quando avrà l’età per andarci) con 35 o più anni di contributi. Esempio: sono donna, ho 60 anni, 35 di contributi di cui 31 effettivi e 4 riscattati. Posso andare in pensione. Oppure, sono uomo, ho 61 anni, 35 di contributi, di cui 4 riscattati e 1 del militare. Anche in questo caso posso andare in pensione.

Maschi discriminati Esiste una discriminazione sessuale al contrario: i maschi che hanno fatto il militare subiscono, a differenza delle donne, il fatto che quell’anno, speso a vantaggio dello Stato, non viene loro conteggiato. Ma sempre e solo per chi vuole andare in pensione di anzianità, mentre per quella di vecchiaia l’anno di militare vale ancora. Va ricordato che mentre l’università va riscattata, il militare no: è gratis.

Rischio contenzioso Chi ha riscattato la laurea lo ha fatto esclusivamente per comprare l’anzianità, dal momento che l’impatto economico sulle pensioni pagate con il sistema retributivo (quelle dei più giovani, per intenderci) sarà irrisorio. Ora, se la norma dovesse passare così com’è, sarebbe come se la «merce» comprata a suo tempo per buona venisse dichiarata falsa a posteriori, dopo aver incassato i soldi. I sindacati prevedono una massa di ricorsi presso gli enti previdenziali.

Rebus statali La legge numero 78 del 2010 prevede per le amministrazioni pubbliche la possibilità di mettere in pensione d’ufficio i dipendenti che abbiano 40 anni di contribuzione. Ai sensi di questa norma, gli anni di militare più università verranno conteggiati o no? E se no, non c’è anche in questo caso un rischio di contenzioso?
 


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL