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Cgil, il 23 aprile presidio per il lavoro pubblico
A Roma, presso palazzo Vidoni, presidio dei lavoratori pubblici e della conoscenza. Flc e Fp della Cgil evidenziano che “per anni il lavoro pubblico e i settori della conoscenza hanno subito tagli alle risorse, blocco delle assunzioni e precarizzazione del lavoro” e chiedono “il rinnovo dei contratti e la modifica del nuovo sistema pensionistico”.
20/04/2012
La Tecnica della Scuola
A.T.
E’ in programma lunedì 23 aprile dalle ore 9.00 davanti a palazzo Vidoni, sede del Ministero per la Funzione pubblica, la manifestazione indetta dalla Flc e dalla Fp “per il lavoro pubblico, per i diritti dei cittadini”.
La Flc e la Fp della Cgil sottolineano che chiederanno “il rinnovo dei contratti, il rilancio della contrattazione integrativa, il ripristino di un sistema di relazioni sindacali democratico e partecipato, lo sblocco delle assunzioni, la fine del precariato attraverso la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, l'abrogazione della legge Brunetta, la definizione di regole condivise sulla mobilità, la modifica del nuovo sistema pensionistico”.
Al presidio, il cui slogan sarà “Se licenziano il lavoro pubblico, licenziano i diritti dei cittadini”, interverrà anche la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso.
Al presidio, il cui slogan sarà “Se licenziano il lavoro pubblico, licenziano i diritti dei cittadini”, interverrà anche la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso.
“Per anni il lavoro pubblico e i settori della conoscenza - evidenzia la Cgil - hanno subito tagli alle risorse, blocco delle assunzioni e precarizzazione del lavoro, i salari hanno perso sensibilmente il potere d'acquisto. I provvedimenti del Governo Monti sulle pensioni, sulle liberalizzazioni, sul mercato del lavoro, gli inasprimenti fiscali, non hanno affrontato la crisi dei nostri settori, l'hanno aggravata”.
E la Cgil avverte che “se il Governo pensa ad introdurre ulteriori forme di flessibilità in uscita nelle pubbliche amministrazioni la nostra reazione sarà durissima”.
E la Cgil avverte che “se il Governo pensa ad introdurre ulteriori forme di flessibilità in uscita nelle pubbliche amministrazioni la nostra reazione sarà durissima”.
Per consentire lo sviluppo e tornare a crescere servono investimenti e “senza servizi pubblici di qualità, con meno istruzione e meno ricerca, il Paese sarà più povero, i cittadini saranno più poveri e con meno diritti”.