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Cento cortei, la scuola torna in piazza

Gli studenti contro i tagli e la legge Aprea che non garantisce più il diritto di assemblea.Protestano anche i docenti che grazie alla manovra perdono 30mila posti di lavoro

12/10/2012
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l'Unità

MArio Castagna

Tornano in piazza gli studenti e questa volta lo faranno insieme ai docenti della Flc Cgil. Oggi saranno più di 90 i cortei che attraverseranno le piazze di piccole e grandi città italiane. Pioggia permettendo, gli organizzatori delle varie manifestazioni, in alcuni casi il sindacato ma in tanti altri gruppi spontanei di ragazzi che hanno aderito alla mobilitazione, si aspettano una grossa partecipazione dal momento che dai circa 50 cortei iniziali si è arrivati quasi a 100. L’idea di questo corteo è partita dagli studenti, sono stati poi gli insegnanti ad aderire, in una inedita alleanza al di qua e al di la della cattedra. DOPO GLI SCONTRI Dopo le scene della scorsa settimana, quando in diverse città italiane molti cortei si sono chiusi con i disordini, questa volta gli studenti sperano che al centro dell’attenzione ci siano le loro rivendicazioni vecchie e nuove. In cima alla lista dei desiderata sicuramente maggiori fondi per il diritto allo studio e per l’edilizia scolastica ma ha un posto centrale anche il contrasto alla legge Aprea che è passata da poco alla Camera e che arriva la prossima settimana al Senato. «La legge Aprea avvia un vero e proprio passo indietro per quel che riguarda la democrazia nelle scuole ci dice Roberto Campanelli portavoce dell’Unione degli Studenti non si garantisce più nessun diritto, da quello di assemblea a quello della presenza dei rappresentanti di classe. Dopo le proteste di questi mesi ci aspettiamo che il governo prenda posizione su quel provvedimento. È d’accordo o non è d’accordo? Sembra che nessuno, tranne Valentina Aprea, voglia metterci la faccia». Ma a scendere in piazza saranno tutte le sigle dell’universo studentesco, dalla Federazione degli Studenti, vicina ai Giovani Democratici fino ad arrivare naturalmente all’organizzazione figlia della Cgil, la Rete degli Studenti Medi. Dario Costantino, portavoce di Fds, ci racconta che anche la sua organizzazione sarà in piazza oggi, seppur il governo sia oggi sostenuto anche dal Partito Democratico: «Noi saremo in piazza soprattutto per ridare centralità alla scuola e al sapere. Oggi la crisi solleva le contraddizioni più evidenti dell'economia di carta: siamo la nazione con il più alto tasso di dispersione scolastica, il più basso numero di laureati e di contro la più alta disoccupazione giovanile nel sistema produttivo meno innovativo d'Europa». Saranno in piazza per dire con forza, come recita il volantino che distribuiranno nei cortei, che l'Italia di domani deve ripartire col sapere di oggi. Grande sarà anche la partecipazione dei docenti, soprattutto dopo le misure previste dalla manovra correttiva del governo che annuncia nuovi tagli per la scuola già martoriata dalle politiche degli ultimi anni. Le cifre sono imponenti (182,9 milioni di euro nel 2013, 172,7 nel 2014 e 225,5 nel 2015) e saranno tutte a carico dei docenti precari chiamati oggi a fare le supplenze che saranno sostituiti dai docenti di ruolo. Infatti agli insegnanti di ruolo verrà chiesto di portare il proprio orario settimanale da 18 a 24 ore di lezione. Le ore in più però non verranno utilizzate per ampliare l’offerta formativa, con laboratori, corsi di recupero o progetti speciali, ma per evitare di chiamare i precari per le supplenze. Un risparmio tutto sulle spalle degli insegnanti precari che vedranno ridotte le possibilità di essere chiamati in cattedra. GLI INSEGNANTI Sono circa 30.000 i posti di lavoro che si perderanno (più del doppio di quanto messo a bando con il concorso per gli insegnanti appena pubblicato) e molti precari si troveranno per strada. Il ministro Profumo ha chiamato questo meccanismo «il bastone e la carota», un infelice frase che ha scatenato le ire di tanti insegnanti, dichiarando che non ci saranno tagli ma solo un «contributo di solidarietà». A rispondere al ministro non sono solo i docenti ma anche Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera, che ha rimproverato al ministro l’uso di una frase inadatta: «Non si può giocare con le parole, quando queste nascondono concetti dolorosi» ha dichiarato la deputata democratica. Ma sono in tanti nel Partito Democratico ha dichiarare al ministro che non accetteranno nuovi sacrifici. Il settore in effetti ha sofferto molto negli ultimi anni a causa dei tagli imposti dal duo Gelmini-Tremonti ed il nuovo governo sembra continuare la stessa politica. Il bastone e la carota animeranno sicuramente le piazze di questa mattina e scateneranno la fantasia degli studenti. I più creativi hanno già annunciato che, se i bastoni li terranno a casa, le carote invece fa ranno parte del menù della giornata. E nel minestrone delle proteste, tra lo stop ai tagli, le rivendicazioni sul diritto allo studio e la richiesta di un nuovo corso per la scuola italiana, gli studenti ed i docenti che scendono in piazza sperano finalmente di non doversi accontentare come sempre, della solita minestra.


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