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Carta-Un week end interessante

Un week end interessante Pierluigi Sullo Non è che bisogna essere ottimisti a tutti i costi. Ma guardare al lato positivo di quel che accade è un esercizio utile, alla testa e allo spirito. Per ...

19/10/2005
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Carta

Un week end interessante
Pierluigi Sullo
Non è che bisogna essere ottimisti a tutti i costi. Ma guardare al lato positivo di quel che accade è un esercizio utile, alla testa e allo spirito. Per esempio: non era per nulla dato che la manifestazione contro la direttiva Bolkestein fosse, come ha scritto la Repubblica, "un successo", aggiungendo che il merito va alla "società civile, cittadini, utenti, consumatori, studenti, sindacati, movimenti, associazioni". Non era scontato, perché, cito sempre la Repubblica di domenica, sulla direttiva "c'è stata la quasi totale censura da parte dei media" [e se lo scrive la Repubblica c'è da crederci], nonché "la quasi inesistente partecipazione dei partiti", a parte i soliti noti. Insomma, nonostante le lapidi al movimento defunto, un tema non solo nazionale, agitato da non-partiti [la Funzione pubblica Cgil e Attac, prima di tutti], ha prodotto una manifestazione considerevole [50 mila persone], il giorno prima dell'evento "politico" per eccellenza, cioè le primarie. In una misura certo minore di altri tornanti, tra Genova, Firenze e l'Iraq, quel che si è mostrato nelle strade di Roma è che un collegamento, una cooperazione tra settori di società civile organizzata è utile [e necessario] e permette di nuotare controcorrente.
Nella manifestazione, in modo certo frammentario, in qualche caso solo per testimonianze [nessuna grande organizzazione ha promosso le migrazioni di massa via treno o pullman di altre occasioni, a parte appunto una parte della Cgil, i Cobas e un partito, come Rifondazione, già molto impegnato con le primarie], si vedeva bene una geografia del movimento fatta di comitati locali per l'acqua, di studenti e ricercatori, di insegnanti, di dipendenti pubblici e operai metalmeccanici [impegnati in un conflitto contrattuale durissimo], di ambientalisti, e così via. In una parola, quello strano "soggetto" plurimo che ha il merito, molto più dei partiti del centrosinistra, di aver sgretolato pezzo a pezzo l'enorme consenso di cui Berlusconi si era giovato nel maggio del 2001.
Eppure, all'apparenza, solo un giorno dopo la politica-politica è tornata a dirigere l'orchestra. Alle primarie dell'Unione hanno votato in quattro milioni, un numero enorme. E oltre il 70 per cento ha scelto Prodi. Il discorso sarebbe chiuso, non fosse che, anche qui, è possibile fare qualche considerazione interessante. I votanti alle primarie sono il quintuplo degli iscritti ai partiti, dunque forse è vero quel che lo stesso Bertinotti ha detto a caldo: quando si apre uno spiraglio alla partecipazione, i cittadini ci si buttano dentro. Qualcuno obietterà che il segretario di Rifondazione voleva così spiegare il suo risultato inferiore alle attese, ma è anche vero che un conto è il 15 per cento su un milione di votanti, e un altro conto è quella percentuale su quattro milioni.
Ma la sostanza è che, come anche si vede da una distribuzione geografica del voto non limitata alle sole "regioni rosse", la gente ha colto al volo l'opportunità, ha voluto mandare un segnale alla destra che fa leggi a sua misura e ha votato Prodi soprattutto perché appare il candidato più sicuro per sconfiggere Berlusconi. E sebbene sia evidente che 50 mila persone per strada non equivalgono a quattro milioni di votanti alle primarie, se i due eventi dello scorso week end li si guarda insieme, forse qualche ottimismo, sul fatto che una partecipazione tanto diffusa potrà influire, per lo meno, sugli orientamenti di una Unione che andasse al governo, lo si può coltivare. Già, perché ora il problema è il "programma", che il centrosinistra sta elaborando dentro stanze chiuse e con interlocutori scelti nel modo solito, cioè lottizzando i posti, con all'orizzonte un incontro con "i movimenti" di cui è lecito diffidare, in dicembre, e un'assemblea programmatica, a gennaio, che nelle intenzioni dovrebbe essere una "convention" utile solo a santificare Prodi, evitando ogni possibile problema.
Dall'altra parte, altre cose interessanti accadono. Questo venerdì, ad esempio, il segretario della Cgil, Epifani, parteciperà a un incontro promosso dalla Cgil romana, sullo "sviluppo locale", cui parleranno Riccardo Petrella, Bruno Amoroso, Alberto Magnaghi e altri, che certo non amano il liberismo e il dogma della "crescita". Noi stessi siamo tra i promotori di un wek end, a Bari [il 5 e 6 novembre], in cui il Cantiere "delle riviste", la Rete del Nuovo Municipio e il nascente Contratto italiano per l'energia convocheranno molta gente per elaborare e proporre cose nuove sulla democrazia, a partire dal federalismo municipale. A novembre, un altro Cantiere riunirà tutti coloro che lavorano attorno alla conoscenza, bene comune, per mettere puntini sulle "i" su quel che ci sarà da fare dopo la signora Moratti. La stessa Rifondazione, il 4 novembre, convoca a Roma un incontro sulla decrescita. Tutto questo, mentre quelli che erano a Roma sabato, e moltissimi altri, continuano il loro lavoro di rete nei territori.
Staremo a vedere. Per lo meno, creare cooperazione e avere proposte chiare servirà per quando, sconfitto sperabilmente Berlusconi, Prodi siederà a Palazzo Chigi. La società civile avrà molto da fare. E potrà farlo meglio se i cocci che le competizioni elettorali lasciano, dopo le primarie, tra parti diverse del movimento, saranno, se non ricomposti, buttati via. Perché il punto - e su questo saremmo tutti d'accordo - non è prendere uno zero virgola in più o in meno alle elezioni, ma fare dal basso quel che dall'alto aspetteremmo invano


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