Carta:Tutto il possibile
Tutto il possibile Carta "La domanda non è se noi potremo cambiare la strada omicida del potente. No. La domanda che dovremmo farci è: potremo vivere con la vergogna di non aver fatto tutto il pos...
Tutto il possibile
Carta
"La domanda non è se noi potremo cambiare la strada omicida del potente. No. La domanda che dovremmo farci è: potremo vivere con la vergogna di non aver fatto tutto il possibile per evitare o fermare questa guerra?". Queste parole furono lette, il 15 febbraio, dalla madre di Carlo Giuliani, Haidi, dal palco di San Giovanni. Ad ascoltarle, tre milioni di persone. A scriverle, il subcomandante Marcos, che a quelle persone aveva inviato un messaggio. Teniamo a mente quelle parole. Missili e bombe hanno cominciato a cadere su Baghdad, e il presidente statunitense ha annunciato al mondo, con la sua onesta brutalità, che la guerra non sarà rapida né indolore.
E' lo stesso concetto che Bush aveva chiarito all'indomani dell'11 settembre, e che ripetè all'inizio della guerra in Afghanistan. E i milioni di persone che in tutto il mondo hanno cercato in ogni modo di esprimere la loro opposizione alla guerra, e di ostacolarla, hanno bene inteso il messaggio: non è in questione Saddam Hussein, né l'Iraq, o le sue non provate armi di distruzione di massa, non c'entra nemmeno il terrorismo. Con il loro atto di forza illegale [dal punto di vista della legalità internazionale e dell'Onu] e immorale [dal punto di vista decisivo, quello dell'umanità], Gli Stati uniti, in nome delle potenze finanziarie ed economiche neoliberiste, vogliono affermare un nuovo rapporto di forza.
Al quale non si contrappone la forza di altri eserciti, ma il rovesciamento di quella poltiica basata sulla violenza, promosso da un movimento grande quanto il mondo, che chiede non una pace che sia una parentesi tra una guerra e l'altra, e dunque una normalità intrisa della diseguaglianza e dell'ingiustizia su cui l'attuale sistema globale è basato, ma una pace nella giustizia, come dicono i missionari dalle discariche del mondo, e gli indigeni latinoamericani, e sempre più persone nei paesi del nord del mondo. Una democrazia globale, le cui fondamenta siano i diritti fondamentali garantiti a tutti, senza eccezioni.
Questa utopia è la visione più realista possibile in questo momento drammatico. La più irrealista è credere di governare il mondo con la tecnologia di guerra, i supermen in tuta mimetica, l'omicidio di massa.
E il punto di partenza si riassume in una parola: dignità. Ovvero, l'opposto della vergogna, come dice Marcos, di non aver fatto tutto il possibile per fermare la guerra. Ed è da questo sentimento, prima ancora che da un ragionamento, un progetto, che sono animati gli scioperi, le occupazioni di scuole o università, i cortei, i presidi e le bandiere multicolori che fioriscono al le finestre.
Non è più il tempo delle furbizie, degli emendamenti e delle frasi che sembrano dire una cosa e ne significano un'altra. Sembra che finalmente, in Italia, anche l'Ulivo abbia compreso questa necessità, sebbene molti politici possano pensare che la guerra sarà "pulita" [come ripete un corrispondente della Rai da Londra, al quale si dovrebbe chiedere che cosa, esattamente, sia una "guerra pulita"], rapida, e tale da poter ricondurre tutti alle nicchie che si erano scavati in questi anni. Non è così. Né ha qualche possibilità di reggersi una posizione ipocrita, falsa, come quella del governo Berlusconi, che dice: non siamo in guerra, anche se armiamo la mano dell'esercito in guerra. Il concorso in omicidio non è un reato meno grave dell'omicidio.
Abbiamo, tutti insieme, nelle tante diversità che animano il movimento per la pace, la possibilità, non solo la necessità, di una nuova legge fondamentale che ripudi la guerra sul pianeta in cui viviamo. E se la guerra vuole essere "infinita", altrettanto duratura deve essere la costruzione di un altro mondo, a cominciare da oggi, da qui. E' anche per questo che, violando ogni legge del mercato dei giornali, Carta ha scelto di dedicare il suo numero di questa settimana alla questione dell'acqua, ragione di molti conflitti e possibile causa di pace, mentre settimanali come l'Espresso mettevano in copertina la faccia del generale Franks, nuovo eroe del Golfo. Facciamo la nostra parte, per quanto piccola sia, fino in fondo: dare informazioni, costruire rete, proporre ragionamento, approfondimento e racconto. E la facciamo con dignità.