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Carta-Putin o i terroristi?

6 settembre 2004 Putin o i terroristi? Pierluigi Sullo Ho una domanda: è meglio una Cecenia occupata da Putin e dal suo esercito, o è meglio una Cecenia "liberata" dai massacratori di bambini di...

06/09/2004
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Carta

6 settembre 2004
Putin o i terroristi?
Pierluigi Sullo
Ho una domanda: è meglio una Cecenia occupata da Putin e dal suo esercito, o è meglio una Cecenia "liberata" dai massacratori di bambini di Beslan? Mi rendo conto che si tratta di una domanda cretina, il fatto è però che questa sua idiozia, diciamo così, è nel caso della Cecenia e dell'Ossetia, tanto evidente che persino l'ultrà delle "guerre umanitarie", André Glucksmann, dice in una intervista che non si deve scegliere, tra la padella e la brace, anche perché è la brace a arroventare la padella. Nel caso dell'Iraq, invece, una tale domanda ha suscitato un frenetico "dibattito", la cui ragione di fondo poi era l'ovvietà, un po' razzista, per cui gli "americani" (gli statunitensi, i nordamericani) sono di per sé più "civili" dei "tagliatori di teste" iracheni. Nel caso dei russi, e di Putin, per una ragione altrettanto razzista, riesce molto più difficile alludere - senza dirlo, per carità, la sinistra che ha "dubbi" è anche ipocrita - a una "superiorità" degli uni sugli altri, della civiltà russa su quella cecena. Inoltre, le ragioni dei ceceni, piccolo popolo orribilmente perseguitato prima da Stalin, poi da Eltsin e infine da Putin, sono a un tempo limpide (stanno subendo un tentativo di genocidio, e lo sanno tutti i governi occidentali) e utili, caso mai, a una bella revisione storica, di quelle che nazismo e comunismo, o Hitler e Stalin sono la stessa cosa. Per di più, sui russi pesa da sempre un pregiudizio: sono europei, sì, ma fino a un certo punto, sono anche asiatici, il dispotismo e via banalità. Tanto che perfino le efferate imprese degli indipendentisti, le auto-bomba, il teatro di Mosca o la scuola di Beslan sono sì vivacemente condannate, dal coro dei media, ma con una riserva: e se quella ribellione, pur islamica, magari "diretta e finanziata da Al Qaeda" (come dice nel suo tg Emilio Fede, che dovrebbe essere espulso dall'Ordine dei giornalisti, se fosse una cosa seria), capace di tali efferatezze, fosse degna sorella dei massacri, della brutalità, delle finte "elezioni", del disprezzo per le vite umane (di tutti, ceceni, russi e osseti) di quell'ex agente del Kgb che comanda il Kremlino, e che si esibisce in canottiera nera nelle strade di Porto Rotondo insieme al suo amico Berlusconi?
Se la sinistra "con i dubbi" sull'Iraq e che fa domande cretine facesse anche solo la fatica di andare al cinema, a vedere il film di Michael Moore, avrebbe ben altri dubbi, se fosse anche una sinistra onesta. Non sul fatto che i ragazzi statunitensi in divisa, rastrellati nei quartieri poveri dai reclutatori della Us Army (non diversamante da come nel Settecento i reclutatori di Sua Maestà infoltivano le fila degli eserciti coloniali inglesi), sono dei massacratori e barbari uguali ai "tagliatori di teste". Ma sulla cinica indifferenza per la loro sorte, così come per quella degli iracheni, che dimostrano in ogni modo i loro governanti, da Bush a Rumsfeld, a Cheney, e per due ragioni molto semplici: denaro e potere. Putin e Bush, in questo, sono uguali. Perciò vengono massacrati i bambini osseti oggi, come sono stati massacrati i bambini iracheni prima dall'embargo e poi dalla guerra.
Però, attenzione. L'enorme emozione che ha preso tutti noi, nel vedere e nel leggere (grazie ai coraggiosi giornalisti del Corriere della Sera e di Repubblica che erano lì) di quell'evento oltre ogni orrore, oltre ogni pilastro del nostro (di esseri umani, non di occidentali) modo di vedere il mondo, anche quella emozione viene adoperata per scopi dubbi. Non è possibile proporre l'alternativa idiota tra gli uni e gli altri? Bene, allora ci si rifugia nell'"unità nazionale" contro "tutti i terrorismi". Perché appunto, si dice, un'unica regia, dall'Afghanistan a New York, da Baghdad a Madrid, e fino alla Cecenia, sta insanguinando la nostra vita civile, sta minando la nostra "sicurezza". Eppure, a parte il fatto che nessuna evidenza dimostra che i fatti di Beslan sono stati pianificati su una montagna afghana (e gli "arabi" scoperti dal governo russo tra i terroristi della scuola sono poi scomparsi senza lasciare traccia), ma a parte questo: non è forse vero che, per esempio, la mano libera in Iraq gli Stati uniti se la sono conquistata offrendo mano libera a Putin in Cecenia?
Imbroglio dopo imbroglio, ci stanno spintonando in una palude in cui il solo ramo cui aggrapparsi per non affogare è la forza dell'Occidente, le sue armi.
Ma chi di noi non ha pensato, guardando in tv quel che succedeva in quella lontana città, che il primo giorno di scuola vissuto come una festa, le famiglie con il vestito buono, i fiori portati ai maestri, le torte preparate dalle nonne, l'intero paese felice per un evento che noi, qui, sentiamo più come un aggravio al traffico cittadino e un conflitto sulle graduatorie degli insegnanti, che insomma una ricorrenza civile e comunitaria come quella è già, in sé, l'altra possibilità, oltre gli eserciti e i terroristi, cioè oltre la guerra?
L'umanità ha bisogno di essere lasciata in pace, di non essere vessata in nome di potenze e petrolio, oleodotti e risiko. Questa è la sola "politica" che abbia un senso, per i genitori dei bambini uccisi a Beslan, a Baghdad, nel Darfur e ovunque.


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