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Caro premier, su donne e asili non ci siamo

di Linda Laura Sabbadini

27/04/2021
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La Stampa

Il presidente del Consiglio Draghi durante la presentazione del Pnrr ormai ultimato ha fatto appello a «metterci dentro le vite degli italiani» e a non avere «miopi visioni di parte». Lo farò esercitando la valutazione critica delle cifre, come serve in una democrazia avanzata. Ho vari punti da sottoporre all'attenzione. La prima cosa a cui dovrebbe dare risposta un Next generation EU è la qualità della vita e il benessere dei bimbi. Su questo so di interpretare un desiderio di tutti. Trasversale al Paese. Ebbene, penso che non ci siamo, guardando alle cifre sui nidi. Con il governo Conte II lo stanziamento era di 3 miliardi 600 milioni che non arrivava a coprire neanche il 33 per cento di posti in nidi pubblici in ogni regione del Paese. Il Comitato Colao aveva richiesto il 60%. Zingaretti si era dichiarato d'accordo, le donne democratiche anche. E così esponenti dei 5 Stelle di Leu, Forza Italia, Fratelli d'Italia. Sembrava che si potesse incrementare quella cifra. Molte associazioni femminili avevano chiesto tre miliardi e seicento milioni in più. E invece? Andiamo indietro rispetto al Conte II.

Andate a pagina 231 del Pnrr dove si dice 152 mila bimbi al nido come obiettivo.
Sapete che vuol dire come investimento? Due miliardi e 400 milioni,un miliardo e 200 milioni in meno di Conte II. Purtroppo la cifra sui nidi non c'è più. La riga è saltata. E la cifra che circola sui media è 4 miliardi 600 milioni ma questa contiene anche scuole per infanzia e altri servizi per la famiglia. Siamo in tempo per correggere e fare un grande balzo come Paese che investe sul futuro dei suoi bimbi, sull'alleggerimento del lavoro di cura delle madri e sull'occupazione che sarebbe tutta femminile. C'è chi dice «non ce la faremo mai» con la burocrazia! Si risolva! Perché ce la dovremmo fare con i ponti e le infrastrutture economiche e non sui nidi? Ricordiamoci che solo 355 mila sono i posti dei nidi. E solo la metà di questi è pubblica. Ci vogliono 4 miliardi e mezzo in più che sono solo il 2% della cifra totale.

Secondo punto. Il Pnrr prevede una cosa molto importante, la riforma dell'assistenza e della non autosufficienza. Ne sono felice. Vi ricordate, abbiamo una legge 328 di 21 anni fa mai attuata. Ma con quali fondi sarà finanziata? Possiamo fare sul sociale sempre riforme a costo zero o quasi? E' evidente che questa porterà occupazione femminile e qualità della vita degli anziani e disabili. Potenziamola.

Terzo punto. Imprenditoria femminile.La cifra è quella del Conte II, molto bassa, 400 milioni.

Perché risparmiare proprio su aspetti che incidono in modo importante sull'occupazione femminile? E' la nostra nota dolens. E' obiettivo dichiarato del presidente Draghi. Ma con un così basso investimento in servizi educativi per l'infanzia, assistenza e imprenditoria come ci arriveremo? Siamo in fondo all'Europa.

Ultimo punto potenzialmente positivo. La condizionalità. Un punto importante che potremmo sfruttare per i bandi per assumere più donne. Ma la formulazione è assai confusa. Servono norme, criteri, non solo dichiarazioni di buoni propositi delle imprese. Quindi è tutto da costruire, per farlo funzionare.

Settecentocinquanta mila occupati in più in cinque anni con investimenti di 220 miliardi così come dichiara il Pnrr, speriamo sia una ipotesi di minima visto che ne abbiamo persi 950 mila con tutto il blocco dei licenziamenti.

Certamente le donne non ci guadagneranno molto, essendo i settori più toccati ad alta intensità occupazionale maschile.

Ma ce lo siamo dato un obiettivo di crescita dell'occupazione femminile? A me pare di no. E allora cosa ci porta a dire che questo Piano sarà la grande svolta per le donne nel Paese? Non dovremmo fare la valutazione di impatto di genere prima di dirlo?

Non dovremmo pensare di investire di più su di loro? Non c'è dubbio che stiamo parlando per la prima volta di un grande progetto per il Paese guidato da un grande presidente Mario Draghi. Ma sulle donne dobbiamo essere più sfidanti, liberare le loro energie porterà una forza incredibile al cambiamento. Osiamo di più. —

*Direttora centrale Istat

Le opinioni qui espresse sono esclusiva responsabilità dell'autrice e non impegnano l'Istat —


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