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"Capisco le scuole paritarie ma basta veti sull'istruzione"

IlministroGiannini e il caso Piemonte: troveremo una soluzione

31/07/2014
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La Stampa

Bibiana un asilo paritario cattolico mette il veto sull’apertura di un asilo pubblico. Un caso che, per il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, ripropone la necessità di superare e chiudere l’«impropria battaglia, tutta e solo italiana, fra statale e non statale» in nome dell’idea «che l’istruzione è un diritto fondamentale della persona».

Qual è stata la sua prima reazione? «Ho trovato conferma del fatto che non si è ancora risolto il vero tema a livello nazionale: la mancata attuazione della Legge Berlinguer che nel 2000 ha riconosciuto la parità scolastica degli istituti e delle esperienze didattiche presenti nel Paese sul piano giuridico. Ma purtroppo ci si è fermati qui, al riconoscimento formale che il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie e degli enti locali. La libertà di scelta educativa va garantita con strumenti e metodi che in tutta Europa sono applicati concretamente. Non sfugga a nessuno, poi, la situazione di grave difficoltà economica che vivono le scuole paritarie in alcune regioni d’Italia».

Sembra un caso di discriminazione al contrario: il privato che dice al pubblico “tu non puoi entrare”. Le pare normale? «Più che di discriminazione, parlerei di reazione, inadeguata nel metodo ma motivata dalle difficoltà crescenti di sopravvivenza che molte paritarie in Italia stanno vivendo. Il problema, quindi, va affrontato alla radice».

 Il caso nasce da una legge regionale piemontese che riconosce agli istitu- ti paritari questo potere.Ci vede profilidi incostituzionalità? «Ci vedo profili di “originalità” che non fanno bene al sistema nazionale. Questa impropria battaglia, tutta e solo italiana, fra statale enonstataledeve essere superata in nome dell’idea irrinunciabile che l’istruzione è un diritto fondamentale della persona ed in quanto tale è un bene pubblico, la cui gestione può essere affidata allo Stato o ad altri soggetti.Allo Stato spetta in ogni caso il dovere di garantire la qualità e l’esercizio del diritto di scelta per le famiglie. Questa legge non va certo in questa direzione. Anche per questo il ministero in contatto con la Regione cercherà di capire la strada migliore per evitare di danneggiare famiglie e studenti».

Come intende muoversi il governo e, in particolare, il suo ministero per risolvere la questione? «Il presidente Renzi ha messo la scuola al centro dell’agenda politica del governo. Questo tema verrà presto affrontato nella sua complessità, perché la scuola italiana ha bisogno di attenzione, visione e risorse da parte della politica, più che di singole azioni o reazioni a singoli episodi che spesso derivano dalla disattenzione del passato».

Cosa si sente di dire alle famiglie che avevano iscritto i propri figli alla ma- terna pubblica? «Mi sento di dire a tutti i genitori che è ben chiara al nostro governo la responsabilità di girare pagina in tema di istruzione. Credo che anche per questo settore fondamentale, la fiducia e le aspettative nei confronti del governo siano alte e diffuse ed è nostro compito e nostro fermo intento dare tutte quelle risposte concrete che i genitori si aspettano, qui ed ora. I veti incrociati fra pubblico e privato sono il frutto marcio di una stagione passata».


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