Caos professori, certificati e congedi per rinviare i trasferimenti forzati
Le assegnazioni provvisorie saranno chiuse il 15 settembre, e fino ad allora sul destino di molte cattedre c’è incertezza. Ci sono 40 mila professori in bilico, che potrebbero cambiare sede. Mentre mancano migliaia di cattedre per le nuove immissioni in ruolo
Valentina Santarpia
Certificati medici, domande di aspettativa, congedi parentali, permessi straordinari. Piovono le richieste dei professori sulle scrivanie dei presidi in vista del primo giorno di scuola: pur di rinviare un trasferimento forzato, e inutilmente dispendioso, si ricorre a qualsiasi mezzo. A quattro giorni dalla chiusura delle assegnazioni provvisorie degli insegnanti, regna ancora il caos nell’attribuzione delle cattedre, e molte aule rischiano di rimanere vuote, soprattutto al Nord. «Dal 20 a punte del 40% di buchi», allerta la Cisl. «Ci sono 40 mila insegnanti in bilico», stima la Cgil. «Difficile da quantificare- frena la Uil- Ma il fenomeno esiste: come non capire un professore che dovrebbe entrare in classe in Veneto ma sta aspettando la risposta per rimanere in Campania?». Una necessità che non riguarda tutta la platea dei quasi 800 mila professori italiani, ovviamente: ma solo quella fetta che ha fatto richiesta di mobilità- ci hanno provato in 200 mila, a trasferirsi- e che non è stata soddisfatta. «Non tenendo conto dei 100 mila spostamenti nell’ambito della provincia, e delle 75 mila domande accolte, parliamo di circa 20 mila insegnanti intenzionati a rimanere vicino casa: molti ritengono di essere stati beffati dall’algoritmo del ministero dell’Istruzione», spiegano gli esperti della Cgil.
I professori in attesa di un trasferimento
Di errori, lo stesso Miur lo ha ammesso, ce ne sono stati: tant’è vero che si sta rimediando con le conciliazioni. Solo alla primaria, sono stati 3 mila gli accordi con i prof «gabbati» dal sistemone informatico, che sono trovati spedito a migliaia di chilometri di distanza pur avendo un punteggio più alto dei colleghi assegnati vicino casa. Ma ce ne sono altre migliaia e che stanno cercando di far valere le proprie ragioni in tribunale. A questi bisogna aggiungere tutti i professori destinati ad essere immessi in ruolo in regioni diverse dalla propria, che quest’anno potranno contare sull’assegnazione provvisoria anche occupando posti di sostegno, pur non avendone il titolo: altri 20 mila, sempre secondo la stima Cgil. Ma i numeri si sapranno tra qualche giorno. «E poiché tutte le procedure si concluderanno il 15 settembre, il rischio cattedre vuote c’è», denuncia il segretario Mimmo Pantaleo. «Il vero problema è che per riparare a un problema stanno mettendo una pezza che ne crea uno più gande: per accontentare tutti stanno occupando quei posti che avevano conservato per le immissioni in ruolo», spiega Pino Turi, della Uil. «E così i neo assunti rimangono a bocca asciutta».