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Camminare sull' acqua

Domani a Roma migliaia di persone sfileranno per rilanciare il referendum contro la mercificazione dell'acqua e contro il nucleare. Sarà anche l'occasione per contestare l'idea della guerra come risoluzione dei conflitti

25/03/2011
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il manifesto

Luca Fazio

A scanso di equivoci, domani a Roma, come un fiume in piena, il Comitato per l'acqua bene comune porterà in piazza centinaia di migliaia di persone soprattutto per vincere la sfida referendaria di giugno con due «Sì» contro la mercificazione dell'acqua e per impedire che il governo riporti il nucleare in Italia. Questa rimane la priorità di una piazza che però si presenta molto più articolata.
La questione dell'acqua nel tempo ha riportato alla politica attiva decine di migliaia di cittadini in Italia (1 milione 400mila firme raccolte), mentre gli antinuclearisti solo dopo Fukushima stanno ritrovando una forza che, nel tempo, avevano smarrito per strada.
Del resto sono due questioni solo apparentemente slegate tra loro e il precipitare degli eventi, in Giappone, dice quali nessi tengono insieme il problema della scarsezza delle risorse con le conseguenti crisi mondiali che si stanno scatenando. Problemi di convivenza, dunque, non ce ne sono.
E siccome la battaglia referendaria per l'acqua pubblica, e la passione che ha saputo scatenare, è sempre stata concepita come una iniziativa aperta e inclusiva, è quasi ovvio che un movimento di questa natura oggi sappia misurarsi anche con gli accadimenti imprevisti. «E' impossibile non intercettare la spinta verso la pace che si respira in queste giornate» - dice Corrado Oddi della Cgil, nonché membro del Forum italiano movimenti per l'acqua.
«E' del tutto naturale che la nostra battaglia referendaria per un bene fondamentale come l'acqua pubblica - spiega Oddi - diventi uno spazio aperto dove si possano trovare connessioni importanti con il cosidetto popolo della pace. Apertura però non significa che la manifestazione di domani in primo luogo non si ponga come obiettivo il lancio della campagna referendaria. La piazza romana comunque non sarà solo una sommatoria di sigle, il sentimento di pace correrà lungo tutto il corteo e so che sta crescendo l'idea di rilanciare il tema della pace con una forte iniziativa il prossimo 2 aprile».
In ogni caso, domani (con partenza alle 14 da piazza della Repubblica e arrivo in piazza San Giovanni) si materializzerà una delle più importanti occasioni politiche degli ultimi mesi per rimettere insieme quella che - per sintetizzare, e chiedendo scusa per l'espressione poco felice - si potrebbe definire la sinistra protagonista che non c'è più. E il primo obiettivo da portare a casa è già fissato, e questa volta si può vincere: si vota il 12 e il 13 giugno e il governo farà di tutto per silenziare la questione nucleare e disinnescare il consenso che si è cementato attorno alla questione dell'acqua pubblica.
Dicono gli organizzatori che sono attese più di 200 mila persone. Sarà tutto il contrario di un corteo blindato, ma la regia è stata studiata con una certa cura. In testa due striscioni, Due sì per l'acqua bene comune e Sì per fermare il nucleare, per i beni comuni, i diritti e la democrazia. Dietro, sfilerà la sinistra tutta insieme - anche se mai come in questa occasione il dibattito tra chi avversa la guerra è così complesso.
I sindaci che si battono per l'acqua pubblica, i comitati sparsi per tutto il territorio, gli ambientalisti che sempre si sono battuti contro il nucleare - come Greenpeace e Legambiente - decine e decine di associazioni, come Arci, Acli, Pax Chisti, Emergency.... I sindacati. La Cgil in prima fila, con una nota ufficiale che punta soprattutto sulle istanze ecologiste. «Non è possibile immaginare che anche sull'acqua debbano valere le leggi del mercato... ed è evidente che tutta l'Europa ragiona sull'opportunità o meno di andare avanti sul nucleare» - scrive il sindacato di corso Italia. La Flc Cgil, invece, per bocca del segretario Mimmo Pantaleo, sposa senza tentennamenti anche le istanze pacifiste, «ci saremo anche per chiedere l'immediato cessate il fuoco in Libia ma allo stesso tempo il sostegno della comunità internazionale alla rivolta popolare per affermare la democrazia e le politiche per l'accoglienza dei migranti». Una posizione ancora più chiaramente espressa dalla Fiom.
Da buoni ultimi tra gli organizzati - e non solo per un questione puramente logistica - sfileranno i partiti della sinistra: Sel, Fds e qualche corpuscolo non meglio identificato del Pd. Ma nel fiume in piena ci saranno sponde per tutti, anche per coloro che stanno ragionando per «costruire la rivolta», come gli studenti della Sapienza che oggi alle 15 si ritrovano in assemblea al Dipartimento di fisica, e per chi sta preparando lo sciopero del 6 maggio (Uniti contro la crisi si riumisce oggi alle 14 nell'aula I di lettere della Sapienza).
 


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