Buste paga e scelta dei docenti tutto il potere ai super-presidi
Con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Disegno di legge sulla riforma scolastica, ci si appresta ad archiviare la tradizionale figura dei dirigenti scolastici
LA SVOLTA
ROMA Con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Disegno di legge sulla riforma scolastica, ci si appresta ad archiviare la tradizionale figura dei dirigenti scolastici, che incarnavano le tradizionali funzioni di gestione amministrativa e di coordinamento didattico all’interno dei consigli di istituto. Lasceranno il posto, dopo l’approvazione definitiva da parte dei due rami del Parlamento, ad una sorta di presidi-sindaci che potranno scegliere l’organico in piena autonomia, individuando i docenti adatti all’interno degli albi territoriali che saranno costituiti presso gli Uffici Scolastici Regionali.
UN RUOLO SBUROCRATIZZATO
Al preside-sindaco sarà permesso di valutare i docenti, premiarli con incentivi salariali, scegliere anche tre vicepresidi di ausilio alla propria attività e potrà coordinare gli equipaggiamenti informatici e didattici dell’Istituto in maniera totalmente autonoma. L’organico un tempo strutturato e intoccabile diventerà flessibile: avendo il potere di deroga delle regole attuali, i presidi, potranno spostare i docenti ed evitare la formazione di classi eccessivamente numerose. Un ruolo che viene sburocratizzato, tutte le competenze relative alle pratiche pensionistiche, cessazioni del servizio, trattamento di quiescenza, progressioni e ricostruzioni di carriera, liquidazioni del Tfr, saranno trasferite alle competenze degli Uffici scolastici regionali.
SOTTO ESAME
Gli stessi presidi-sindaci, saranno sottoposti ad una valutazione che vedrà la somma dei risultati didattici a quelli economici gestionali. Lo ha ribadito esplicitamente ieri Renzi, presentando la riforma, sottolineando che gli incarichi da dirigente scolastico non sono a vita, ma hanno cadenza triennale, e la loro riconferma non deve essere data per scontato (al contrario di quanto succede quasi sempre oggi).
Le reazioni da parte dei sindacati e degli studenti non si sono fatte attendere. «L’autonomia – dichiara invece Tito Russo, della Flc Cgil – è condivisione di ruoli tra le parti, di leggi e normative che consentono la partecipazione diretta dei lavoratori, quello che ci dice questa riforma invece è che la chiamata diretta stabilisce un discrimine tra i docenti. Si torni ai principi dell’autonomia del ’98, che avevano reso la scuola italiana tra le prime otto in Europa invece di rincorrere derive manageriali».
GLI STUDENTI
Esprime perplessità anche l’Associazione Nazionale Presidi, mentre secondo Ilaria Iapadre, dell’esecutivo nazionale dell’Unione degli studenti «l’idea di governante che il governo intende portare avanti va in direzione spiccatamente autoritaria», dunque l’Uds rifiuta «una scuola in cui la competizione e i meccanismi premiali vengano prima della qualità della didattica».
Massimiliano Coccia