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Buona scuola e chiamata diretta dei prof: mani 'quasi libere' ma tempi stretti per i presidi

Ecco le regole per reclutare i docenti dagli ambiti territoriali. Dopo settimane di tira e molla, il ministero annuncia le linee guida che - per la prima volta ad agosto - consentiranno ai dirigenti scolastici di assoldare gli insegnanti con i requisiti più adatti alle esigenze dei singoli istituti. I sindacati, però, sono sul piede di guerra

21/07/2016
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la Repubblica

Salvo Intravaia

MANI piuttosto libere, ma tempi decisamente ristretti. Ecco le regole che tra pochissimi giorni i presidi dovranno seguire per reclutare i docenti dagli ambiti territoriali introdotti dalla Buona scuola. Dopo settimane di tira e molla, incontri e marce indietro, il ministero annuncia ai sindacati i contenuti delle tanto attese 'linee guida' che, per la prima volta, ad agosto consentiranno ai dirigenti scolastici di assoldare nelle proprie scuole gli insegnanti - per ora solo quelli dell'organico di potenziamento annunciato ai dirigenti qualche settimana fa - con i requisiti che meglio si adattano alle esigenze del Piano triennale dell'offerta formativa.

La chiamata dei presidi sarà per competenze, precisano dal Miur. Per chiarire meglio di che si tratta, basta fare un esempio. Se una scuola si trova in zona a rischio dispersione sarà meglio chiamare i docenti che hanno maturato esperienze in materia.

Per la scuola italiana si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana. Ma i sindacati sono sul piede di guerra perché temono che i dirigenti scolastici, dopo un accordo quasi raggiunto sul tema, siano rimasti troppo liberi di proporre gli incarichi ai docenti. Si parte da una lunghissima lista di requisiti (esperienze/titoli di studio, culturali e certificazioni/attività formative) che i presidi potranno prendere in considerazione per avviare il meccanismo del reclutamento attraverso avvisi pubblici in cui verranno declinati, per ogni singola scuola, i requisiti prioritari richiesti.

Secondo un calendario (ancora provvisorio) annunciato ai rappresentanti dei lavoratori che prevede tempi diversi per i vari ordini di scuola: entro il 25 luglio per la scuola primaria e dell'infanzia, entro il 2 agosto per la scuola secondaria di primo grado e entro il 12 agosto per la scuola superiore.

A questo punto, la palla passa ai docenti interessati che dovranno caricare i propri curricula (stilati secondo il modello europeo) e inviare le autocandidature ai dirigenti scolastici, anche in questo caso secondo un calendario (sempre provvisorio) diversificato per livello d'istruzione: entro il 7 agosto, per esempio, per la scuola media. E dopo questa fase, saranno nuovamente i presidi a tornare in campo con l'esame dei curricola e le proposte di incarico ai docenti "più adatti" alle esigenze della scuola.

Ma secondo una prima ipotesi, avranno pochissimi giorni per svolgere la pratica: appena tre per la scuola media - dal 7 al 10 agosto - quattro - dal primo al 5 agosto - per la scuola primaria e dell'infanzia e una settimana per la scuola superiore, dal 18 al 25 agosto. Per questa ragione, i capi d'istituto hanno chiesto tempi un po' più rilassati per esaminare i curricula con maggiore serenità. Per accettare l'incarico i docenti avranno pochissimo tempo: un giorno o due al massimo.

E successivamente, i presidi comunicheranno agli Uffici scolastici regionali gli incarichi assegnati e gli eventuali posti rimasti vacanti che assegneranno gli uffici in questione. Per i docenti neoassunti del 2015/2016 le operazioni slitteranno a settembre ma dovranno concludersi entro il 15.

Per la Flc Cgil il governo ha impresso "una torsione autoritaria e dirigistica che mal si concilia con un ambiente di lavoro che per sua stessa natura è basato sulla condivisione e sulla cooperazione". "Il dirigente scolastico - continua Domenico Pantaleo - potrà indicare a suo piacimento quali requisiti siano o no coerenti con il Piano triennale dell'offerta formativa, attingendo ad una lunghissima e disparata tabella allegata o anche oltre questa stessa tabella, potrà svolgere un colloquio con i docenti che avanzano domanda, potrà arbitrariamente creare le connessioni fra requisiti e persone". Ma i sindacati scalpitano. Per Lena Gissi della Cisl scuola "non si è tenuto conto di una sequenza contrattuale che avrebbe consentito di mettere a punto procedure contrassegnate da funzionalità, ma anche da oggettività, imparzialità e trasparenza.

Si tratta di requisiti indispensabili per la gestione efficace e corretta di adempimenti amministrativi di indubbia delicatezza, al punto che l'Anac (l'Autorità nazionale anti corruzione) nelle sue linee guida su trasparenza e anticorruzione li inserisce nell'elenco dei "processi a maggior rischio corruttivo per le istituzioni scolastiche". "Il Miur sceglie invece, con una superficialità che denota scarso rispetto per la scuola e per chi ci lavora". "Nel documento redatto da viale Trastevere - spiega Rino Di Meglio della Gilda degli insegnanti - resta invariata la pletora di indicatori individuati dai tecnici del Miur. Ciò farà scattare un'assurda caccia ai titoli che nulla ha a che vedere con la professionalità necessaria per insegnare e che è legata, invece, all'esperienza didattica maturata sul campo". Per Pino Turi della Uil scuola "ancora una volta si è voluto privilegiare lo scontro politico, piuttosto che una scelta mediata e
meditata che avrebbe fatto bene alla scuola, di ciò il ministro ne porta tutta la responsabilità". 


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