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Buona scuola, anche i prof valuteranno i loro presidi. E i dirigenti si dividono
Polemiche per il quizzone che giudicherà l'operato dei presidi. Una dozzina le domande a cui tutti i docenti dovranno ripondere, quattro i livelli di apprezzamento. Uil E Cgil prendono le distanze, Cisl e Andis non bocciano la proposta
28/09/2016
la Repubblica
Salvo Intravaia
La macchina è appena partita ma il questionario sull’operato dei presidi all’interno della scuola fa già discutere e divide i dirigenti scolastici in pro e contro. A compilarlo saranno i docenti, che potranno esprimere il loro giudizio sul proprio capo, ed è previsto dalla Buona scuola. Non si scappa. Anche il resto di quella che viene denominata “comunità scolastica” – genitori, studenti e operatori del territorio – verrà interrogata ma solo con domande più generali sulla scuola. Non sul preside in maniera specifica. Per il momento, i risultati del quizzone peseranno relativamente poco sulla valutazione complessiva del capo d’istituto ma in futuro la loro importanza potrebbe aumentare. E determinare una fetta più cospicua di retribuzione.
Intanto, negli Uffici scolastici regionali si cerca di comporre i Nuclei di valutazione, che dovranno passare in rassegna e assegnare gli obiettivi per il prossimo triennio – il 2016/2018 – gli oltre 7mila presidi in servizio. Ma per i capi d’istituto, allo loro prima valutazione, la parte più hot di tutta la procedura è proprio il questionario sull’apprezzamento del loro operato che compileranno tutti i docenti della scuola. Il documento è super segreto perché il ministero dell’Istruzione ha voluto evitare fughe di notizie su un argomento così delicato. Ma immaginare il tenore delle domande non è difficile, visto che sull’argomento la stessa legge 107 si dilunga abbastanza. Il giudizio che gli insegnanti attribuiranno ai loro presidi è condensato in una dozzina di domande in cui è previsto una valutazione su quattro livelli di apprezzamento.
Prendendo spunto dal comma 93 della legge 107, che delinea le aree di valutazione dei capi d’istituto, ecco alcune delle domande cui dovranno rispondere i docenti: Qual è il clima in cui si lavora in questa scuola? Il dirigente scolastico valorizza il lavoro degli insegnanti? Le sembra efficace e trasparente il modo in cui il preside dirige la scuola? L’esito del questionario peserà sull’intero processo di valutazione per il 10 per cento. Le competenze gestionali e organizzative avranno un peso pari al 60 per cento e la capacità del preside di valorizzare il personale della scuola conterà per il 30 per cento. Alla fine di ogni anno, in base ai progressi misurati dai Nuclei in relazione agli obiettivi declinati dal Miur e dagli Uffici scolastici regionali per ogni singolo dirigente, il direttore regionale assegnerà un giudizio ad ogni preside.
Quattro i livelli previsti dal processo: Pieno raggiungimento degli obiettivi, Avanzato raggiungimento degli obiettivi, Buon raggiungimento degli obiettivi e Mancato raggiungimento degli obiettivi. Coloro che incappassero in quest’ultima bocciatura rischiano di finire la propria carriera in ufficio o di essere licenziati, se la bocciatura si ripetesse. In ballo la retribuzione di risultato, legata al giudizio finale, pari a circa il 5 per cento dell’intero stipendio annuo: circa 3mila euro.
Ma la categoria appare abbastanza divisa. I sindacati confederali, che tesserano circa metà dei capi d’istituto, sono piuttosto critici. “Siamo contrari su tutta la valutazione non solo sul questionario”, tuona Pino Turi, della Uil scuola. “Troppa burocrazia che cozza con la scuola dell'autonomia. Una valutazione eterodiretta che dovrebbe essere ricondotta all'interno della scuola. In questo modo si valuta il burocrate non il dirigente scolastico. E’ un'idea di dirigenza che non è la nostra”, spiega. Anche la Flc Cgil boccia la valutazione tout court. E sul quizzone dice: “L’apprezzamento del dirigente scolastico, effettuato con un questionario somministrato solamente ai docenti, appare – dice Domenico Pantaleo – del tutto parziale e incongruo per il peso attribuito nella valutazione, rispetto a quanto previsto dalla legge 107. Il 4 ottobre chiederemo al ministro un netto cambio di direzione sulla valutazione dei dirigenti scolastici”.
La Cisl scuola “non è contraria alla valutazione dei dirigenti in sé”, spiega Lena Gissi. Ma “quello che si sta verificando sulla scelta degli obiettivi da parte degli uffici scolastici regionali ci lascia perplessi”. L’Associazione nazionale presidi promuove la procedura. Dello stesso avviso è l’Andis. “Se uno è bravo – dice Paolino Marotta – non ha motivo di avere paura della valutazione e delle risposte del questionario che verrà somministrato a docenti,
Intanto, negli Uffici scolastici regionali si cerca di comporre i Nuclei di valutazione, che dovranno passare in rassegna e assegnare gli obiettivi per il prossimo triennio – il 2016/2018 – gli oltre 7mila presidi in servizio. Ma per i capi d’istituto, allo loro prima valutazione, la parte più hot di tutta la procedura è proprio il questionario sull’apprezzamento del loro operato che compileranno tutti i docenti della scuola. Il documento è super segreto perché il ministero dell’Istruzione ha voluto evitare fughe di notizie su un argomento così delicato. Ma immaginare il tenore delle domande non è difficile, visto che sull’argomento la stessa legge 107 si dilunga abbastanza. Il giudizio che gli insegnanti attribuiranno ai loro presidi è condensato in una dozzina di domande in cui è previsto una valutazione su quattro livelli di apprezzamento.
Prendendo spunto dal comma 93 della legge 107, che delinea le aree di valutazione dei capi d’istituto, ecco alcune delle domande cui dovranno rispondere i docenti: Qual è il clima in cui si lavora in questa scuola? Il dirigente scolastico valorizza il lavoro degli insegnanti? Le sembra efficace e trasparente il modo in cui il preside dirige la scuola? L’esito del questionario peserà sull’intero processo di valutazione per il 10 per cento. Le competenze gestionali e organizzative avranno un peso pari al 60 per cento e la capacità del preside di valorizzare il personale della scuola conterà per il 30 per cento. Alla fine di ogni anno, in base ai progressi misurati dai Nuclei in relazione agli obiettivi declinati dal Miur e dagli Uffici scolastici regionali per ogni singolo dirigente, il direttore regionale assegnerà un giudizio ad ogni preside.
Quattro i livelli previsti dal processo: Pieno raggiungimento degli obiettivi, Avanzato raggiungimento degli obiettivi, Buon raggiungimento degli obiettivi e Mancato raggiungimento degli obiettivi. Coloro che incappassero in quest’ultima bocciatura rischiano di finire la propria carriera in ufficio o di essere licenziati, se la bocciatura si ripetesse. In ballo la retribuzione di risultato, legata al giudizio finale, pari a circa il 5 per cento dell’intero stipendio annuo: circa 3mila euro.
Ma la categoria appare abbastanza divisa. I sindacati confederali, che tesserano circa metà dei capi d’istituto, sono piuttosto critici. “Siamo contrari su tutta la valutazione non solo sul questionario”, tuona Pino Turi, della Uil scuola. “Troppa burocrazia che cozza con la scuola dell'autonomia. Una valutazione eterodiretta che dovrebbe essere ricondotta all'interno della scuola. In questo modo si valuta il burocrate non il dirigente scolastico. E’ un'idea di dirigenza che non è la nostra”, spiega. Anche la Flc Cgil boccia la valutazione tout court. E sul quizzone dice: “L’apprezzamento del dirigente scolastico, effettuato con un questionario somministrato solamente ai docenti, appare – dice Domenico Pantaleo – del tutto parziale e incongruo per il peso attribuito nella valutazione, rispetto a quanto previsto dalla legge 107. Il 4 ottobre chiederemo al ministro un netto cambio di direzione sulla valutazione dei dirigenti scolastici”.
La Cisl scuola “non è contraria alla valutazione dei dirigenti in sé”, spiega Lena Gissi. Ma “quello che si sta verificando sulla scelta degli obiettivi da parte degli uffici scolastici regionali ci lascia perplessi”. L’Associazione nazionale presidi promuove la procedura. Dello stesso avviso è l’Andis. “Se uno è bravo – dice Paolino Marotta – non ha motivo di avere paura della valutazione e delle risposte del questionario che verrà somministrato a docenti,