Bruxelles dichiara guerra al deficit di competenze
Entro il 2020 l'Ue vuole che 70 milioni di cittadini raggiungano le conoscenze minime in lettura, scrittura, calcolo e informatica: "Solo così si può ridurre la distanza tra domanda e offerta di lavoro" dice il commissario Marianne Thyssen. Gli Stati potranno ricorrere anche ai 27 miliardi del Fondo sociale europeo
Rosaria Amato
BRUXELLES - Una "Skills Guarantee" per permettere a 70 milioni di europei di raggiungere le competenze minime in materia di lettura e scrittura e in materia di calcolo, unite alle conoscenze informatiche di base. Il progetto verrà lanciato in questi giorni dalla Commissione europea: "Ci aspettiamo poi che ogni Paese trovi un proprio modo di svilupparlo, anche attraverso l'utilizzo del Fondo Sociale Europeo che per queste specifiche tematiche mette a disposizione degli Stati membri 27 miliardi di euro entro il 2020 - spiega il commissario al Lavoro e agli Affari Sociali Marianne Thyssen - Inoltre per questi obiettivi sono utilizzabili anche i fondi dell'Erasmus Plus".
E' quello che in particolare sta accadendo in Italia, dove è stato avviato un progetto che coinvolge in prima persona il ministero del Lavoro e quello dell'Istruzione, con l'obiettivo di capire quali siano le cause del mismatch, ovvero delle difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro in Italia. Difficoltà che riguardano i laureati ma anche i diplomati, compreso chi sceglie un percorso di formazione professionale. Il progetto utilizza la metodologia Ocse ed è finanziato al momento con 200.000 euro stanziati dal fondo Erasmus Plus. In seguito, spiegano alla commissione Affari Sociali, si deciderà se andare avanti e con quali fondi, è probabile che si decida di lanciare una serie di progetti che verranno finanziati con i fondi strutturali Ue.
L'Italia del resto sarà in prima fila anche nella "Skills Guarantee": se infatti la media europea di competenze insufficienti in materia letteraria è al 20%, per l'Italia la quota sale al 28%. Nel campo del "calcolo funzionale" la media Ue di "insufficienze" è al 24%, ma quella italiana è pari al 32%. Ancora peggio sul fronte delle competenza digitali di base: in Europa il 41% di adulti ne è privo, ma in Italia il dato sale al 57%.
Il problema si traduce anche in una maggiore difficoltà tra offerta e domanda di lavoro. "Il 40% delle imprese Ue dichiara di avere difficoltà a trovare lavoratori con le giuste competenze", dice il commissario Thyssen. Il che non significa che i 70 milioni di europei con competenze inferiori al minimo richiesto siano disoccupati: semmai si rischia che diventino cittadini di serie B, perché sapere interpretare un testo, avere conoscenze digitali di base significa in primo luogo essere un cittadino consapevole a tutti gli effetti, un cittadino del ventunesimo secolo, spiega una fonte della Commissione.
Il progetto prenderà forma in modo completo all'inizio del prossimo anno. Da parte della Commissione ci saranno delle raccomandazioni e il supporto operativo. L'intento dichiarato è anche quello di coinvolgere i migranti: "Stiamo cercando di capire che tipo di competenze hanno, essere in grado di conoscerle e di documentarle è il primo passo per inserirli nel mondo del lavoro, è questa la vera integrazione", dice il commissario Thyssen, sgomberando il campo dalle voci circolate negli ultimi tempi per cui i rifugiati arrivanti nelle ultime settimane sarebbero tutti estremamenti qualificati o assai poco qualificati: "Dobbiamo ancora fare una seria valutazione".
La "Skills Guarantee" si pone essenzialmente tre obiettivi: migliorare la preparazione delle persone con competenze insufficienti, rendere le competenze visibili e confrontabili anche quando ci si sposta da un Paese all'altro, e renderle utili ai fini
lavorativi, anche attraverso un miglioramento dell'"European qualifications framework", lo schema avviato dalla Ue tra il 2007 e il 2008 per rendere confrontabili tra di loro i titoli di studio e le competenze acquisite nei vari Paesi europei.