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BresciaOggi: Sedicenni apprendisti? La scuola non ci sta

L'opinione diffusa: l'ultimo anno diventerebbe solo lavoro senza occhio alla formazione «Un'idea totalmente contraria a quanto fatto finora per allargare l'istruzione di base»

29/01/2010
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Bresciaoggi

Sedicenni apprendisti, la scuola non ci sta

ISTRUZIONE, LA RIDUZIONE DELL'OBBLIGO. Dibattito aperto anche a Brescia: ma l'idea di sostituire la fase finale del periodo di studio non convince presidi e insegnanti
Brescia. Presidi, professori, sindacati della scuola fanno muro contro l'idea che si vada a lavorare a 15 anni senza violare l'obbligo scolastico. Togliere un anno all'istruzione, e per di più con un emendamento al disegno di legge lavoro collegato alla Finanziaria, è quanto di più «incomprensibile» si possa immaginare. Idea tanto strana da indurre persino il sospetto che serva a recuperare il denaro che si perde avviando la riforma delle superiori (e i tagli) dalle prime e non dal primo biennio. Ci sarà l'abbandono scolastico – dicono gli insegnanti bresciani -, sarà indiscutibile il valore formativo del lavoro, ma la soluzione del ministro Maurizio Sacconi rischia di lasciare ragazzi inesperti e troppo giovani in balia di imprese che non hanno alcun interesse alla formazione dei giovani. L'unica voce favorevole, per dovere di cronaca, è di Leonardo Napoli, docente di italiano e storia all'Alberghiero. «Forse il ministro ha capito che la scuola ha problemi con ragazzi che è inutile tenere in classe – dice – e per loro imparare un lavoro può essere interessante».
«E' UN'IDEA contraria a quanto fatto negli ultimi anni per allargare l'obbligo alla formazione di base» sottolinea al contrario Francesco Stagnoli, docente di elettronica all'Itis Castelli. Ed è «incomprensibile che salti fuori in modo così estemporaneo - aggiunge -, piuttosto si potrebbe potenziare l'alternanza scuola/lavoro, in un progetto più organico». Ancora più severo è il preside del professionale Golgi. «Una cosa è il lavoro, un'altra la scuola – taglia corto Ercole Melgari –, c'è l'obbligo di istruzione fino a 16 anni e non si può barare dicendo che è uguale all'apprendistato». Per lui l'anno che dovrebbe essere formativo diventa: «di lavoro e basta, tant'è che «la proposta Moratti dell'obbligo formativo fino a 18 anni, assolvibile anche nel lavoro con i corsi di formazione in azienda è naufragata miseramente». E ora resta che «mentre il mondo va verso l'istruzione fino a 18 anni noi scendiamo a 15 impoverendo le superiori». Il segretario provinciale Cgil-scuola Pierpaolo Begni sospetta che si tratti di un taglio mascherato. «Nel progetto di nuova scuola superiore il biennio doveva partire l'anno prossimo - dice -, invece si inizia con le prime classi e i risparmi sul secondo anno verrebbero recuperati con questa trovata. Sarebbe una meschinità». Simonetta Valle è docente dell'Ipsia Fortuny e non ha dubbi. «Sarebbe in controtendenza con l'Europa e gli Stati Uniti - osserva -, e poi le aziende hanno difficoltà a farci fare l'alternanza scuola lavoro perché i ragazzi di terza sono piccoli e incompetenti. Cosa accadrebbe con 15enni lasciati a se stessi?». La preside del Capirola di Leno Ermelina Ravelli pensa alla fatica che fa per tenere a scuola i tanti 16enni immigrati. Se passasse la proposta di Sacconi non li vedrebbe più. Non che abbia motivi di opposizione pregiudiziali, anzi «credo molto nel valore formativo del lavoro - dice - ma le grandi imprese non fanno apprendistato e non vedo artigiani in grado di formare apprendisti». Due anni di istruzione superiore «sono fondamentali al di là degli abbandoni – sottolinea il preside dello scientifico Calini Gaetano Cinque -, ridurli ci farebbe fare un passo indietro: un anno di scuola sganciato dal resto, in attesa di andare a lavorare non avrebbe nessun senso».

Mimmo Varone


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